All’1.45 di lunedì 13 novembre 2023 si è fermato il piccolo cuore di Indi la bimba di 8 mesi la cui vicenda negli ultimi giorni ci ha tenuto col fiato sospeso.
Rabbia, vergogna, dolore e un barlume di speranza dalla testimonianza del papà e della mamma che hanno visto stanotte vanificate tutte le lotte sul fil di legge combattute in questi lunghi mesi di agonia. Ma è compiuto solo il cammino terreno e loro lo sanno.
Si è spenta ma non senza lottare
La qualità della vita non si misura in base alle condizioni di salute, alla ricchezza, al potere. La vita che vale è quella di chi lotta fra mille tribolazioni senza mai smettere di credere che vivere è la cosa più bella. Senza proferire ridondanti parole, senza mai uscire dall’ospedale la piccola Indi ha reso la più bella testimonianza a un mondo che uccide ogni giorno i suoi figli.
Ormai conosciamo tutti la sua storia. Una malattia inguaribile, dei genitori che desiderano dare il più tempo possibile alla loro figlia, la legge che stabilisce che il miglior interesse della bimba sia…MORIRE. Sappiamo dei tentativi fatti anche dal nostro Governo e dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma per portarla in Italia e provare a lasciare che la malattia facesse il suo corso da sola. Invece, come stabilito dall’Alta Corte Britannica, a Indi è stato staccato il respiratore. Non poteva guarire ma il respiratore le dava almeno un po’ di sollievo. Ma no…stacchiamolo. Così le sue sofferenze non sono diventate più atroci? Togliere l’ossigeno a un corpo già provato come può essere il “miglior interesse”?
Miracolo dei miracoli, la vita è sempre più forte della morte. Contro ogni attesa, il cuore di Indi si era fermato un attimo e poi ha ripreso a battere, purtroppo solo per poche ore. Nobile guerriera, la sua vita non è stata vana. Breve sì ma non vana.
Il suo corpo è piccolissimo, la sua coscienza difficile da definire, ma la sua anima cosa avrà provato? Nessuno lo saprà. Ci auguriamo che abbia provato compassione per un mondo che uccide nel miglior interesse e che abbia offerto la sua sofferenza e quella dei genitori affinché il Signore usi misericordia e perdoni la cultura della morte che tanto dilaga intorno a noi e dentro di noi.
Una feritoia nella ferita
Colpisce la testimonianza del papà che sta spopolando sui social. Nessuno di noi può vagamente immaginare cosa hanno provato in questi mesi e negli ultimi giorni in particolare. Aspetti un figlio ti scoppia il cuore di gioia.
Ti viene diagnosticato che ha una malattia rara e inguaribile. Ogni sogno è infranto. La tenacia di farla nascere e lo sgomento perché non sei più tu genitore a scegliere ciò che è bene per tua figlia, ma un tribunale che ti paralizza, decide per te e per chi ami. Dire che è terribile è un eufemismo!
In tutto questo il papà è riuscito ad aprire il cuore al Dio della vita. Egli si definisce non credente. Eppure dice di aver sperimentato l’inferno in quelle aule di tribunale. Toccante il ragionamento che ha fatto.
Se esiste l’inferno esiste anche il Paradiso. Ecco perché ha chiesto il Battesimo per la piccola Indi, che lo ha ricevuto prima di spirare. Egli stesso non esclude che prima o poi sarà battezzato. La vita torna sempre a fiorire. Non c’è legge che possa sopprimere l’anelito a essere e ad essere al meglio. Però ora è il tempo di prostrarsi in adorante silenzio, c’è molto su cui pregare e troppo su cui riflettere.