Molte delle parole del cardinale Carlo Caffarra sono rimaste nel cuore dei cattolici come segni profetici di questi tempi.
Le parole del porporato fanno luce sulle verità ultime in una maniera illuminante, come difficilmente si sente fare oggi.
Il cardinal Carlo Caffarra è un gigante della fede e del mondo cristiano del secolo scorso. Venuto a mancare nel 2017, molte sue parole sono rimaste nel cuore dei cattolici come segni profetici e testimonianza di una fede che va ben oltre il contingente della vita terrena. In questo caso, quelle pronunciate durante l’Omelia per i Defunti, il 2 novembre 1997, da vescovo di Bologna, sono sicuramente da inserire in questa categoria.
“Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia, noi preghiamo perché siamo accolti nel Regno del Padre «i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che in pace» che con Dio «hanno lasciato questo mondo»”, affermava Caffarra, spiegando che “compiamo in questo modo un supremo atto di carità. Infatti, «coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati … vengono sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo»”.
Un metodo che per la Chiesa permette di aiutare gli stessi defunti in una “intima purificazione della loro persona, con le nostre preghiere, con le elemosine e con le indulgenze affinché possano giungere alla visione del Volto di Dio”. San Giovanni Crisostomo, ricordava il cardinale, insegnava ai cattolici che le nostre preghiere recano soccorso alle anime dei defunti.
“Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti ed ad offrire per loro le nostre preghiere”, diceva il Padre della Chiesa. Il cardinale, in quella occasione memorabile, continuò nella sua omelia entrando nel merito di argomenti sui quali molti cattolici, ancora oggi, si pongono tante domande. Caffarra parlava infatti della “morte come esperienza che svela la verità ed il significato della vita“.
“La nostra esistenza, la nostra persona è stata donata fin dalla sua origine al Cristo come ci viene insegnato dal Vangelo: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me». Ciascuno di noi infatti non è venuto all’esistenza per caso, ma è stato personalmente pensato e voluto dal Padre fin dall’Eternità. É stato pensato e voluto in ordine a Cristo, nel senso che ciascuno di noi è stato pre-destinato ad essere figlio del Padre ad immagine del Figlio unigenito. Nel fondo del nostro essere dimora questa relazione a Cristo, questa vocazione ad essere conformi a Lui. Il Padre ci ha pensati, ci ha voluti in Lui; ci ha dato a Lui”.
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Per questo, “questa nostra appartenenza radicale a Cristo, che esprime la volontà del Padre su di noi, fa sì che ciascuno di noi sia immensamente prezioso agli occhi suoi”, continuava Caffarra. “Se il pastore lascia le novantanove pecore nell’ovile per andare a cercare l’unica che era rimasta fuori e si era perduta, quanto più è volontà del Padre che non si perda nulla di ciò che è stato affidato al Cristo. Se la donna mette a soqquadro tutta la casa per ritrovare quell’unica moneta che delle dieci che possedeva, aveva perduto, quanto più il Padre metterà a soqquadro l’intero ordine dell’universo per ritrovare anche uno solo dei suoi piccoli”.
“Proprio così! L’intero ordine delle cose è stato messo a soqquadro”, esclamava Caffarra. “É il Figlio che va a cercare chi si era perduto nella morte, e che per questo entra egli stesso nella morte, per ricondurci alla vita. Egli infatti è sceso dal cielo non per fare la sua volontà, ma la volontà di Colui che lo ha mandato. «E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato», ma anzi la volontà del Padre è che chiunque crede in Cristo abbia la vita eterna. La leggerezza del nostro essere è solo apparente, alla fine. Tutto finirà; tutto andrà perduto: ma nessuno di noi finirà. Tutto il nostro essere è fondato su una incredibile disposizione divina; è sostenuto da una forza che è più forte di ogni potere avverso: l’Amore di Dio-Padre che si manifesta in Cristo”.
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“«Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore»: sii infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né altre potenze celesti, né il presente né l’avvenire, né forze del cielo né forze della terra, niente e nessuno ti potrà strappare da quell’amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore. Con ben più profonda consapevolezza, tu puoi ripetere quanto il giusto della vecchia alleanza disse: «Io so che il mio Redentore è vivo…; dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso e i miei occhi lo contempleranno non da straniero»”
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