I dati sono drammatici e mostrano una realtà totalmente oscurata, quando non del tutto manipolata da chi detiene il vero potere economico, con conseguenze devastanti.
Da quando infatti è iniziata la pandemia, numerose organizzazioni si sono attivate per fornire pillole abortive online alle donne in ogni paese del mondo. Con risultati devastanti.
I dati che emergono sono infatti davvero impressionanti, in particolare quelli che riguardando le complicazioni causate dalla pillola abortiva. É stato nientemeno l’Oms a invitare le donne di tutto il mondo all’aborto, e in Paesi come il Regno Unito emerge che il 6 per cento di queste sono finite in ospedale. Lo stesso negli Stati Uniti.
I numeri drammatici del tutto occultati
Numeri a dir poco drammatici di cui però sembra non volere parlare, e al contrario ci si ostina a porre i riflettori sul caso polacco, di una donna morta nell’ambito di una vicenda poco chiara, legata alla “sicurezza della paziente e del feto“, come hanno spiegato i medici, ma sulla quale i riflettori mediatici si sono focalizzati sul tema dell’aborto, vietato in Polonia, montando un caso su cui sta ancora indagando la magistratura.
Durante la pandemia addirittura una donna incinta su 17 ha ottenuto l’aborto medico nel Regno Unito. Una procedura che nel Paese risulta ormai fuori controllo, anche se la legge lo consente prima delle 10 settimane in Inghilterra e Galles e prima delle 12 settimane in Scozia. Le pillole abortive vengono infatti addirittura inviare per posta o ritirati da una clinica, affinché la donna effettui l’aborto “fai da te”.
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Dalle indagini effettuate sugli aborti effettuati tra il 1 giugno 2019 e il 31 maggio 2021 è infatti emerso che il 5,9% delle donne è finito in ospedale per complicazioni. Come ad esempio “prodotti di concepimento” trattenuti, emorragia e infezione.
L’industria dell’aborto procede sulla sua strada menzognera
Una multinazionale abortista australiana ha pubblicato i propri dati confermando che il tasso di complicazioni complessivo dovute all’aborto chimico è dello stesso ordine, di cui quasi il 5 per centro risultano alla fine essere aborti incompleti.
Così aumentano le chiamate di emergenza, di oltre il 50 per cento per quelle di follow-up, e di quasi il 20 per cento quelle delle ambulanze. In un anno sono state dodicimila le donne ricoverate per questa ragione. Dati a dir poco spaventosi che, molto probabilmente, non potranno che peggiorare nel futuro prossimo.
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Nonostante ciò, l’industria dell’aborto procede nella sua strada, che come è ben chiaro è una strada fatta di morte e di sofferenza, e non solo per il bimbo che la madre porta in grembo. Una potenza, quella del denaro, che arriva anche a censurare con facilità ognuno di questi dati, per dare la caccia ai pericolosi governi “pro-vita”.