LA GRANDE PROMESSA DEL CUORE DI GESÙ
DOMANDA ANGOSCIOSA
L’esperienza insegna che non v’è persona che cerchi di vivere in conformità della sua fede, la quale non si fermi angustiata davanti a questa domanda:
Mi salverò o mi dannerò?
Turbini di pensieri le passano allora per la mente conturbata ad accrescere la sua apprensione: la conoscenza della sua debolezza, la propria incostanza, l’assalto furibondo delle passioni, le suggestioni del male, le mille insidie di cui è circondata, l’ambiente malsano in cui deve vivere: discorsi provocanti, derisioni, schemi, insulti, scandali, cattivi esempi, tutto coopera a farle nascere un senso di grande sfiducia fino a gettarla nel più profondo avvilimento.
Ecco allora venirle incontro l’infinita misericordia del Cuore di Gesù che le sussurra: «La Grande Promessa che vengo a suggerirti farà svanire i tuoi timori e ti ridonerà pace e serenità. Pensa che metto a tua disposizione l’Onnipotenza del mio Amore per mettere al sicuro la sua salvezza. Fidati di me che ho impegnato la mia parola; fidati di me che ti amo infinitamente e null’altro desidero che di vederti un giorno entrare in Cielo a godere la felicità eterna. Incomincia subito a fare le Nove Comunioni dei Primi Venerdì del mese.
Non devi pensare però alla tua personale salvezza soltanto, ma sii sollecito pure della salvezza degli altri. Proponi di diventare zelatore di questa devozione consigliando altri a fare i Primi Venerdì. Ricordati: «Chi salva un’anima assicura la salvezza della sua». Su dunque, mettiti all’opera diffondendo largamente questo opuscolo tra i tuoi parenti, amici e conoscenti. Il denaro che spenderai in questa maniera ti frutterà il cento per uno per il Cielo, e nello stesso tempo ti servirà a riparare il denaro speso malamente nella tua vita passata.
Chi si salva?
Si salva chi fa una buona morte, cioè chi muore in grazia di Dio. Chi al contrario muore in peccato mortale si perde per sempre e sarà condannato alle pene eterne dell’inferno.
Possiamo noi sapere con certezza quale sarà la nostra morte, se buona o cattiva?
No, non possiamo saperlo con certezza assoluta, perciò questa incertezza su un punto di così capitale importanza deve tenerci in una salutare trepidazione riguardo alla nostra salvezza eterna e spingerci a vivere bene, per sperare di morire bene.
Però dinnanzi a questa angosciosa incertezza possiamo aprire il cuore alla più consolante speranza, anzi alla certezza morale di assicurarci il Paradiso mediante una buona morte: ed è l’ineffabile bontà del Cuore misericordioso di Gesù che ci ha voluto concedere questo supremo conforto mediante la Grande Promessa.
Impegniamoci quindi a fare fedelmente i Nove Primi Venerdì secondo le intenzioni del Cuore di Gesù. Non facciamo i pigri dicendo che è possibile salvarsi l’anima anche senza questa pia pratica. San Gregorio Magno ci ammonisce che «quando si tratta di una eternità, le precauzioni non sono mai troppe!».
LE PROMESSE DEL CUORE DI GESÙ
Gesù fece molte promesse a S. Margherita Maria Alacoque. Quante sono? Come sono molti i colori e i suoni, ma tutti riconducibili ai sette colori dell’iride e alle sette note musicali, così, come si rileva dagli scritti della Santa, sono molte le promesse del Sacro Cuore, ma esse si possono ridurre alle dodici, che si riportano abitualmente:
1 – Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato;
2 – Io metterà e conserverò la pace nelle loro famiglie;
3 – Io li consolerà in tutte le loro afflizioni;
4 – Io sarò il loro rifugio in vita e specialmente in punto di morte;
5 – Io spargerà le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese;
6 – I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia;
7 – Le anime tiepide diventeranno fervorose;
8 – Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente a grande perfezione;
9 – Io benedirò perfino le case dove l’immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e venerata;
10- Ai Sacerdoti darò la grazia di commuovere i cuori più induriti;
11 – Le persone che propagheranno questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non sarà mai cancellato;
12 – La così detta «Grande Promessa» di cui ora parleremo.
Queste promesse sono autentiche?
Le rivelazioni in genere e le promesse in particolare fatte a 5. Margherita sono state esaminate meticolosamente e, dopo severa deliberazione, approvate dalla Sacra Congregazione dei Riti, il cui giudizio fu poi confermato dal Sommo Pontefice Leone XII nel 1827. Leone XIII, nella sua Lettera Apostolica del 28 giugno 1889 ha esortato a rispondere agli inviti del Sacro Cuore in vista delle «ammirabili ricompense promesse».
Che cosa è la «Grande Promessa»?
È l’ultima delle dodici promesse, ma la più importante e straordinaria, perché con essa il Cuore di Gesù assicura l’importantissima grazia della «morte in grazia di Dio», quindi la salvezza eterna a chi farà in suo onore la Comunione nel Primo Venerdì di nove mesi consecutivi. Ecco le precise parole della Grande Promessa:
«IO TI PROMETTO, NELL’ECCESSO DELLA MISERICORDIA DEL MIO CUORE, CHE IL MIO AMORE ONNIPOTENTE CONCEDERÀ LA GRAZIA DELLA PENITENZA FINALE A TUTTI COLORO CHE SI COMUNICHERANNO IL PRIMO VENERDÌ DEL MESE PER NOVE MESI DI SEGUITO. ESSI NON MORRANNO NELLA MIA DISGRAZIA. NE’ SENZA AVER RICEVUTO I SANTI SACRAMENTI, E IN QUEGLI ULTIMI MOMENTI IL MIO CUORE SARÀ LORO UN SICURO ASILO».
Autencità della Grande Promessa
Oltre a quanto si è detto circa l’autenticità delle promesse del Sacro Cuore, dobbiamo aggiungere che per la Grande Promessa abbiamo la massima certezza che umanamente si possa desiderare. Infatti essa, molto più delle altre undici, fu vagliata, accertata e studiata scrupolosamente dalla Chiesa. Come potevano, infatti, se non avessero avuta la certezza assoluta, le Sacre Congregazioni competenti approvare la pia pratica dei Nove Primi Venerdì, tanto sconcertante da annullare finanche una loro decisione (naturalmente non infallibile) del 1753, la quale condannava tutte le pratiche o devozioni alle quali era legata la promessa della perseveranza o della conversione finale? Ai Difensori della Fede, anche se si fossero dimenticati di quella condanna, non poteva certamente sfuggire loro che una pratica così ardita sembrava presentarsi in aperto contrasto con l’assai noto canone del Concilio Tridentino, che dichiara di fede definita il fatto che nessuno può essere certo della propria salvezza con una certezza assoluta e infallibile «senza una speciale rivelazione». Orbene la Grande Promessa non annunciava appùnto a chiare note di essere la «speciale rivelazione»?
Certo si è che la pia pratica, insieme col «Mese del Sacro Cuore», riceve una solenne approvazione e un valido incoraggiamento da una Lettera che il Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti scrisse per volere del Papa Leone XIII il 21luglio 1899.
Da quel giorno gli incoraggiamenti dei Sommi Pontefici per la pia pratica dei Primi Venerdì non si contano più. Basti ricordare che il Papa Benedetto XV volle dare egli stesso la più bella e autorevole testimonianza sull’autenticità della Grande Promessa riportandone testualmente le parole nella Bolla Apostolica con la quale Margherita Maria Alacoque veniva dichiarata Santa: Gesù Nostro Signore si degnò poi anche di rivolgere alla Sua fedele sposa queste testuali parole:
IO TI PROMETTO NELL’ECCESSO DELLA MISERICORDIA… ecc. (Acta Ap. Sedis 2 novembre 1920 – vol. XII – pag. 503).
