Con la parabola dei talenti Gesù vorrebbe insegnarci quanto è importante mettere a disposizione i nostri doni, nella gioia del servizio a Dio e al prossimo.
Dice il Signore: Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi. (Ger 29,11.12.14)
La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.
Dal libro dei Proverbi
Pr 31,10-13.19-20.30-31
Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.
Parola di Dio
R. Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. R.
Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! R.
Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
1Ts 5,1-6
Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
Parola di Dio
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
Parola del Signore.
Il Vangelo di oggi è uno dei più emblematici, e la Parabola che vi è contenuta, una delle più famose e significative. In questa parabola colpisce il comportamento del servo a cui è stato dato un solo talento: Dio a quest’uomo ha dato poco perché sapeva che, in base alle sue possibilità, avrebbe forse potuto rendere meno di altri.
Gli ha dato una responsabilità minori rispetto a coloro a cui ha affidato più talenti. Questi sono stati fedeli a Dio, perché con gratitudine hanno investito i doni che avevano, sapendo che Dio glieli avesse affidati per amministrarli bene, per il suo Regno, che Dio ora gli affida.
Questo non succede per il servo a cui Dio aveva dato un solo talento. Questo servo non si preoccupa di investire il talento, cioè di darsi da fare in modo che, col suo lavoro e impegno, quello che di buono Dio gli aveva dato frutti qualcosa.
Non pensa che quel dono va onorato, sia nei confronti di chi glielo ha dato, ma anche per responsabilità e gioia personale. Addirittura dice a Dio di aver paura della sua severità, che gli avrebbe richiesto indietro quello che gli aveva dato. Questa paura è piuttosto dettata dal fatto che lui sa in coscienza che non ha fatto nulla per Dio e per gli altri, e vuole raggirare Dio con questo “ricatto”.
Non lasciamo accadere ciò quando Dio ci dà delle capacità, delle ricchezze spirituali: questi sono i talenti che noi siamo tenuti ad amministrare. Non solo per noi, non soltanto per piacere a Dio, ma anche per gli altri, a cui potremmo essere di beneficio con i nostri doni.
Ogni volta che ci rifiutiamo, per pigrizia o timore di perdere qualcosa di noi, siamo come quel “servo malvagio e pigro”, che non aveva colto nel darsi da fare e mettersi a disposizione la gioia della vita. Gioia che nasce proprio dal mettere a frutto per gli altri le proprie capacità, vedendo così aumentare quelle ricchezze che Dio gli ha donato, per il bene di tutti.
Ecco che gli altri sono i nostri banchieri. L’invito di Gesù è quindi questo: qualsiasi cosa sappiamo e possiamo fare, non consideriamola un possesso da custodire gelosamente. Anche se abbiamo poco, quel poco mettiamolo a disposizione. Se abbiamo molto, invece, è forse più semplice far fruttare i nostri doni: ma Dio non fa nulla a caso.
Dà molto a chi ha il buon cuore di saper dare molto, e poco a chi non riuscirebbe comunque a dare molto. Stupiamo in questo il Signore, cosicché non revochi quel poco che di ha dato, ma diamo molto, anche “più” di quello che possiamo, consapevoli che nel servizio agli altri c’è una gioia che non può dare l’egoismo che porta all’inattività o la paura di spendersi.
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