Eugenia Von Der Leyen, principessa tedesca nubile e profondamente religiosa morta nel 1929, ebbe una profonda vita spirituale e negli ultimi anni di vita cominciò a ricevere la visita delle anime dei purganti. Scossa per quanto le stava capitando, parlo delle sue visioni con il padre spirituale, il quale le consiglio di tenere un diario di quelle discussioni, di seguito vi riporteremo alcuni tra gli scritti più significativi di quel diario:
11 luglio del 1925, il tredicesimo incontro con Isabella:
E: “Da dove vieni?”
I: “Dal Tormento”
E: “Eri una mia parente?”
I: “No!”
E: “Dove sei sepolta”
I: ”A Parigi”
E: “Perché non riesci a trovar pace?”
I: “Perché non ho mai pensato alla mia anima”.
L’incontro si conclude con Elisabetta che chiede alla defunta in che modo può esserle d’aiuto e questa che le risponde che l’unico modo perché possa trovare sollievo è una Santa Messa, fatta da veri credenti per la sua anima, perché la sua famiglia non credeva in Dio.
Un mese più tardi si presenta Martino, un altra anima inquieta per cui la principessa ha già pregato che le dice di dedicarsi maggiormente alle anime tormentate, questo incontro la colpisce, pensava di fare già abbastanza ma così non era, perciò decide di dedicarsi maggiormente al suo dono ed all’aiuto delle anime tormentate.
23 agosto 1925, l’incontro con un uomo anziano colpevole di diffamazione:
A: “Aiuto!”
E: ”Volentieri, ma chi sei?”
A: “Sono colpa non espiata”
E: “Che Cosa devi espiare?”
A: “ Sono stato un diffamatore”
E: “ Posso fare qualcosa per te?“
A: “La mia parola sta nello scritto e li continua a vivere, per questo la colpa non muore”.
Elisabetta decide di offrire una comunione in favore dell’anima dell’anziano diffamatore, questo lo aiuta ad espiare le diffamazioni di parola ma non quelle scritte, dunque la sua anima rimane tormentata, Elisabetta chiede il suo nome, ma lui rifiuta, il suo nome dev’essere dimenticato, così la principessa gli chiede il luogo di sepoltura così da fare una preghiera più mirata e lui risponde “Lipsia”. Il 4 settembre l’anima torna con un aspetto più candido e sollevato, le sue colpe erano espiate e si preparava ad ascendere, ma voleva salutare la donna che aveva permesso questo miracolo, lei commossa gli chiede di essere ricordata e l’anima tormentata le dice una cosa che la colpisce profondamente: “I vivi pensano e dimenticano, i morti non possono dimenticare cosa gli ha dato loro l’amore”.
Ma l’espiazione forse più significativa avviene l’anno dopo il 29 luglio del 1926. Nove giorni prima Elisabetta riesce finalmente a vedere un anima che da tempo si accostava a lei ma rimaneva nell’oscurità così gli disse:
E:” Ce n’è voluto di tempo prima che tu riuscissi a farti vedere in modo appropriato”
N: “ E’ colpa tua, devi pregare di più!”
L’anima se ne andò di nuovo per poi tornare due ore più tardi, in quel periodo Elisabetta era assillata dalle anime penitenti e non riusciva a riposare o trovare dei momenti per se stessa, ciò nonostante, quando rivide l’anima gli disse che voleva pregare con lui, questa ne fu felice e finalmente poterono parlare dei suoi peccati e del modo in cui la principessa poteva aiutarlo ad espiarli:
E: “Chi sei?”
N: “Niccolò”
E: “Perché non riesci a trovare pace?”
N: “Fui un oppressore dei poveri, loro mi hanno maledetto”
E: “In che modo posso aiutarti?”
N: “Col Sacrificio!”
N: “Se ti costa…”
E: “Ci deve essere sempre l’offerta della mia volontà?”
N: “ Si!”
Nove giorni più tardi Niccolò torno da Elisabetta sorridente, lei capì che era libero di ascendere in paradiso ed era felice, ma glielo chiese ugualmente e lui rispose: “La tua sofferenza mia ha liberato”.
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