Nei giorni scorsi la Corte costituzionale italiana ha introdotto la possibilità del doppio cognome sancendo una sorta di incostituzionalità del cognome paterno automatico. Tuttavia sono stati tanti i dubbi sollevati rispetto a una sentenza giudicata ideologica e oscura nelle sue motivazioni.
Ci si è chiesti cosa ci sia dietro questa opposizione all’idea che i figli assumano il cognome nel padre, come da sempre nella tradizione del nostro Paese.
La motivazione ideologica dietro la sentenza sembrerebbe quella di una sorta di attacco al “patriarcato”, slogan di un mondo femminista molto più vicino alle posizioni dell’ideologia gender che di quelle del buonsenso. Tuttavia i dubbi e le prospettive inquietanti rispetto a questo argomento sono a dir poco numerose. A cominciare dalla volontà di smontare in ogni modo l’unica e la saldezza dell’istituzione della famiglia.
La decisione della corte e i tanti dubbi
La Corte Costituzionale ha definito illegittime le norme che impongono di dare automaticamente ai figli il cognome del padre. Ma non ci sarà alcuna presunta svolta storica, come da subito certi politici hanno voluto fare credere. Non basterà una norma giuridica, che dovrà poi fare in seguito il parlamento, a rottamare definitivamente la figura del padre nel nostro Paese e in Occidente, sebbene sia già notevolmente in crisi da anni.
La nuova sentenza verrà depositata nelle prossime settimane e abolisce l’automatismo dell’attribuzione del cognome paterno, invitando il Parlamento a promulgare una nuova legge che dia un principio generale all’argomento. La questione del doppio cognome affonda le sue radici addirittura mezzo secolo indietro, alla fine degli anni Settanta, quando fu presentata la prima proposta di legge in merito. Nel mezzo ci sono state sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e numerosi pronunciamenti, i più vari.
Se all’epoca si parlava di famiglie che principalmente avevano la loro continuità all’interno del matrimonio, oggi le realtà sono molto diverse e variegate e quindi la questione risulta essere più sentita. Tuttavia oggi viviamo in un momento storico in cui l’ideologia si fa sentire sempre più pesante, come anche la crisi del matrimonio e la fluidità di genere dovuta a una società sempre più liquida nelle relazioni e nelle identità umane incalza sempre più.
I rischi dietro l’angolo dovuti a una sentenza ideologica
Con la diffusione poi di tecniche di fecondazione artificiale, banche del seme e utero in affitto la figura del padre, espunta dal cognome, finisce per rischiare di eclissarsi quasi completamente, aprendo il campo a una vera e propria riproduzione “in provetta” senza più alcun legame tra genitori e figli, come già preconizzato già da un secolo nei più inquietanti libri di fantascienza.
Ora bisognerà vedere se la sentenza diventerà legge. In Parlamento sono stati depositati cinque disegni di legge, che dovranno essere a breve unificati. Di fatto, restano molti dubbi sull’idea che il doppio cognome possa tutelare una astratta “dignità del figlio”, come sentenziato dalla Corte. Molto più logico dire invece che si tratta di dispute che riguardano solamente i genitori, non di certo i bambini.
Mentre in realtà coloro che parlano di un colpo al patriarcato in favore della cultura femminista non fanno i conti con il fatto che l’automatismo del cognome paterno è l’unico che chiama inequivocabilmente un uomo, che non è intenzionato a farlo, al riconoscimento pubblico e alla responsabilità sia nei confronti del figlio che della stessa madre che lo ha messo al mondo. Ci si chiede quindi se sia davvero utile ragionare in termini di ideologia, o se come al solito non finisce per fare altro che complicare terribilmente le cose.