Gloria esprime, senza mezzi termini, che la dottrina della reincarnazione è frutto di un oscuramento spirituale nelle prime battute della sua testimonianza, quando afferma: «Mentre salivo sempre più in questa luce di amore e gioia vidi mio padre, mia madre, i miei nonni, i miei bisnonni e tutti i miei parenti defunti. Mi resi conto che persi un sacco di soldi per pagarmi le regressioni, nella erronea convinzione di riuscire a sapere se la mia bisnonna si fosse reincarnata. Siccome queste regressioni erano molto care, decisi di non verificare dove si fosse reincarnata la mia bisnonna. Che falsità! Che inganno! La mia bisnonna era lì, davanti a me, fratelli»[1]. L’originaria dottrina orientale della reincarnazione, che considera il ciclo delle rinascite un male, una dura necessità da cui liberarsi è stata recepita contrariamente in occidente – a partire dalle scuole filosofiche e dai movimenti religiosi greci fino ad arrivare i nostri giorni anche tra i cristiani – come un bene e cioè: come possibilità di progresso spirituale indefinito, nel quale mettere a frutto le esperienze fatte in precedenti esistenze. Possiamo sì ammettere che la dottrina della reincarnazione nasce dall’acuto desiderio di immortalità presente nell’uomo ed esprime la consapevolezza della necessità di una purificazione piena per giungere alla comunione con Dio, ma dobbiamo altresì rilevare che tale dottrina è falsa. E lo è anche quando, nella recezione che ne fanno alcuni cristiani contemporanei, essa non giunge a negare il valore redentivo della passione di Cristo. Non si rendono infatti conto che essa è comunque errore e offesa verso Dio e verso l’uomo: verso Dio, poiché ammette che egli non abbia potuto creare che un numero limitato di anime che trasmigrano di corpo in corpo[2]; verso l’uomo, giudicandolo così corrotto che difficilmente meriti premio. È vero che oltre la vita terrena novantanove volte su cento l’uomo dovrà subire una purificazione prima di ricevere il premio, ma la purificazione nell’aldilà è già salvezza. E, dopo l’ultimo giorno, con il corpo che gli fecero i suoi procreatori e con l’anima che il Creatore gli ha creata per vivificare la carne, godrà il premio.
Dunque rincarnarsi non è concesso, ma ricrearsi e rinascere per mezzo della proprio libera volontà sì, è concesso e Dio benedice queste volontà, le aiuta e le premia.
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Note
[1] Flaviano Patrizi, Sono stata alle porte del Cielo e dell’Inferno. Nuova testimonianza della dott.sa Gloria Polo, Himmel associazione, 2011, p. 8.
[2] L’uomo è dotato di una identità unica e singolare (cfr. Giovanni Paolo II, Discorso all’udienza generale del mercoledì, 4 novembre 1998).