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La verità dietro la rivoluzione francese: i genocidi nascosti

 

Non ci sono dubbi che l’ideologia laicista, quella alla base degli stati moderni (sarebbe forse meglio dire contemporanei) derivi dalla prima costituzione della repubblica francese. Questa era espressione e culmine di un secolo, quello dei lumi, basato sulla superiorità della ragione su ogni altra cosa, compresa la religione. Pochi però sono a conoscenza del fatto che per raggiungere quella che è considerata una conquista per tutta la popolazione umana vennero commesso 200 omicidi al giorno.

La rivoluzione partiva da un motto “Liberté, Egalité et Fraternité”, incipit divenuto simbolo di una lotta sociale contro i poteri costituiti che puntava a scardinare la precedente forma di governo per impiantarne una dal basso che desse potere alle masse. Quello che accadde in pratica è noto, la rivoluzione divenne un bagno di sangue con persone obnubilate dalla rabbia e dalla fame che massacravano nobili e religiosi, rei di vivere uno stile di vita agiato sulle spalle degli umili lavoratori.

Fin qui abbiamo solo esposto nozioni di storia che chiunque conosce, ma chi sa il motivo del massacro nel villaggio di Valdea? I libri narrano sommariamente di un gruppo di rivoltosi fuori controllo che ha massacrato la popolazione locale senza specificare né la motivazione né il rapporto di suddetti “fuoriusciti” con la repubblica. Ebbene la verità, da sempre nascosta o minimizzata, è che il motivo dello sterminio di Valdea è legato alla fede cattolica: gli abitanti del villaggio non vollero abbandonare la propria fede e per risposta i rivoluzionari tagliarono loro la testa e li gettarono in fosse comuni.

Questa realtà è stata da poco dimostrata dal Professor Reynald Secher nel libro intitolato ‘Le génocide franco-français: la Vendée-Vengé (Il genocidio franco-francese: la vendetta Vandea). Il successo editoriale di questa pubblicazione ha suscitato numerose polemiche in Francia dove il professor Secher ha perso persino la cattedra in nome della difesa della “Purezza” della rivoluzione: “Ho subito una reazione apertamente ostile perché il principio della Rivoluzione non deve essere macchiato. Dire che le conseguenze sono state per me molto difficili è un eufemismo: ho dovuto rinunciare alla mia cattedra e non ho più potuto insegnare in università. Gli attacchi sono stati estremamente violenti, addirittura mio nonno è stata accusato di essere stato una collaboratore durante la Seconda guerra mondiale, quando tutti tutti sanno che era un noto membro della Resistenza”.

A suscitare la collera della Francia non è stato tanto lo sbandieramento del genocidio cattolico (fatto non sottolineato e marginalizzato, ma non celato) ma piuttosto la tesi che questa atrocità provenisse dal governo centrale che puntava a smembrare non solo la Chiesa ma anche lo spirito cattolico nella comunità: “Contrariamente a quanto si è sempre voluto credere quello che è successo in Vandea non è stata una gaffe causata da iniziative locali, ma il risultato di ordini emessi dal più alto livello statale. Nel 2011 ho dimostrato che dietro a tutto c’era il Comitato centrale della sanità pubblica”.

Questo basterebbe a screditare non solo quel periodo, ma anche gli uomini che sono ritenuti portatori di una rivoluzione ideologica, che altro non era che quello che oggi chiameremmo golpe ,d’altronde basta poco per informarsi e comprendere che dietro quelle belle parole si nascondevano gli interessi economici di una classe emergente (la borghesia) che ha strumentalizzato i malumori di un popolo ridotto allo stremo per assumere il controllo della nazione.

Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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