Chi non comprende la grande importanza dell’introduzione della Grande Promessa in un documento ditale valore? Non è questa la prova più valida dell’autenticità di tale Promessa? Non sarebbe temerario chi volesse dubitarne? Difatti la Chiesa, con tutta quella diligenza che suole usare quando si tratta d’innalzare all’onore degli altari i Santi, ha fatto, come abbiamo accennato, uno scrupoloso e minuzioso esame di tutti gli scritti di Santa Margherita, e non solo non vi ha trovato nulla da riprovare, ma li ha pienamente confermati colla sua autorità permettendone la divulgazione in mezzo ai fedeli.
Per noi il giudizio della Chiesa, Maestra infallibile di verità, è più che sufficente perché ne possiamo parlare liberamente colla più profonda convinzione dell’animo nostro.
Intorno alla Grande Promessa, di cui non possiamo affatto dubitare, quello che più è strano non è il fatto che attorno ad essa ci fu per molto tempo la congiura del silenzio, di modo che rimase nascosta e ignorata dal popolo cristiano fino al 1869, quando il Padre Franciosi S.J. cominciò a farla conoscere. Perché questo lungo silenzio? Forse si temeva che teologicamente non si poteva sostenere, oppure che i fedeli ne avessero ad abusare. Ma si potè constatare che questi timori erano infondati, poiché i fedeli escono da questa pratica sempre più fevorosi nel bene, mentre i più dotti Teologi hanno dimostrato con argomenti solidissimi che la Grande Promessa è pienamente conforme alla dottrina della Chiesa, la quale c’indica nel Cuore di Gesù l’oceano infinito della Divina Misericordia.
ANALISI DELLA GRANDE PROMESSA
Considerando le parole della Grande Promessa, si possono distinguere tre parti: a) il preambolo; b) la promessa; c) la condizione.
a) Il preambolo.
Il preambolo o introduzione comprende queste parole: «Io ti prometto nell’eccesso della misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente…». Incominciando colle solenni parole «Io ti prometto», Gesù vuole farci comprendere che trattandosi di una grazia così straordinaria, Egli intende impegnare la sua parola divina, sulla quale possiamo fare il più sicuro affidamento, come ci dice in Mt. 24,35: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Aggiungè poi «nell’eccesso della misericordia del mio Cuore», affinché riflettiamo che qui si tratta non di una promessa ordinaria, ma di una promessa così straordinariamente grande, che poteva venire soltanto da un «eccesso di misericordia veramente infinita», quasi volerci dire: «Anime redente dal mio Sangue, è così straordinaria la promessa che vi faccio da esaurire quasi con essa i tesori della mia Misericordia. Sta ora a voi volerne approfittare».
Per renderci poi assolutamente sicuri che saprà mantenere ad ogni costo quanto promette, Gesù dice che questa grazia la concederà «l’amore onnipotente del suo Cuore», quell’amore cioè che tutto può a favore di chi confida in Lui. E questo significa che tutte le arti del demonio per strappargli quell’anima, saranno da Lui trionfalmente sventate, perché disposto a fare un miracolo — se sarà necessario — affinché chi ha fatto bene i Nove Primi Venerdì abbia ad essere salvo.
b) La Promessa.
Che cosa promette Gesù?
Gesù promette la coincidenza dell’ultimo istante della vita con lo stato di grazia per cui si è eternamente salvi in Paradiso. Egli spiega la sua promessa con le parole: «essi non morranno in mia disgrazia, né senza aver ricevuto i Santi Sacramenti, e in quegli ultimi momenti il mio Cuore sarà loro un asilo sicuro».
Le parole «né senza aver ricevuto i santi Sacramenti» sono forse una sicurezza contro la morte improvvisa? Cioè chi avrà fatto bene i nove primi venerdì sarà certo di non morire senza prima confessarsi, aver ricevuto il santo Viatico e l’Unione degli infermi?
