Laddove non c’è più speranza subentra la rassegnazione, nel mondo odierno in quanti si sentono in grado di affermare che la speranza di un cambiamento guida la loro esistenza? In quanti si sentono ancora in grado di sognare un futuro in cui la società in cui vivono sarà più equa, giusta, migliore? Esistono ancora leader spirituali, persone che con il loro modo di pensare riescono ad infondere la speranza?
A rispondere in parte a queste domande è il teologo belga Jean Louis Ska (uno dei maggiori biblisti del nostro tempo) in un testo pubblicato su ‘Vita e Pensiero‘. Il teologo fa notare come anche al tempo del sacco di Gerusalemme si visse un periodo di incertezza, in cui la popolazione si sentì abbandonata a se stessa, priva di una guida affidabile, di un profeta che illuminasse il cammino: “Non c’è più alcun profeta, e fra noi nessuno sa fino a quando”, si legge nel salmo 74.
Il sentimento di abbandono provato dai cittadini della Città Sacra, prima di allora mai violata ed in quel momento improvvisamente vulnerabile, è simile a quello che hanno provato diverse civiltà nel corso della storia, ma questo significa che da quel momento i profeti, intesi come le persone in grado di sognare un futuro migliore ed in grado di tracciare una strada, sono scomparsi?
Questo il quesito che si è posto e che pone Jean Louis Ska nel suo scritto. Per rispondervi, però, prende come esempio alcuni pensatori, scrittori, della nostra epoca ed attraverso il loro pensiero dimostra che sebbene la tradizione di profeti biblici (quindi esclusivamente legati all’ambito religioso) sembri esaurita, in realtà si è tramutata abbracciando un punto di vista più ampio.
Infatti citando le parole dello scrittore irlandese George Bernard Shaw: “L’uomo ragionevole si adatta al mondo; l’uomo irragionevole persiste nella volontà di adattare il mondo a se stesso. Perciò, ogni progresso dipende dall’uomo irragionevole”, sostiene come ci sia ancora spazio per sognatori e persone in grado di cambiare lo stato delle cose, anche quando sembra impossibile.