La sua vicenda non è particolarmente nota ma di fronte alla quale non si può rimanere indifferenti. È stata definita l’antesignana di Santa Teresa di Calcutta ma nella sua vita c’è molto altro.
Tra i mistici legati a San Giuseppe, risalta il nome della beata Petra de San Josè (1845-1906). Poco nota fuori dalla Spagna e dell’America Latina, la vita della religiosa è stata oggetto di un film uscito l’anno e scorso e ora distribuito anche in Italia.
Fidanzata innamorata, prima dell’arrivo del vero Amore
La missionaria di San Giuseppe è il titolo della pellicola, prodotta da Goya Producciones e diretta da Pablo Moreno. Il ruolo della protagonista è affidato all’attrice Marian Arahuetes.
Petra de San José è stata definita da taluni come un’antesignana di Santa Teresa di Calcutta. La sua, però, è una storia davvero peculiare e unica nel suo genere, non assimilabile a quella di nessun altro santo o beato.
Quella di Ana Josefa Pérez y Florido (questo il nome secolare della beata) è la storia di una ragazza benestante, figlia di un possidente terriero nell’Andalusia del XIX secolo, la cui vita prese poi un’altra direzione.
Il film inquadra molto bene la vicenda personale nel contesto storico dell’epoca, caratterizzato da forti tensioni politico-sociali, tra cui le rivolte contadine, che coinvolsero direttamente la famiglia Pérez, residente a Valle de Abdalajìs.
La giovane Ana si era fidanzata con un coetaneo, José Mir: un amore tenero e disinteressato, il loro, eppure, nel momento in cui, lei inizia a percepire in modo nitido e forte la vocazione religiosa, avverte una stranissima repulsione verso l’uomo.
Le cose del mondo e le cose di Dio
Ultima di cinque figli e rimasta orfana di madre a soli tre anni, Ana viene cresciuta dalla nonna paterna e dal padre José, con il quale ha un rapporto filiale molto intenso e affettuoso, sebbene non privo di contrasti.
In un contesto rurale e provinciale, spesso avvelenato da pettegolezzi, giudizi facili, bigottismo e piccinerie, fin da piccola Ana riesce a vivere un rapporto con Dio, all’insegna della purezza, della gratitudine e della generosità.
San Giuseppe è il principale santo della sua vita, che spesso le appare e dal quale scaturisce la sua vocazione religiosa. La vita monastica di Ana Josefa Pérez y Florido inizia relativamente tardi, intorno ai 27 anni. In precedenza, aveva dovuto affrontare il nodo della rottura del suo fidanzamento: cosa che, provvidenzialmente le risultò più facile, quando fu suo padre a ordinarglielo.
Il fidanzato José, infatti, si era infiammato per le lotte politiche dell’epoca a favore dei braccianti, mettendosi contro i conti di Los Corbos, protettori della famiglia Pèrez. Un disonore inaccettabile, per il padre di Ana, che però, inizialmente, si oppone anche alla vocazione della figlia.
Il vecchio Pérez cambierà idea il giorno in cui, durante un’irruzione di contadini rivoltosi nella loro villa, Ana gli salverà la vita.
Come San Francesco
Assieme a una cugina e a due amiche d’infanzia, Ana Josefa Pérez y Florido dà vita al primo nucleo di una comunità che presta soccorso e cura ai malati della regione intorno a Malaga.
A poco a poco, il loro servizio si estende anche ai poveri e agli anziani. Come San Francesco, la beata spagnola, da ricca che era, si spogliò delle sue sostanze per amore degli ultimi, investendo l’eredità del padre, in nuove strutture destinate a opere caritative.
Ana e le tre compagne entrarono inizialmente come novizie nelle Mercedarie della Carità, tuttavia, nel 1880, il vescovo di Malaga, consapevole dei talenti di Ana, le chiede di dar vita a un ordine femminile che si chiamerà Madri degli Abbandonati.
Nel 1901, dopo la consacrazione del santuario di San Giuseppe della Montagna, a Barcellona, la congregazione prenderà il nome definitivo di Madri degli Abbandonati e di San Giuseppe della Montagna. La fondatrice, nel frattempo, aveva assunto il nome monastico di Madre Petra de San José.
La dedizione senza risparmio alla causa degli ultimi da parte di Madre Petra procurò a quest’ultima gelosie e inimicizie, anche in ambito ecclesiastico. L’obiettivo della fondatrice, tuttavia, non aveva nulla di politico, essendo ispirato solo ed esclusivamente al Vangelo.
Il “miracolo” che nessuno avrebbe mai immaginato
Nata al Cielo il 16 agosto 1906, presso il santuario di San Giuseppe della Montagna, Madre Petra fu inizialmente seppellita nel cimitero di Barcellona, per poi essere traslata nello stesso santuario nel 1920.
Le spoglie furono trafugate nel 1936, durante la guerra civile spagnola. Il film riporta in chiave volutamente romanzata tale circostanza, tuttavia, di vero c’è che l’uomo che rubò le ossa di Madre Petra per seppellirle in un punto anonimo della campagna nella zona di Puzol, era entrato in possesso anche del diario della religiosa.
Fu proprio leggendo gli appunti spirituali di Madre Petra che il ladro di reliquie si pentì e si convertì in punto di morte, nel 1952, svelando anche dove erano nascoste le ossa.
La scoperta delle reliquie avvenne nel 1983: riconosciuti come autentici l’anno successivo, i resti mortali di Madre Petra hanno trovato la loro collocazione definitiva presso la casa generalizia della congregazione delle Madri degli Abbandonati e di San Giuseppe della Montagna, a Valencia.
Madre Petra de San José è stata beatificata da San Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1994. Pur essendo tutt’altro che comune, la sua storia non è molto conosciuta. C’è da scommettere che il film sulla vita di Madre Petra, nel suo piccolo potrà contribuire alla sua fama e forse anche a convertire qualche cuore incredulo.