Importanti Teologi, commendatori della Grande Promessa, rispondono che questo non è promesso in forma assoluta, poiché:
1) chi, al momento della morte, si trova già in grazia di Dio, di per sè non ha bisogno dei Sacramenti per salvarsi eternamente;
2) chi, invece, negli ultimi momenti della vita, si trova in peccato mortale, costui ordinariamente, per rimettersi in grazia di Dio, ha bisogno almeno del Sacramento della Confessione. Però: a) in caso d’impossibililà a confessarsi; oppure in caso di morte improvvisa, prima che l’anima si separi dal corpo, Dio può supplire alla recezione dei Sacramenti con grazie interiori e ispirazioni che inducano il moribondo a fare un atto di dolore perfetto, in modo da ottenere il perdono dei peccatti commessi, riavere la grazia santificante e così salvarsi eternamente. Questo, ben inteso, in caso eccezionale, quando cioè, per cause indipendenti dalla sua volontà, il moribondo non potesse ricevere i Sacramenti. Quello, invece, che il Sacro Cuore promette in modo assoluto e senza restrizioni è che nessuno di coloro che hanno fatto bene i Nove Primi Venerdì morrà in peccato mortale, concedendogli: a) se egli è giusto, la perseveranza finale nello stato di grazia; b) se è peccatore, il perdono di ogni peccato mortale, sia per mezzo della Confessione, sia per mezzo della contrizione o dolore perfetto.
Tanto basta perché il Paradiso si possa dire veramente assicurato, perché — senza eccezione alcuna — il suo amabile Cuore servirà per tutti di «asilo sicuro in quell’ora estrema».
(Per capire bene il significato di «asilo» bisogna riporiarsi indietro nella storia. Nell’antichità i templi, gli altari degli dei, le tombe degli eroi erano luoghi inviolabili e i colpevoli che vi si rifugiavano non potevano essere arrestati. Nel medioevo godevano di tale privilegio, chiamato «diritto d’asilo», le chiese, i cimiteri, i conventi. Quindi asilo significa « ricovero sicuro e inviolabile». Perciò per coloro che avranno fatto bene i Nove Primi Venerdì, il Cuore di Gesù sarà nell’ora estrema della morte, il loro rifugio sicuro e inviolabile da parte del demonio).
Pertanto nell’ora dell’agonia, ora da cui dipende l’eternità, possono insorgere e scatenarsì anche tutti i demoni dell’inferno, ma non riusciranno a prevalere contro di chi ha fatto colle dovute disposizioni i Nove Primi Venerdì richiesti da Gesù, perché il suo Cuore gli sarà rifugio sicuro. La sua morte in grazia di Dio e la sua eterna salvezza saranno un consolante trionfo dell’eccesso di misericordia infinita e dell’onnipotenza di amore di questo Cuore Divino.
«Con quanto amore — scrive il Padre Certosino G.B. Simoni, autore del noto libro «Manete in dilectione mea» — si deve meditare questa straordinaria e specialissima promessa del Cuore di Gesù; con quanta semplicità si deve credere, perché prestare fede ad essa è rendere omaggio all’Amore Infinito che la dettò, perché fosse una rivelazione efficace del Cuore di Dìo.
Meditate come il Signore, nella sua Sapienza, ne ha pesato i termini, e pensate come saprà mantenerla Egli che, promettendo, ha impegnato il suo onore, l’onore di un Dio».
A chi ha promesso Gesù la grazia della penitenza finale?
Chi fa una promessa ha diritto di mettervi le condizioni che crede, e Gesù nel fare la Grande Promessa si contentò di mettervi soltanto questa condizione: fare la Comunione nei primi venerdì di nove mesi consecutivi.
A chi sembrasse quasi impossibile che con un mezzo così facile si possa ottenere una grazia così grande, qual è quella della buona morte e della conseguente salvezza eterna in Paradiso, deve tener conto che tra questo mezzo così facile e una grazia così grande si frappongono una Misericordia In finita e un Amore Onnipotente. Chi può mettere limiti all’infinita Bontà e Misericordia del Cuore di Gesù e restringere l’entrata in Cielo? Gesù è il Re Universale del Cielo e della terra. Spetta a Lui solo di conseguenza fissare agli uomini le condizioni per la conquista del suo Regno: il Paradiso.
c) La condizione
Come dev’essere compiuta la condizione posta da Gesù riguardo alla Grande Promessa?
