Dalla tragica vicenda di Dj Fabo in poi (accaduta qualche mese fa), si sono moltiplicate le notizie di persone malate che decidono di recarsi in Paesi come la Svizzera, per chiedere il trattamento di fine vita.
Sono moltissime le persone che soffrono indicibilmente e smettono di lottare per sopravvivere, chiedendo, appunto, l’eutanasia.
Il dibattito in merito alla questione, da molto tempo, di svolge tra coloro che portano proposte al governo e che insistono nel volere, anche in Italia, una legge che permetta al cittadino di morire per sua volontà e quelli che, tramite associazioni umanitarie e mediche, chiedono giustamente di intensificare le cure e focalizzare l’attenzione sui servizi di assistenza, non solo per le persone malate, ma anche per i loro familiari che spesso si trovano da soli, abbandonati dalle istituzioni, ad affrontare dei disagi enormi, pur di rimanere accanto al parente che soffre.
Mancano le strutture, manca la disponibilità economica per affrontare, in molti casi, viaggi verso ospedali più attrezzati, mancano gli strumenti e i posti letto e spesso sembra mancare la volontà di agevolare la speranza di coloro che, con tanta forza e spirito di abnegazione, decidono per la vita, nonostante tutto.
“Il problema va spostato dal fronte delle scelte individuali a quello dell’assistenza. Noi non possiamo consentire che, a persone malate gravi, non vengano dati tutti i possibili servizi previsti. Come associazione ci battiamo ai tavoli delle Regioni, anche in Toscana, per i percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (Pdta), nei quali chiediamo sia prevista la parte per i malati gravi e gravissimi, indipendentemente dalla patologia. Vogliamo che siano presenti gli interventi di ogni natura per sostenere persone e famiglie e una rete di servizi con integrazione socio-sanitaria.”. “Se uno ha dolori c’è una serie di modi per affrontarli: vale per i malati oncologici, come per altre patologie gravi. Chiediamo che ogni persona sia messa nelle condizioni di vivere la miglior vita possibile con la sua malattia. Vogliamo vivere in uno Stato che è accanto a ogni persona che ha un problema.” –le parole di Mario Alberto Battaglia, Presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism).