Un giorno, nel 1883, Suor Maria Serafina Micheli, fondatrice dell’ordine delle Suore degli Angeli beatificata nel 2011, si trovava a passare per la città di Eisleben (Sassonia) la patria di Martin Lutero. Quel giorno si celebrava la nascita del sacerdote eretico, le strade del paese erano tutte bardate con striscioni e bandiere, per le vie una folla festante gioiva e si vociferava che per la grande occasione anche l’Imperatore Guglielmo I sarebbe passato per porgere gli onori del caso.
Suor Maria era arrivata da poco, conosceva la storia di Martin Lutero, ma lungi dal giudicare quelle persone, si muoveva con discrezione in mezzo alla folla in cerca di una Chiesa dove pregare. Al fine giunse presso il portone di una Chiesa il cui accesso era sbarrato a causa dei festeggiamenti, così si chinò in ginocchio e inizio a pregare il buon Gesù sulle gradinate.
La sua preghiera fu presto interrotta dal suo angelo custode che le disse: “Alzati, perché questo è un tempio protestante”, in seguito aggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”. Subito dopo quelle parole la Suora vide un orrenda voragine di fuoco dentro la quale giacevano sofferenti le anime dei dannati, infondo alla voragine c’era Martin Lutero attorniato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio mentre cercavano invano di conficcargli un chiodo in testa (in riferimento alla tavola delle leggi affissa da lui nella cattedrale).
Quello che vide Suor Maria era la punizione per la superbia che aveva provato in vita il delatore, il suo orgoglio lo aveva portato a combattere contro la Chiesa di Roma e aveva mandato in frantumi la comunità Cristiana, una tale superbia non poteva che essere punita con la dannazione eterna. Quando si riebbe dalla visione la Suora pensò che se tutti vedessero quali pene sta soffrendo Martin Lutero a causa della scissione smetterebbero di festeggiare, ma anche in questo caso fece professione di umiltà e si diresse verso il suo convento.
Quell’evento lasciò un solco profondo nel cuore di Suor Maria che dopo quel giorno ripeteva insistentemente alle consorelle di vivere in umiltà ed evitare il peccato d’orgoglio, di evitare il giudizio sugli altri e di non lamentarsi delle ingiustizie ma di porre la propria fiducia, le insicurezze ed i patemi d’animo al Signore poiché lui tutto sa e tutto può risolvere. D’altronde Gesù conosce il nostro stato di peccatori e ci chiede solamente di aprire il nostro cuore e farci guidare verso il sentiero dell’illuminazione.