Don Bledar Ximli racconta di aver trovato si una mensa dove mangiare, ma di essere ancora costretto a dormire sotto un ponte. In quel periodo era disperato, piangeva sognando di fare ritorno a casa, ma non poteva tornarci per via dei debiti che aveva contratto per il viaggio nel Mediterraneo, quindi fu costretto a chiedere le elemosina. Un giorno incontro un sacerdote al quale doveva recapitare una lettera e la sua sorte ha cominciato a girare: “Non mi diede le elemosina ma si è interessato a me, chiedendomi come stavo e dove vivevo. Inizialmente ero restio a confidarmi poi gli confessai che vivevo in strada e questo mi disse che era una situazione inaccettabile e che dovevo tornare il giorno dopo perché lui avrebbe trovato una soluzione”.
Quando torna il giorno seguente il sacerdote non aveva ancora trovato una sistemazione, ma pur di non lasciare in strada quel ragazzo minorenne lo invitò a vivere con lui: “Figliolo per me ha bussato Gesù Cristo, entra e vivi in casa mia. Ho vissuto in casa sua non per un giorno, non per un mese ma per 9 anni, finché nel 2002 non è morto. Era don Giancarlo Setti”.
Il sacerdote spiega che in quei 9 anni di convivenza con don Giancarlo ha lavorato come benzinaio per ripagare i debiti e mettere in regola i suoi documenti, ha completato gli studi superiori e si è iscritto all’Università. In quegli anni, però, Bledar ha anche scoperto la religione cattolica: venendo da un paese comunista non era mai andato a Messa, ma giocando con gli altri ragazzi in oratorio si convinse a seguirli alla funzione. Il ragazzo ha cominciato ad amare la Messa perché attraverso le parole di Dio, i canti e le letture riusciva ad intravedere gli affetti che provava quando era con la famiglia e dopo qualche tempo chiese al suo mentore di poter prendere il battesimo.
La seconda svolta della sua vita è stata nell’anno del Giubileo del 2000, quando avvertì per la prima volta la chiamata di Dio. Bledar voleva lasciare l’università e dedicarsi alla vita sacerdotale ma don Giancarlo gli disse di completare il percorso di studi che tanto “Dio non ha fretta”. Tre anni più tardi, nonostante la morte del suo mentore, Bledar prese la laurea e si iscrisse in seminario. Oggi questo giovane sacerdote albanese si occupa della comunità toscana di Santa Maria Campi Bisensio.
Al culmine della testimonianza don Bledar ha detto a papa Francesco che tutto il popolo albanese gli vuole bene e questo si è alzato in piedi, è andato verso di lui e lo ha abbracciato come un fratello. Si tratta di una testimonianza pregna di significato che dimostra come ogni migrante dovrebbe essere accolto, ma anche come ogni migrante si dovrebbe porre nei confronti della cultura e del Paese in cui vengono ospitati.
Luca Scapatello
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