La crisi economica che stiamo attraversando, da un po’ di anni oramai, incide inevitabilmente su molti aspetti delle nostre vite e di quelle dei nostri connazionali.
I dati dell’Istat ce lo dimostrano ad ogni indagine e dicono, tra l’altro, che stiamo vivendo anche un calo del numero dei matrimoni e un decremento delle nascite.
Solo in Italia, infatti, negli ultimi 8 anni, sono nati 100mila bambini in meno; 12mila in meno dal 2015 al 2016.
I dati Istat non perdonano e segnalano cifre allarmanti: nel 2016 l’anagrafe italiana ha registrato 473.438 bambini, mentre, solo l’anno prima, ne aveva registrato ben 12mila in più.
Il dato racconta tristemente che molte neo famiglie non hanno ancora avuto il primogenito e questo anche per mancanza di tempo, sottratto dal lavoro di entrambi i coniugi (che serve per andare avanti), e dalla conseguente mancanza di soldi per poter dignitosamente crescere un figlio.
L’Istat dice: “Questa riduzione è in parte dovuta agli effetti “strutturali” indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In particolare, sono le donne italiane ad essere sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla), dall’altro le generazioni più giovani sono sempre meno folte.”
Oggigiorno il numero di figli, per una donna italiana, decresce inesorabilmente: “Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (cioè subito dopo la Grande Guerra), ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,44 figli per le donne della generazione del 1976”.
Il numero dei primi figli (dai 283.922 del 2008 ai 227.412 del 2016, ossia -20% di primi figli e -16% dei successivi) proviene direttamente dal calo del numero dei matrimoni, dal fatto che molti rimangono a casa dei propri genitori fino a tarda età, non potendosi permettere altre abitazioni, dal ritardo con cui si trova -se si trova- un lavoro adatto al fabbisogno familiare e personale e così via. In una parola, anzi in due, ciò si riassume in “crisi economica”.
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