I punti di forza di questa squadra sono numerosi ma ce n’è uno che, probabilmente, ha dato ai suoi giocatori una marcia in più.
Anche nell’edizione dei mondiali appena conclusa, la Croazia ha ottenuto un risultato più che lusinghiero. Vicecampione del mondo nel 2018, in Qatar la nazionale slava si è piazzata al terzo posto.
CT nazionale croata in pellegrinaggio a Medjugorje
Al pubblico più attento, non è sfuggita la grande devozione mariana del Zlatko Dalić, commissario tecnico della nazionale croata dal 2017. Dalić prega quotidianamente il rosario e spesso si è visto sgranarlo anche durante le partite. Lo scorso ottobre, il ct si era recato a piedi a Medjugorje percorrendo 120 chilometri in tre giorni.
Dalić è una di quelle persone che non si accontenta di vivere la propria fede come un fatto privato ma ama coinvolgere in essa tutte le persone con cui si relaziona. A partire dai suoi giocatori, molti dei quali anch’essi cattolici praticanti.
Notoriamente, in Qatar, Paese quasi totalmente musulmano, le chiese sono praticamente inesistenti. Ciò non ha scoraggiato Dalić che ha chiesto e ottenuto la celebrazione di una Messa nell’hotel di Doha, dove alloggiava l’intera delegazione della nazionale croata. Una conquista che possiamo definire tranquillamente eccezionale!
Come riportato da alcuni media croati e, tra i siti italiani, dalla Nuova Bussola Quotidiana, domenica 3 dicembre, per officiare tale funzione religiosa, è volato da Zagabria a Doha il rettore del santuario mariano di Marija Bistrica, don Domagoj Matosevic.
C’è da immaginare che gli ottimi risultati ottenuti in questi anni dalla nazionale croata siano anche frutto di un entusiasmo e di un affiatamento che traggono linfa vitale proprio da questa fede così manifesta.
Un popolo ancora cristiano
La Croazia, in questi mondiali qatarioti si è classificata al terzo posto un piazzamento già raggiunto nel 1998, superato soltanto dal secondo posto di quattro anni fa in Russia. Dopo due squadre superate ai rigori (il Giappone ma, soprattutto, il temutissimo Brasile di Neymar), la nazionale di Dalić si è arresa soltanto all’Argentina, che poi ha conquistato il titolo.
È stato proprio dopo la sorprendente vittoria contro il Brasile, che è girato un video in cui a tavola i giocatori della nazionale intonano tutti in coro, Ljepa li si, un canto patriottico, ormai quasi assurto a inno nazionale.
Per i croati, l’amore per la patria e la manifestazione pubblica della propria fede non sono un tabù e danno l’idea di una popolazione viva e ancorata a valori “tradizionali”.
I popoli dell’Europa orientale si distinguono dal resto del continente proprio in questo inscindibile legame tra religione e libertà. Gli anni dell’oppressione comunista hanno fatto maturare nella gente comune, la consapevolezza della preziosità delle proprie radici culturali e spirituali.
Tutto il contrario di quanto avviene in Occidente, dove la libertà religiosa, che pure è ancora salda, non viene più apprezzata. Il rullo compressore della secolarizzazione ha generato una diffusa diffidenza nei confronti di tutto ciò che è sacro – specie se proveniente dalla Chiesa Cattolica – che si è tramutata in una sorta di pregiudizio e di “bigottismo laico”.
Non così al di là dell’ex cortina di ferro: la Polonia è notoriamente il Paese con il più alto numero di cattolici praticanti. Anche la Croazia, tuttavia, si difende bene: la vicinanza con Medjugorje (territorio bosniaco, dove però la lingua ufficiale è il croato) fa il resto.