Proviamo a immergerci indietro nel tempo, nel luogo dove Gesù fu sepolto, un attimo prima della Risurrezione: cosa può essere successo in quel momento? Perché la più bella notizia della storia è che Cristo è risorto veramente!
Ci crediamo? A questa domanda, che ci deve interrogare non dobbiamo rispondere così frettolosamente: può non essere una domanda scontata.
Di fatto, però, “se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. (1Cor 15,12-14)
Ora, qui sono riportate le esperienze di alcune mistiche che hanno visto con i loro occhi o con gli occhi dell’anima, quel momento, attraverso permissione divina, nel modo in cui Dio glielo manifestava.
Tre modi diversi di vedere e di raccontare, tre sguardi e tre cuori diversi a cui Gesù ha mostrato il momento più glorioso della storia: la sua Risurrezione.
Possiamo supporre che ci siano elementi di verità? La fede ci fa credere questo, credendo noi alla Chiesa che ha riconosciuto, in particolare in due di esse, una Beata e l’altra Venerabile, la loro santità agli occhi di Dio, mentre gli scritti di una di loro sono tuttora in studio.
Che questo momento, oggi, di meditazione nella Risurrezione di Gesù possa accrescere in noi la fede in Gesù Risorto e nella promessa vera e concreta di vita eterna che ci ha fatto. Anche attraverso il racconto di queste mistiche, che ci faranno interrogare e emozionare.
La Beata Anna Caterina Emmerick (Coesfeld, 8 settembre 1774 – Dülmen, 9 febbraio 1824) è una monaca cristiana ed una mistica, che riceve particolari manifestazioni e doni spirituali, tra cui le stigmate. Attraverso le sue rivelazioni, Gesù ci parla del giorno della sua Risurrezione.
“Vidi il santo sepolcro di Cristo immerso nel più assoluto silenzio; era sorvegliato da tre guardie, altre quattro si erano recate a Gerusalemme. Le torce collocate davanti alla grotta diffondevano un vivo bagliore nello spazio circostante.
Mi avvicinai al santissimo corpo di Cristo per adorarlo: era circonfuso di splendore e riposava tra due angeli in perenne adorazione. Essi sedevano ai piedi e al capo del Salvatore, indossavano vesti sacerdotali e avevano le braccia incrociate sul petto; mi ricordarono i cherubini dell’arca dell’alleanza.
Il Signore e gli angeli adoratori furono certamente visibili anche agli occhi interiori di Cassio, assorto di fronte al sepolcro.
Mentre contemplavo il sacratissimo corpo di Gesù, vidi la sua santa anima entrare nella tomba. Era seguita da una schiera di spiriti redenti. Il Signore mostrò loro il martirio del suo corpo.
Tutte le bende che lo avvolgevano caddero da parte, così che le sue piaghe, le infermità e tutti i suoi dolori furono riconosciuti anche esteriormente. A quella vista le anime dei padri furono prese da un’indicibile riverenza, sembravano tremare e piangere di compassione. In quel momento la roccia del sepolcro tremò. Le tre guardie che vegliavano caddero al suolo e persero conoscenza. Cassio percepì subito l’evento straordinario…
Le pie donne, dopo aver preparato gli aromi, si erano ritirate nelle loro celle senza addormentarsi, perché volevano recarsi al sepolcro prima dell’alba”.
Maria Valtorta (Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961) riceve numerosissime visioni riguardo alla vita di Gesù e Maria e ai Vangeli, che poi trascrive in un libro di 10 volumi, “L’Evangelo come mi è stato rivelato”. Tutto ciò che Gesù le dice e le rivela, rientra nel suo progetto di farsi meglio conoscere dalle anime. Anche se non sono stati ancora riconosciuti ufficialmente, questi scritti vengono tuttora studiati.
“Quando muove il primo passo – e nel moto i raggi scaturenti dalle Mani e dai Piedi lo aureolano di lame di luce: dal Capo innimbato di un serto, che è fatto dalle innumeri piccole ferite della corona che non danno più sangue ma solo fulgore, all’orlo dell’abito quando, aprendo le braccia che ha incrociate sul petto, scopre la zona di luminosità vivissima che trapela dalla veste accendendola di un sole all’altezza del Cuore – allora realmente è la «Luce» che ha preso corpo.
Non la povera luce della Terra, non la povera luce degli astri, non la povera luce del sole, ma la Luce di Dio: tutto il fulgore paradisiaco che si aduna in un solo Essere e gli dona i suoi azzurri inconcepibili per pupille, i suoi fuochi d’oro per capelli, i suoi candori angelici per veste e colorito, e tutto quello che è, di non descrivibile con parola umana, il sopraeminente ardore della Ss.Trinità, che annulla con la sua potenza ardente ogni fuoco del Paradiso, assorbendolo in Sé per generarlo nuovamente ad ogni attimo del Tempo eterno, Cuore del Cielo che attira e diffonde il suo sangue, le non numerabili stille del suo sangue incorporeo.
I beati, gli angeli, tutto quanto è il Paradiso: l’amore di Dio, l’amore a Dio, tutto questo è la Luce che è, che forma il Cristo Risorto“.
La mistica Maria di Gesù Agreda (Ágreda, 2 aprile 1602 – Ágreda, 24 maggio 1665), che la chiesa riveste del titolo di Venerabile, poté meditare sulle verità di fede grazie alle rivelazioni che Gesù e Maria le concessero e che annotò in diversi scritti.
“Oh, come già si mostrava vigoroso e mirabile, vittorioso e forte questo leone di Giuda, figlio di Davide! Nessuno si destò mai dal sonno con la velocità con cui egli si svegliò dalla morte [… ].
La Regina era informata di tutti questi segreti e partecipava di essi con l’illuminazione che aveva nel cenacolo. Nell’istante in cui l’anima santissima di Gesù entrò nel proprio corpo fu comunicato a quello di Maria il gaudio che era rimasto trattenuto nella sua anima, e come concentrato in essa in attesa della risurrezione di lui.
Questo beneficio fu tale da portarla dalla pena alla letizia, dalla tristezza alla contentezza, dal dolore alla felicità ineffabile e al riposo.
In quell’occasione Giovanni si recò a visitarla, come aveva fatto il giorno precedente, per rincuorarla nella sua amara solitudine, e scorse improvvisamente colma di splendore e di contrassegni di gloria colei che poco innanzi riconosceva appena nella sua afflizione.
Si meravigliò e, avendola osservata con grande riverenza, giudicò che Cristo dovesse essere già risorto, poiché ella era così rinnovata.
La Signora, con questa eccezionale esultanza e con atti sublimi che compiva di fronte a realtà tanto eccelse, cominciò a disporsi all’incontro con il suo diletto, al quale era già molto vicina. Tra gli inni, i cantici e le preghiere, sentì in sé un altro mutamento, cioè una specie di giubilo e sollievo celeste, corrispondente in modo straordinario alle tribolazioni che aveva sostenuto“.
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