Le verità scomode si nascondono sotto il tappeto della storia e hanno come protagoniste le solite vittime innocenti, travolte dagli eventi, mentre i “capi”, di ieri come di oggi, restano sordi e muti.
Storia di ieri.
4 novembre 1918: L’Italia acquisisce Trento, Bolzano, Gorizia, Trieste, Istria, alcune zone della Dalmazia.
Negli anni a seguire, nonostante gli italiani siano un terzo rispetto agli slavi, si impone in Istria una l’italianizzazione a più livelli: gli slavi non potranno più parlare la loro lingua, i cognomi slavi verranno modificati, le organizzazioni assistenziali, culturali, scolastiche e le funzioni religiose slave cessate o adeguate, molti libri verranno bruciati.
6 aprile del 1941: L’Italia invade la Jugoslavia (durante la guerra nei Balcani che vede alleati Hitler e Mussolini), acquisisce Lubiana, parte della Slovenia, la costa dalmata e la Croazia.
La repressione contro gli slavi aumenta per contrastare i partigiani di Tito (leader comunista yugoslavo). Una circolare dell’epoca del generale Mario Roatta (allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano), dice: “Non dente per dente, ma testa per dente.”. “Si ammazza troppo poco.”(tanto per capire il clima che si respirava).
Saltiamo qualche fondamentale evento di quel tempo, senza dimenticare che ogni decisione politico/militare ha determinato troppe morti, e arriviamo alla seconda guerra mondiale:
8 settembre del 1943: Comincia l’utilizzo delle foibe, profondissimi cunicoli sotterranei (molti in Istria) adattissimi a nascondere i cadaveri. Molti finiscono per sempre li dentro: possidenti italiani, responsabili di violenze precedenti, ma anche persone comunissime come impiegati comunali, operai, avvocati, levatrici, medici, minatori … coinvolti (per colpa della storia) dalle feroci rappresaglie politiche tra nazisti, partigiani e comunisti.
1° maggio – 12 giugno 1945: Seconda fase di utilizzo delle foibe, poiché Tito entra a Trieste e in altre città italiane e si intensificano le violenze, gli arresti, le deportazioni, le torture. L’esercito anglo-americani arriva troppo tardi per contrastare Tito e molte persone vengono infoibate, solo perché italiani. I partigiani slavi di Tito combattono contro i fascisti e gli italiani non comunisti, così nelle foibe finiscono circa 1000 persone tra fascisti, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini.
Ecco cosa racconta un superstite delle foibe, Graziano Udovisi (nato a Pola), un fascista che ha combattuto i partigiani italiani e quelli sloveni: “L’esercito partigiano comunista slavo è diventato il torturatore di noi italiani … spettava quindi a noi giovani istriani prendere le difese dei civili e della nostra terra contro gli invasori dell’esercito di Tito che, a tutti i costi, volevano impossessarsi della penisola.”.
Udovisi ricorda che quella notte, dopo varie sevizie, furono portati, tutti in gruppo, sull’orlo della foiba, lui era legato al collo di un altro italiano. Vennero poi fucilati, lui si gettò in una foiba piena d’acqua prima di essere colpito. Fortunatamente riuscì a slegarsi e a risalire a galla, portando in salvo anche un altro italiano, tirandolo per i capelli!
I reggenti dell’epoca, coloro che non evitarono quel massacro, appartenevano a schieramenti diversi, tutti responsabili di aver reso impossibile la vita al popolo, a coloro che non potevano far altro che subire o difendersi, rischiando, nei due fronti, di essere sempre il nemico di qualcuno. Chi avrebbe potuto salvarsi dalla furia della violenza? Da che parte stare per salvarsi la vita: coi fascisti, con Tito, con Togliatti e Nenni, con Roosevelt, Churchill o Truman, con la Dc di De Gasperi, col Vaticano di Pio XII? Questi i “capi” protagonisti di quelle vicende.
Storia di oggi.
10 Febbraio 2005 (finalmente): il Parlamento italiano dedica una giornata al ricordo dei morti nelle foibe, ma, ad oggi, le questioni in merito a quella pagina di storia sono ancora confuse e molte persone, che non risultarono né italiane, né slave (non per loro volere, ma perché costretti alla fuga per i fatti su citati), sono ancora trattate come esuli.
Gli esuli attendono, anche quest’anno invano, di essere ricevuti da Mattarella al Quirinale, che è mancato alla commemorazione anche lo scorso 10 febbraio.
Inoltre, tra qualche, giorno ad Arcore, organizzata dal Comune e dall’ “Associazione Partigiani”, si terrà il dibattito “Io ricordo … tutto – Operazione foibe, fra storia e mito”. Claudia Cernigoi ne sarà relatrice, come omaggio agli infoibati, mentre la deputata locale di Forza Italia, Elena Centemero, ritiene la questione fuori luogo.
Da segnalare che i senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi, da sempre sostenitori degli esuli, hanno divulgato la notizia secondo la quale l’11 febbraio le associazioni “Resistenza” e “Antifascismo militante” organizzano un evento sulle fobie. Il problema è che a presiederlo sarà lo storico Piero Purini, dichiaratosi contrariato dallo spettacolo teatrale “Magazzino 18” (di Simone Cristicchi), che parla proprio del dramma delle foibe e dell’esodo. Secondo Purini “Gli infoibati furono una minoranza di poche decine di persone.”. I senatori, indignati, hanno scritto al Ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, chiedendo “se non ritenga scandalosa, in occasione delle giornate di commemorazione di un episodio ormai riconosciuto, dopo anni di oblio, dalla storia ufficiale, che associazioni nostalgiche del comunismo organizzino una conferenza che offende la memoria delle tante vittime italiane” e “se non ritenga incompatibile con le commemorazioni, l’assegnazione di crediti formativi per gli studenti partecipanti a questo evento”. Gasparri e Giovanardi hanno poi chiesto anche a Mattarella di non indugiare ancora nell’incontrare gli esuli, ma il Presidente 10 febbraio sarà all’estero!
Il tragico resoconto, proprio dopo 70 anni da quella strage, desta tanto malumore, non solo per l’evento in se, quanto, e soprattutto, per l’indifferenza dilagante che sembra perpetuarsi lungo tutto l’asse storico del nostro amatissimo paese, che spesso dimentica l’aspro significato del rosso della bandiera, secondo i nostri poeti: il sangue versato per la patria.
Ma, si sa, ciò che viene nascosto sotto al tappeto finisce col far volume, non si può lasciarlo li per sempre, facendo finta di dimenticarsene.