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Miracoli e Testimonianze

La lettera che sta commuovendo il mondo, di una mamma che ha perso la figlia

 

Vi voglio raccontare la storia di una bambina speciale, Malaika , 3.440 kg, 50 cm, figlia di R.S. e M.G. , sorellina di D.G., dalle labbra a cuoricino e le guance paffutelle, morta chissà quando e dove, e poi nata il giorno 11 luglio, alle 20.46 all’ ospedale di Castellaneta alla 36esima settimana.

È il 15 ottobre. Un giorno come tanti in quest’ autunno che incede. Non per noi: è il BABYLOSS DAY in tutto il mondo. Accenderemo una candela per creare un fascio di luce magico che ci unisca idealmente a tutti coloro che hanno una storia da raccontare, simile alla nostra. È la storia dei bimbi nati morti, ma io credo sia meglio dire morti e poi nati. Ti omaggiamo con questa lettera aperta, MALAIKA, venuta al mondo senza far rumore.

Era estate ma dentro me sentii il gelo dell’ inverno più triste di tutta la mia vita.

“Batte? Mi dica che il suo cuore batte!” Gli sguardi impietriti mi risposero. Malaika era morta e dovevamo aspettare che la facessero nascere. Come si può morire prima di venire al mondo? In silenzio e con gli occhi chiusi. La luce era accesa nella sala operatoria, in quella sera buia e disperata. Sembrava dormisse la nostra bambina speciale con le labbra a cuoricino. E l’ho baciata, questo lo ricordo.

Ma il torpore di una leggera anestesia m’ impedì di vederla e quel primo e ultimo bacio, mi sembrò solo l’epilogo di un brutto incubo. Mi portarono in stanza e fu lì che ormai desta, mi resi conto con dolore graffiante nel profondo dell’ anima che non l’ avrei mai avuta la culletta di fianco al mio letto. Chiesi di vederla. E tra le mie braccia le trasmisi tutto l’ amore di un’ intera vita.

Malaika, nessuno ci ha messo il braccialetto eppure io sono ancora la tua mamma. Malaika, nessuno ha pronunciato il tuo nome se non per il certificato di morte. Malaika, non sei solo “ il feto” di R. S. ma una bambina, la mia, morta e poi nata all’ ospedale di Castellaneta. La nostra bambina speciale che non abbiamo sentito piangere.

E allora dico grazie a quell’ infermiera che mi ha abbracciata quando nell’ istante in cui ti ho tenuta su di me, ho creduto di essere morta anch’ io. Dico grazie a quel dottore, dagli occhi buoni che mi ha accarezzata ma non ha proferito parola. Nessuna parola. A quella dottoressa che con voce rotta dall’emozione mi ha chiesto scusa per quelle sue lacrime dopo averti vista, Malaika. Dico grazie a chi ha permesso che nei lunghi giorni di degenza avessi al mio fianco il tuo papà e la nostra famiglia. A quella dottoressa che sospirando, in una notte lunga e insonne di difficile rassegnazione mi ha aiutata ad addormentarmi.

A quell’ ostetrica, classe 1985, come la mia, che mi ha medicata con una delicatezza tale che mi ha suggerito la sua bontà e l’amore per il suo lavoro… grazie a chi ha pensato che fosse giusto essere dimessa per poche ore… dovevamo consegnare il tuo corpo alla terra…

Malaika vivrai invece per sempre in me, in noi.

Cari dottori, ostetriche e infermiere, alla morte di un figlio non si è mai preparati. Lascia tutti attoniti e sgomenti. Gli interrogativi sono troppi e struggenti. Ma anche una bambina che muore prima di nascere, che dentro il grembo della madre trova la vita e poi la morte, merita di lasciare la sua traccia in questo mondo e nella vita di un’ intera famiglia che la stava aspettando.

E allora, mi vengono in mente le parole non dette, troppe.. e quelle che sarebbe stato meglio non sentire..tante.. nei corridoi dell’ ospedale.

Mi viene in mente che avremmo voluto parlare con tutti voi di nostra figlia, avrei voluto che voi parlaste di lei alla sua mamma e al suo papà, per rompere quel silenzio assordante. Avrei voluto avere il braccialetto. Avrei voluto passare un po’ più di tempo con lei… scrutarla in ogni piccolo particolare.

Oggi pensiamo a tutte quelle mamme, a quei papà che perdono in questo modo i propri figli. Si diventa genitori dal primo istante in cui si è consapevoli che una nuova vita vive dentro te, non si torna indietro.

Siamo mamme e papà anche noi, e continuiamo ad esserlo anche dopo quei primi e terribili momenti nei quali prendiamo coscienza della tragica realtà. Restiamo tali, sempre e per sempre. Genitori speciali, dei nostri bambini speciali.

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