I 5 principi del risanamento
La quotidianità ci mette di fronte ad una serie di problematiche che dobbiamo affrontare necessariamente per andare avanti con la nostra vita. Per alcuni basta fare affidamento alla propria razionalità per superare un ostacolo, un processo di riflessione che gli permette di resettare il proprio io per porsi in maniera positiva nei confronti della vita e creare un nuovo inizio. C’è chi fa affidamento su libri di auto convincimento, dove si trovano degli escamotage che permettono di affrontare le difficoltà sotto una luce positiva e dunque di ignorarle. Ma per quanto sia l’approccio razionale che quello mediato da una positività innaturale possano essere metodi adatti ad andare avanti ci sono casi in cui questo non basta.
Quando il proprio io è insufficiente a guarire dalle ferite dell’animo molte persone preferiscono affidare il risanamento dell’animo a Dio, un processo che troppe volte ignoriamo e che invece è quanto di più naturale ci possa essere. Sappiamo che il nostro Dio è compassionevole, che le nostre preghiere arrivano a lui in qualsiasi momento e che nonostante i nostri peccati lui ci accoglie a braccia aperte. Non dobbiamo mai disperare e credere che Dio ci abbia abbandonato, non lo farebbe mai, lui è sempre accanto a noi anche nelle avversità. Se alla prima brutta esperienza ci allontaniamo da Dio per risentimento ci troviamo da soli contro il mondo ed è proprio in questo momento che il demonio ne approfitta perché per lui è più facile tentarci se ci siamo allontanati da Dio.
Dio conosce tutto di noi e la sua misericordia è l’unico strumento valido per sanare le ferite della nostra anima. I principi di guarigione della nostra anima si possono ritrovare nel Nuovo Testamento e sono cinque:
1-Il primo passo è quello del realismo, scappare o negare il problema porta solo ad acuire il problema stesso. E’ dunque necessario affrontare il problema ed il peccato per andare avanti (preghiera, silenzio e ritiro spirituale sono gli strumenti adatti a capire i nostri errori ed i nostri problemi).
2- Il secondo passo è quello di accettare la bontà del creato, se è vero che si pecca con il corpo non si deve stigmatizzare se stessi: per quanto il male possa entrare dentro di noi non siamo stati creati peccatori e c’è sempre spazio per la redenzione.
3-Il terzo riguarda il perdono: l’errore in questo caso è quello di voler cambiare i sentimenti, errore grave perché essi sono più forti di noi. Il percorso del perdono parte dall’accettazione della parola di dio e dalla successiva interiorizzazione. Una volta compiuto questo passo si può procedere al cambiamento grazie all’intervento di Dio.
4- Ogni percorso di guarigione ha la finalità ultima di instaurare il regno di Dio dentro di noi. Gesù Cristo è sceso in terra per aprire le porte del regno di Dio all’umanità e lo stesso processo avviene dentro di noi attraverso l’accettazione della sua parola.
5- L’ultimo passo è la ri-significazione, spesso quando ci capita qualcosa di male ci chiediamo perché questo sia capitato a noi, ma questo perché non ci ricordiamo che ogni cosa di brutto che capita è parte di un piano più grande che punta ad un bene superiore. In questo senso sono importanti le parole di Frey Nelson Medina: “Accettiamo la grazia dal Signore, accettiamo i mali che viviamo, perché Dio agisce sempre per un bene maggiore. Anche se soffriamo, pecchiamo e rimaniamo delusi, dobbiamo confidare nel Signore. Egli ha sempre un piano che non riusciamo a vedere completamente, ma dobbiamo confidare nel fatto che mano nella mano con Lui arriveremo al posto giusto, alla vita eterna”.
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