Quante volte ci domandiamo: “Perché io credo?”, o ancora: “Cosa mi spinge a pensare che, lassù, ci sia qualcuno?”.
Sono le domande sulla fede che, spesso, ci poniamo. Quesiti a cui sembra non esserci risposta perché “sono cose naturali” o, comunque presenti nell’uomo sin dai tempi più antichi. Ma perché, nonostante sia così, non tutti credono?
Che cos’è la fede? Questa è una domanda che, almeno una volta nella vita, ognuno di noi si è posto. La definizione canonica è quella di “l’adesione a un messaggio o un annuncio fondata sull’accettazione di una realtà invisibile […] La fede consiste pertanto nel ritenere possibile quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente”.
Un qualcosa che hanno tutti, quindi, sin dai tempi più antichi. Sentire la presenza di un’entità superiore che ci guida, alla quale ci rivolgiamo quando siamo in difficoltà, e che preghiamo anche ogni giorno. Tutti hanno fede, che sia in Dio o in una qualsiasi altra entità.
La fede in Dio: credere in Lui, percepire la sua presenza, sapere che lui ci ascolta ogni volta che lo invochiamo. Ma perché, se così è, non tutti hanno fede? Partiamo dal presupposto che la fede non è un oggetto “che lo si prende, lo si usa e poi lo si ripone” a seconda della nostra comodità. La fede è un qualcosa che va alimentata ogni giorno, pazientemente, come un piccolo seme che deve esse curato per poter dare poi, un giorno, il frutto.
Credere non è una fortuna occasionale. È uno dei più importanti doni che Dio ha fatto a ciascuno di noi, indistintamente. Solo che non tutti l’hanno accolto alla stessa maniera: c’è chi non l’ha accolto perché, forse, s’aspettava un risultato veloce ed immediato nell’ottenimento di qualcosa; c’è chi si aspettava o voleva risposte subito.
Ma c’è, invece, chi ha preso questo piccolo seme, il giorno del Battesimo, e lo ha alimentato piano piano, fino a quando la piantina ha cominciato a dare i suoi primi germogli e, poi, i suoi frutti.
Dobbiamo immaginare anche la fede come “una vera e propria relazione a tu per tu con Dio”. Credere in lui significa farlo ogni giorno, non a seconda della nostra volontà, necessità o libertà. Di certo, Dio non costringe nessuno a credere in lui, specie se controvoglia, non obbligherà a ricevere il dono del Suo Amore.
Certo è davvero brutto rifiutare un’amicizia così bella, forte, che durerà sempre, anche dopo la morte. Ma Gesù l’ha detto dall’inizio: “Se vuoi, vieni e seguimi”, non ha mai detto: “Sei obbligato a seguirmi”. Lui vuole esser scelto liberamente, perché non è un Dio d’imposizione, di regole ferree, ma un Dio d’amore e di Misericordia.
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A differenza dell’uomo, Dio è disposto in qualunque momento ad accoglierci, a stringere amicizia con noi, a proporci e a riproporci in continuazione, il suo messaggio d’amore, senza mai stancarsi. Vuoi o non vuoi, ognuno di noi cercherà e si rifugerà in Dio almeno in un momento della sua vita, anche colui che sembra più lontano.
Non possiamo fare a meno di Lui, della sua fede e del credere in Lui. Perché: che cosa ne sarebbe della nostra vita? Sarebbe senza fondamenta.
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ROSALIA GIGLIANO
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