Questa condizione dev’essere compiuta fedelmente e quindi:
1) Le Comunioni devono essere nove e chi non le avesse fatte tutte e nove non ha diritto alla Grande Promessa;
2) Le Comunioni devono essere fatte nei primi venerdì dei mese. Perciò bisogna fare attenzione che queste nove Comunioni devono essere fatte assolutamente in nove venerdì del mese e non ci darebbero diritto alla Grande Promessa se venissero fatte in un altro giorno della settimana che non fosse il primo venerdì. Nemmeno il confessore può commutare il giorno, perché la Chiesa non ha concesso a nessuno questa facoltà. Neppure gli ammalati possono essere dispensati dall’osservare questa condizione.
3) Per nove mesi consecutivi
È questa la terza condizione e vuoi dire che le nove Comunioni devono farsi il primo venerdì di nove mesi consecutivi senza interruzione. Chi dopo aver fatto cinque, sei, otto Comunioni, la tralasciasse poi un mese, anche involontariamente perché impedito o perché si è dimenticato, costui non avrebbe fatto per questo alcuna mancanza, ma sarebbe obbligato a ricominciare la sua pratica daccapo e le Comunioni già fatte, sebbene tante e meritorie, non potrebbero essere computate nel numero.
La pratica si può cominciare in quel periodo dell’anno che torna più comodo, importante è non interromperla.
4) Con quali disposizioni devono essere fatte le nove Comunioni?
Le nove Comunioni devono essere fatte in grazia di Dio, colla volontà di perseverare nel bene e colla risoluzione di vivere da buon cristiano. Non si richiede un fervore speciale che non sarebbe alla portata di tutti.
a) È chiaro che se uno facesse la Comunione sapendo di essere in peccato mortale, non solo non si assicurerebbe il Paradiso, ma abusando in modo così indegno della misericordia divina, si renderebbe meritevole di grandi castighi perché, invece di onorare il Cuore di Gesù, l’oltraggerebbe orribilmente commettendo un peccato gravissimo di sacrilegio.
b) Chi facesse queste Comunioni per potersi poi abbandonare liberamente ad una vita di peccati, dimostrerebbe con questa perversa intenzione di essere attaccato al peccato e quindi le sue Comunioni sarebbero tutte sacrileghe e non potrebbe certo pretendere di essersi assicurato il Paradiso. Infatti la Comunione, fatta con il peccato mortale, non solo non è valida per conseguire la Grande Promessa, ma è un orribile sacrilegio per il quale Gesù disse a Santa Brigida che «non esiste sulla terra supplizio che basti a punirlo!».
c) Altra grave stortura da evitare è quella di andare a Messa il 10 Venerdì del mese e trascurarla la domenica, perché omettendo volontariamente la Messa domenicale o festiva si commette peccato grave. Chi invece avesse iniziato con sincere e buone disposizioni la santa pratica e per debolezza venisse a cadere in peccato, purché si penta di vero cuore, riacquisti la grazia con la Confessione sacramentale e continui senza interruzione le nove Comunioni, costui conseguirà la Grande Promessa.
Resta perciò bene inteso che se uno si dispone a fare i nove Primi Venerdì deve essere ben deciso di lasciare il peccato e vivere da buon cristiano. Guai a chi credesse di potersi cullare tra il sevizio di Dio e il servizio del demonio poiché Gesù (Mt 6:24) ha detto che nessuno può sevire a due padroni.
5) Quale intenzione bisogna avere nel fare le nove Comunioni?
