La drammatica storia del cardinale e la profezia di Papa Ratzinger sul suo destino, che si rivelò del tutto esatta. Una sofferenza mai ripagabile che si può umanamente concepire solo se ci si affida totalmente a Cristo.
Durante i giorni di prigionia, il cardinale ha scritto un prezioso “Diario di prigionia” in cui spiega senza mezze misure: è stata la fede a salvarmi.
Il cardinale australiano George Pell ha vissuto 404 giorni di carcere per un abuso mai commesso. Ora può parlare da uomo libero, con il mano il suo libro “Diario di una prigionia”, in cui tratteggia con luminosità la triste condizione che vive oggi l’Occidente.
La rivelazione con la presentazione del suo diario
Prima della sua liberazione, per un’accusa che di fatto si è rivelata totalmente inconsistente, Pell ha rivelato di avere ricevuto una importante lettera che solidarizzava con lui, e gli spiegava per filo e per segno tutto quello che avrebbe subito a causa della sua fede incrollabile in Gesù Cristo. Quella lettera, si è scoperto in seguito, era stata scritta da Ratzinger in persona.
“È arrivata anche una misteriosa fotocopia di una lettera dal Vaticano, senza firma. È stata molto incoraggiante, diceva che “in questo momento difficile, per tutto il tempo, le sono rimasto vicino con la mia preghiera e il mio sostegno spirituale””, scrive Pell nel suo libro.
“L’autore si dice dispiaciuto per la mia condanna, poi con mia sorpresa scrive: “Lei ha aiutato la Chiesa Cattolica in Australia a uscire da un liberalismo distruttivo, guidandola ancora verso la profondità e la bellezza della fede cattolica… Temo che adesso dovrà pagare anche per la sua incrollabile cattolicità, ma in questo modo sarà molto vicino al Signore””.
La conclusione di questa lettera sorprendente
La conclusione di questa lettera sorprendente è con una promessa di “continua vicinanza nella preghiera”. Durante la presentazione del libro a Roma, nella Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, ha rivelato con il sorriso: “Adesso posso darvi l’indiscrezione. Quella lettera era di Benedetto XVI“.
L’ottantenne ex arcivescovo di Melbourne e Sidney ha poi spiegato che non aveva in alcun modo pianificato di scrivere questo diario. Ma i fatti sono arrivati uno dietro l’altro, in maniera spontanea e provvidenziale. Lasciando così un documento molto importante sulla prigionia di un uomo libero, uno dei cardinali più importanti della Chiesa cattolica, e sulla persecuzione strisciante che ogni giorno vivono oggi i cristiani anche in Occidente. Che in alcuni casi si manifesta in maniera molto concreta, come accaduto con Pell.
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“Non avevo mai pensato di finire in prigione. Io sapevo come era andata, nessun testimone aveva fornito prove corroboranti, il mio accusatore ha cambiato versione ventiquattro volte: sapevo di non potere essere condannato”. Con sua sopresa, la condanna unica a 404 giorni di prigionia è arrivata. Giorni passati in una cella minuscola con una finestra di vetro trasparente, in un’ala con altri undici condannati in isolamento, come assassini o terroristi.
“Chi spinge per la secolarizzazione è un distruttore”
“Avrei voluto aiutarli, non sapevo come. Non potevo celebrare messa, ma il cappellano veniva a trovarmi ogni settimana: pregavamo insieme, mi ha sostenuto nella preghiera”, racconta. A salvarlo è stata, senza dubbio, la sua fede. “All’inizio recitavo preghiere di mia composizione. Col tempo mi sono accorto che rischiavo di cadere nella banalità e nella ripetizione. Allora pregavo col breviario e con le preghiere che mi inviava chi mi scriveva in carcere”, racconta.
Nel libro, diviso in tre parti, dal racconto della prigionia ad alcune riflessioni spirituali fino ad altre riflessioni sugli eventi contemporanei, il cardinale ha parlato, come di sua abitudine, senza mezze misure sulla condizione della nostra società che ha fatto da sfondo alla sua ingiusta carcerazione.
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“Non bisogna smettere di dire cosa si pensa sugli scontri tra la tradizione della Chiesa e l’attualità, il caos che oggi è inflitto all’occidente: chi spinge per la secolarizzazione è un distruttore”.