Qual è la vera dimora di Cristo? Di certo, questa non è rappresentata da un luogo fisico, ma sta a ognuno di noi saperlo accogliere, divenendo al tempo stesso tempio che Lo accoglie. Ogni giorno, attraverso l’Eucaristia, Gesù discende per abitare nei cuori di chi lo cerca con fede. Ma come possiamo realmente accogliere Cristo dentro di noi?
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A spiegarci l’interessante tematica della dimora di Cristo è una della Sante più influenti della modernità, Santa Teresa di Lisieux. Il suo contributo alla formazione del recente pensiero cristiano è di grande importanza e spesso le sue parole si sono trasformate in veri e propri insegnamenti per ogni fedele. La Santa ci ha insegnato, in questa occasione, che la vera dimora di Gesù non è un luogo fisico, ma l’animo umano. Questo, però, deve essere in grado di accoglierlo e di farsi egli stesso dimora, divenendo un vero e proprio tempio. La domanda sorge dunque spontanea: come possiamo realmente accogliere Cristo dentro di noi? Questo è un incontro che prevede innanzitutto un’apertura totale, una disposizione dell’uomo a fare della propria vita un tempio dove l’amore di Dio possa risiedere. Il messaggio spirituale di Santa Teresina ci porta a riflettere su quanto la presenza di Cristo nell’Eucaristia possa assumere una dimensione di intima relazione con l’anima umana.
La dimora di Cristo in ognuno di noi
Ciò su cui dobbiamo in primis riflettere, per capire quale sia la vera dimora di Gesù, è la motivazione per cui il Cristo scende ogni giorno insieme a noi. La Santa ci ricorda che il motivo per cui Egli ogni giorno scende dal cielo nell’Eucaristia non è per trovarsi in un luogo fisico ben preciso e privilegiato, come può essere il ciborio d’oro che accoglie l’ostia consacrata. Leggiamo, infatti, dal suo pensiero: “Non è per restare nel ciborio d’oro che Gesù discende ogni giorno dal cielo, ma per trovare un altro cielo che gli è infinitamente più caro del primo: il cielo dell’anima nostra, fatta a immagine sua, il tempio vivo dell’adorabile Trinità” (fonte: pensieri di Santa Teresa di Lisieux). Pur rappresentando un contenitore Sacro, il ciborio l’obiettivo finale della discesa di Gesù. La giovane Santa ci invita, con il suo messaggio, a spostare lo sguardo e l’attenzione su altro. Da una concezione esteriore della Sua presenza, dobbiamo guardare a una dimensione più intima e interiore.
Il ruolo dell’anima
Nelle parole che ci fanno da guida, leggiamo poi “tempio vivo della Trinità”. Questo è un concetto centrale e importantissimo. L’anima, dunque, si trasforma in questo tempio se è in grado di accogliere Gesù. Impariamo infatti che ogni cuore che si apre alla grazia di Dio diventa uno spazio in cui il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono presenti e operano in modo misterioso ma potente. La Trinità, quindi, non è di certo qualcosa di lontano o di separato dall’esistenza umana. Essa, anzi, è qualcosa che può essere vissuta nella sua totalità attraverso l’intimità con Dio. L’invito che ci viene rivolto, allora, è quello di riconoscere in noi stessi questa realtà. Siamo templi vivi di Dio e lo siamo nella nostra quotidianità, nelle nostre scelte, nelle nostre sofferenze, così come nelle nostre gioie. Ciò che è fondamentale è percepire e mettere in atto questo atteggiamento di apertura e accoglienza.
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