Nel fare le nuove Comunioni bisogna avere l’intenzione di farle secondo l’intenzione del Cuore di Gesù per ottenere il frutto della Grande Promessa, cioè la grazia della buona morte mediante la perseveranza o la penitenza finale. Questo è molto importante perché, senza questa intenzione, fatta almeno nell’incominciare l’esercizio dei Primi Venerdì, non si potrebbe dire di aver adempiuto bene la pia pratica. Per comodità di chi fa i Primi Venerdì, si riporta, alla fine di queste spiegazioni, una Preghiera in cui è espressa tale intenzione. Sarà ottima cosa farla prima di ciascuna delle nove Comunioni.
CHE COSA SI DOVRÀ DIRE DI CHI, DOPO AVER FATTO BENE I PRIMI VENERDI CON L’ANDARE DEL TEMPO DIVENTASSE CATTIVO E VIVESSE MALAMENTE?
La risposta è molto consolante. Gesù nel fare la Grande Promessa non ha eccettuato nessuno di quelli che avranno compiuto bene le condizioni dei Primi Venerdì . Anzi è da notare la circostanza che Gesù, nel rivelare questa Grande Promessa, non disse ch’essa è un tratto della sua misericordia ordinaria, ma dichiarò espressamente che è un eccesso della misericordia del suo Cuore, cioè una misericordia straordinaria che compirà con l’onnipotenza del suo amore. Ora queste espressioni così energiche e solenni ci fanno capire chiaramente e ci confermano nella sicura speranza che il suo Cuore amorosissimo concederà anche a questi poveri traviati il dono ineffabile della salvezza. Che se per convertirli fosse anche necessario di operare miracoli straordinari di grazia, Egli compirà quest’eccesso della misericordia del suo amore onnipotente dando loro la grazia di ravvedersi prima di morire, e concedendo loro il perdono, li salverà. Quindi chi fa i Nove Primi Venerdì non morirà in peccato, ma in grazia di Dio e certamente si salverà. Questa pia pratica ci assicura la vittoria sul nostro nemico capitale: il peccato. Non una vittoria qualsiasi, ma la vittoria ultima e decisiva: quella sul letto di morte. Che grazia sublime della Divina Misericordia!
QUESTA PRATICA DEI NOVE VENERDÌ NON FAVORISCE FORSE LA PRESUNZIONE, PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO?
La domanda sarebbe imbarazzante se non ci fosse di mezzo: a) da una parte la promessa incondizionata di Gesù che ha voluto indurci a porre in Lui ogni nostra confidenza, rendendosi Egli garante della nostra salvezza per i meriti del suo amorosissimo Cuore, e non ci fosse b) dall’altra parte l’autorità della Chiesa che ci invita ad approfittare di questo mezzo così facile per raggiungere la vita eterna. Quindi non esitiamo a rispondere che essa non favorisce in alcun modo la presunzione nelle anime bene intenzionate, ma ravviva loro la speranza di giungere esse pure in Paradiso nonostante le loro miserie e debolezze. Le anime bene intenzionate sanno benissimo che nessuno può salvarsi senza la sua libera corrispondenza alla grazia di Dio che ci spinge soavemente e fortemente a osservare la legge di Dio, cioè a fare il bene e a fuggire il male, come insegna il Dottore della Chiesa S. Agostino: «Chi ha creato te senza dite, non salverà te senza di te». È questa appunto la grazia che intendono ottenere quelli che si accingono a fare i Nove Primi Venerdì con retta intenzione.
In pratica poi si tocca con mano che questa devozione, invece di favorire la presunzione rende le anime sempre più premurose di guadagnare il Cielo con opere buone e sempre più vigilanti sopra se stesse, per vivere costantemente in grazia di Dio e farsi apostoli della Grande Promessa del Cuore di Gesù, come per esempio fu Fernando Cerini, maresciallo dei.carabinieri, morto santamente il 30 maggio 1974 a Soriano nel Cimino (Viterbo).
Egli scrive nel suo diario: «Il Primo Venerdì del gennaio 1928, con una leggerezza fantastica, solo per non sentire più urlare mia moglie Rosina, andai nell’Eremo di S. Eutizio a Soriano nel Cimino per iniziare i primi venerdì del mese e Gesù si vendicava con una conquista immediata. Partii da casa peccatore e ritornai convertito, tanto che la Rosina non credeva ad un cambiamento radicale».
