È vero, c’è stato l’anno della misericordia. Eppure, molti ancora non sanno confessarsi bene. Alcuni si sono riavvicinati alla Chiesa, cercano la fede, pensano di averla, ma, finché non si confessano bene, non la possono trovare. Perché? Perché bisogna fare l’esperienza della misericordia di Dio, ossia del Suo potente e fedele amore, per credere, per avere una fede che s’incammini sulla giusta via verso l’unione con Dio.
E come fare allora una buona confessione? Prima di tutto, – e al di là di ogni metodo per prepararsi alla confessione e per confessarsi – è fondamentale comprendere bene e accettare ciò che ci insegna Gesù nella sua vita riportata dai Vangeli. Sì, perché a credere che la misericordia è incondizionata si cade in un inganno tremendo e pericoloso e ci si preclude di vivere quella meravigliosa esperienza di Dio dalla quale nessuno è più tornato ad essere come prima.
Ma lasciamo che ci spieghi questo bene, un vescovo che sa avere parole chiare.
La misericordia di Dio è incondizionata o ha bisogno del riconoscimento del peccato e della giustizia?
“Non ci può essere un contrasto tra giustizia e misericordia Divina, tra la verità del perdono e la soddisfazione e riparazione del male commesso. La Sacra Scrittura ci dice “la misericordia e la verità s’incontreranno” (Sl 85, 11). Secondo san Tommaso d’Aquino l’opera della giustizia Divina presuppone sempre l’opera della misericordia, la quale a sua volta si basa sulla giustizia (cf. Summa theol., I, 21, 4). Il dottore Angelico dice che persino le punizioni Divine sono allo stesso tempo un’opera della misericordia e della giustizia, poiché Dio ricompensa il penitente oltre i suoi meriti e punisce l’impenitente in misura minore di ciò che lui merita.
Papa Giovanni Paulo II ci ha lasciato luminosi insegnamenti su questo tema, dicendo che una “generosa esigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia. In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono” (Enciclica, Dives in misericordia, 14).
L’autenticità della misericordia e del perdono presuppongono un vero pentimento e una volontà seria di riparare il male commesso, ciò significa una fedele collaborazione con la grazia, sia nel pentirsi sia nel riparare il male. San Giovanni Paolo II ha detto: “La Chiesa ritiene giustamente come proprio dovere, come scopo della propria missione, quello di custodire l’autenticità del perdono” (Enciclica, Dives in misericordia, 14). Mons Athanasius Schneider
Ecco dunque le premesse ineludibili ad una vera e valida confessione e ad una sincera e proficua conversione.