La prima “Giornata mondiale di preghiera per la pace” convocata dal compianto Papa Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986 ad Assisi viene ricordata, a 30 anni di distanza dall’evento, dal libro del vaticanista Paolo Fucili intitolato ‘Pace in nome di Dio’ (edizione Tau). Si è trattato di un evento storico in cui i leader mondiali di tutte le religioni si sono uniti in un appello di preghiera congiunta per porre fine alle sofferenze che affliggevano il mondo e chiedere la pace.
Nel libro vengono ripercorse le tensioni sociali del periodo storico e l’importanza rivestita dal quel gesto di fratellanza. Così Fucile presenta i giornali di cronaca dell’epoca con le rispettive reazioni, ma anche la genesi del progetto descrivendo minuziosamente il momento in cui Wojtyla partorisce l’idea e la sviluppa realizzando le promesse contenute nel Nostra Aetate.
Avendo preparato il terreno con una panoramica dell’atmosfera sociale del periodo, Fucile passa alla cronistoria di quella giornata come trampolino di lancio per parlare delle due riedizioni volute da Papa Giovanni Paolo II e di quella proposta da Benedetto XVI nel 2011, per dimostrare il senso di continuità che c’è stato dopo quel giorno. Quella decisione ha rappresentato una svolta, costituito uno spirito diverso (di conciliazione) e chiuso di fatto un epoca, questo è almeno il concetto che Fucile vuole fare emergere dal suo scritto ripercorrendo gli ultimi 30 anni.
Quella giornata, scrive Fucile, ha avuto uno spirito profetico, solo riguardando i trentanni che sono passati da quell’evento si può capire quanto è stata lungimirante la scelta di Papa Wojtyla in quel momento storico. Unificare le religioni in quella giornata ha permesso al mondo di vedere come esse fossero unite in un messaggio di pace nonostante le differenze dottrinali, ha permesso ai più di capire come le guerre attuali fatte in nome di un Dio o di un culto non siano espressione di quel culto in toto ma semplicemente un’interpretazione forzata ed utilitaristica della stessa.