Da allora Ferdinando Cerini diventa apostolo dell’Eucaristia. Forte dell’esperienza fatta, attira molte persone alla pratica dei Primi Venerdì del mese a Roma presso il Comando dei Carabinieri della Regione Lazio, dove lavorava, sia a Soriano nel Cimino, sua seconda patria. L’apostolato eucaristico fu la pedana di lancio per l’apostolato in genere che egli intraprese via via, vincendo la sua eccessiva timidezza. Come appartenente all’Azione Cattolica (Unione Uomini) fu un vero apostolo nel suo ambiente convincendo più con l’esempio che con le parole. (Emiliano Rigazio – Il Maresciallo Santo).
NOTE
1) I Sacerdoti e le persone pie che si comunicano ogni giorno, per ottenere la Grande Promessa, non devono. far altro che mettere l’intenzione di fare anche loro queste nove Comunioni al primo venerdì del mese per ottenere la Grande Promessa, per onorare il Sacro Cucwe e ripararlo dell’ingratitudine e degli oltraggi che riceveda tanti peccatori. Sarebbe bene rinnovare quest’intenzione ogni primo venerdì fino al termine della pratica.
2) Tutti coloro che si comunicano ogni giorno faranno cosa ottima ripetere i Primi Venerdì per tutta la vita mettendo l’intenzione di ricominciare quando si è terminata la serie precedente.
Non è necessario rinnovare ogni volta l’intenzione: basta metterla una volta per sempre. E certamente ben fatto per tutti ripetere una o più volte dette Comunioni, particolarmente quando vi fosse qualche dubbio di non averle fatte con tutte le disposizioni richieste. Quindi è ottima cosa ripere più volte la serie delle.nove Comunioni per rendere più sicuro il risultato: la consecuzione della Grande Promessa del Cuore di Gesù.
3) Mi permetto suggerire ai Sacerdoti in cura d’anime un’iniziativa attuata in una piccola parrocchia affidata ad un Sacerdote mio amico. Egli ogni anno prepara alla Prima Comuùione un gruppo di 40-50 ragazzi. Durante il periodo di preparazione egli parla loro anche sulla Grande Promessa. Alla domanda se sono disposti a fare i Primi Venerdì tutti i ragazzi rispondono di sì. Allora, dopo la Prima Comunione, il parroco ogni giovedì precedente il primo venerdì di mese, tramite le signorine dell’A.C., fa pervenire ai singoli fanciulli un bigliettino stampato che ricorda loro l’impegno preso e l’orario della Confessione e della Comunione. I fanciulli, richiamati con quel biglietto, corrispondono fedelmente.
Alla fine dei Primi Venerdì il parroco dona loro in ricordo una bella immagine del Sacro Cuore di Gesù.
Questa bella iniziativa assicura la salvezza eterna di quei ragazzi perché essi, privi ancora di malizia, fanno i Primi Venerdì con retta intenzione; inoltre li abitua alla Comunione frequente e li fa piccoli apostoli della Grande Promessa.
4) Molti sacerdoti sono angustiati per le tristi condizioni della propria parrocchia e, dopo aver tentato tante iniziative per fare un po’ di bene, si sono lasciati prendere dallo scoraggiamento e in cuor loro hanno ripetuto le parole di S. Pietro: «Maestro, abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» (Lc 5:1-5). A costoro si potrebbe ricordare quello che hanno scritto zelanti apostoli di questa devozione: la predicazione della Grande Promessa è uno dei mezzi più efficaci per attirare intere parrocchie a frequentare i Sacramenti. Procurate solo di essere solleciti e premurosi di dare ai fedeli la comodità di confessarsi e non tarderete a toccare con mano veri prodigi di grazia. Ai primi volenterosi se ne verranno man mano aggiungendo altri e la funzinoe del Primo Venerdì del mese diventerà la funzione più importante e devota della parrocchia.
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