Per alcuni politici la Sacra Famiglia è un simbolo di lesa laicità dello stato, da rimuovere perché lesivo di presunti “diritti”.
La presenza di un’immagine della Natività in un ospedale civile diventa un caso politico e rivela quale sia la vera “pasta” dell’ideologia abortista.
L’icona della discordia
C’è chi l’ha definita una «assurda polemica». Io la definirei piuttosto una polemica rivelatrice, che mostra quanto l’odio forsennato verso la vita più inerme stia al cuore (di tenebra) dell’abortismo.
Più che mai oggi l’immagine della Natività, quella di un bambino (divino, ma sempre bambino) e della sua famiglia, si rivela “scandalosa” per il mondo. O meglio, come dice la profezia di Simeone, appare come «segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 34-35).
Accade a Venezia, dove da alcuni giorni all’ingresso del reparto di Ginecologia e ostetricia è esposta un’icona della Sacra Famiglia. L’immagine della Natività, realizzata dalla fondazione Russia Cristiana, era stata inizialmente esposta nella mostra della Scuola grande di San Marco. Successivamente, fa sapere l’Usl 3, è stata portata nel presepe natalizio dell’ospedale civile. Quindi in «tour» tra i reparti «che la richiedono».
Nulla di strano in Italia e, soprattutto, in luogo dove vengono al mondo i bimbi. Meno strano ancora se pensiamo che l’ospedale stesso è una invenzione del cristianesimo. Ma niente: la cosa non è andata già alla Cigl locale e alcuni esponenti del Partito Democratico. Per i quali l’immagine della Sacra Famiglia in quel luogo proprio non deve starci. Con la sua sola intollerabile presenza, infatti, potrebbe interpretata come un velato suggerimento per invitare le donne a non abortire.
La Sacra Famiglia in ospedale diventa un caso politico
Così l’icona è diventata una specie di caso politico. La questione è stata sollevata dal segretario generale provinciale della Cgil Daniele Giordano, seguito a ruota da Monica Sambo, capogruppo PD in consiglio comunale che ha diffuso un comunicato firmato anche dal consigliere regionale (anche lui dem) Jonatan Montanariello.
«Pare che l’installazione si trovi proprio nei pressi delle stanze dove avvengono i colloqui per valutare le interruzioni di gravidanza», premette il sindacalista. Poi l’affondo: «Il conforto che le donne devono trovare in un momento così particolare e delicato come quello del parto, o di una scelta complessa e spesso dolorosa come quelle dell’interruzione di gravidanza, non devono in alcun modo essere accostati a un credo religioso che potrebbero mascherare comportamenti da “stato etico” che non possono trovare in alcun modo cittadinanza a Venezia».
Dopo aver bollato come «operazioni dal gusto reazionario» la presenza dell’immagine sacra nei reparti ospedalieri, Giordano conclude la sua nota. Precisando che «come Cgil non siamo certo contrari ai simboli religiosi o alla celebrazione delle festività natalizie, ma sono altri i luoghi diversi dall’ospedale in cui questo deve avvenire sempre nel rispetto delle donne e della loro sensibilità».
La Sacra Famiglia contro i diritti delle donne?
A rincarare la dose provvedono i due consiglieri dem: «Come Pd chiediamo che si rimuovano immediatamente tutte le rappresentazioni religiose che vanno contro la sensibilità delle donne e il rispetto dei loro diritti», scrivono nella loro nota Sambo e Montanariello.
Verrebbe da chiedersi perché, a questo punto, non essere coerenti fino in fondo? Perché non chiedere direttamente, in nome della lotta allo “stato etico”, anche la rimozione del nome dei Santi Giovanni e Paolo, ai quali è intitolato l’ospedale civile di Venezia? Magari per farlo intitolare a Marco Pannella. Perché no?
Il vero volto dell’abortismo: l’odio contro Dio creatore della vita
Un merito questa polemica ce l’ha: quello di mostrare alla luce del sole il volto anticristiano dell’abortismo. In una lettera del 2013 (riportata nel libro di recente pubblicazione Niente altro che la verità), il papa emerito Benedetto XVI lo spiegava in maniera magnifica. Ricordando il suo predecessore (allora ancora beato), il pontefice che portava proprio i nomi dei due santi dell’ospedale veneziano.
«Avendo vissuto 23 anni accanto al beato Giovanni Paolo II, sono stato testimone del modo appassionato con il quale ha realizzato la lotta per la vita. Ho capito che il Papa beato ha visto nella lotta pro vita, insieme con la lotta per i diritti umani, un nucleo essenziale della sua missione. E ho anche capito che per Giovanni Paolo II questo non era un moralismo, ma era la lotta per la presenza di Dio nella vita umana. Giovanni Paolo II, così ho imparato, aveva compreso che l’aborto e le forme di procreazione artificiale, di manipolazione e di distruzione di vite umane, erano sostanzialmente un “no” al Creatore. L’uomo da solo si crea e si distrugge. In questo senso la grande lotta pro vita era la lotta per il Creatore».
Ecco cosa sta dietro certe “nobili” battaglie per i diritti. Niente altro che la rivolta contro Dio creatore della vita e il rifiuto della sua presenza nella vita umana.