È il segno distintivo del sacerdote, il quale, in qualunque momento, è tenuto alla celebrazione dei sacramenti, che può avvenire, senza limiti, nei luoghi più impensabili.
È altrettanto importante che i ministri di Dio si rendano riconoscibili tra la gente.
Perché per ogni persona che li disprezza e li dileggia, ve ne sono molte altre che li rispettano, li amano, li cercano e hanno bisogno di loro.
Il sacramento nel luogo più impensabile
L’episodio emerso può apparire di scarsa rilevanza a una mente rivolta soltanto all’immanente. In realtà, si tratta di un gesto assai significativo che ribadisce uno dei poteri conferiti direttamente da Cristo ai discepoli: quello di togliere il peccato.
La vicenda è stata vissuta a Rio de Janeiro da padre Matheus Aquino, sacerdote dell’arcidiocesi carioca, e da Pedro Delfino, un amico laico che lo aveva accompagnato al cinema.
Mentre i due facevano la fila in biglietteria, un uomo ha notato la tonaca di padre Aquino, gli si è avvicinato e gli ha chiesto se potesse confessarlo. Il sacerdote, per nulla sorpreso, né tantomeno seccato, ha acconsentito e gli ha amministrato l’assoluzione.
Una professione? No, molto di più!
Pedro non ha potuto resistere alla bellezza e alla semplicità del gesto e ha pubblicato su Instagram l’immagine della confessione, accompagnandola da una sua riflessione.
“Il sacerdozio non è una professione. Il sacerdote non lo è dalle 9.00 alle 18.00, ma tutto il giorno. Il 100% del tempo, senza scioperi, fine settimana o pensione”, scrive Pedro Delfino. Un sacerdote, dunque, “offre la sua vita a Dio, senza dividerla con nient’altro”. Alla luce di ciò, la tonaca o la talare è una “divisa da lavoro”, una sorta di “armatura sacerdotale”.
Pedro racconta poi quanto avvenuto in quel cinema: “Ieri il mio amico @pematheusaquino è stato sorpreso alla porta del cinema da un estraneo che lo ha avvicinato volendosi confessare lì. Che bella scena”.
Confessore e confessato sono stati quindi fotografati a loro insaputa: un gesto “forte”, forse un po’ invasivo, ma fatto sicuramente col cuore e con le migliori intenzioni. Padre Matheus “non sa che ho scattato questa fotografia, e la vedrà sicuramente per la prima volta ora, insieme a voi, ma non ho potuto resistere e ho registrato il momento”.
Giova sempre apparire “normali” e “moderni”?
L’immagine di quella confessione improvvisata, impartita sotto gli occhi di tutti, ha evocato a Pedro le parole di un altro sacerdote di sua conoscenza, don Justino, che ha detto: “La tonaca è la liturgia della strada. La persona che la vede è obbligata a pensare a Dio”.
Pedro, quindi, rimarca: “È vero. Quante persone sono passate di là in quel momento e sono rimaste colpite da quella scena fuori dal comune? Quante riflessioni interiori, ammirazioni silenziose e interessi nascosti ha risvegliato quel momento per quel sacramento amministrato lì?”.
Nulla sarebbe successo se, in quel frangente, il sacerdote avesse indossato “jeans e polo”, osserva Pedro, che ribadisce: “A ogni apparizione pubblica di un sacerdote con la tonaca, ovunque passi, le anime possono essere influenzate a tornare a Dio senza che il sacerdote ne sia neanche a conoscenza! Letteralmente, per la forza dell’abito”.
Poi una riflessione fatta “a nome dei laici”: secondo Pedro Delfino “un grande motivo che ha fatto perdere alla gente la fede oggi è il fatto che molti leader religiosi hanno deciso di essere più ‘normali’ e ‘moderni’ dei laici stessi”. Serve dunque una “riserva morale nella società che ci riporti sempre alla bellezza della Tradizione” e che spetta al clero.
Il post si conclude con queste parole: “Sacerdoti e seminaristi del mio Instagram, riflettete su questo e non disprezzate il DONO grandioso a cui siete stati chiamati. Grazie, @pematheusaquino, per il tuo esempio di dedizione TOTALE a Dio”.