L’aborto è un omicidio a dirlo e la scienza oltre che alla Chiesa Cattolica,

monumento bambino mai nato

 

Nel lontano 1984 la Commissione d’inchiesta inglese Human Fertilisation and Embryologyconcluse i suoi studi, cominciati due anni prima, sulla sperimentazione degli embrioni umani. Emanò un rapporto, il famoso rapporto Warnock, dal nome della sua presidente Mary Warnock una pedagogista e filosofa del Regno Unito. Eravamo nel luglio del 1984 e il Rapporto della Commissione di Inchiesta sulla Fecondazione ed Embriologia, appunto il Rapporto Warnock, stabilì che prima del quattordicesimo giorno dal momento della fecondazione l’embrione non può essere considerato un individuo biologico.  Le motivazioni addotte riguardano il fatto che solo al 14° giorno si ha il completamento dell’impianto in utero, cominciato 7 giorni prima, e che solo verso il 14° giorno si evidenzia la comparsa della “linea primitiva” (che indica l’avvenuta differenziazione tra le cellule dell’embrione vero e proprio e le cellule che invece formeranno i tessuti placentari ).  Questo Rapporto ha dato origine alla “Human Fertilisation and Embryology Act” del 1990 che disciplina il trattamento della fertilità umana e la sperimentazione con gli embrioni umani. Il suo effetto pratico fu quello di richiedere le licenze per le procedure come la fecondazione in vitro e il divieto per la ricerca che utilizza gli embrioni umani oltre i 14 giorni. Come disse Suzi Leather, ex presidente della Human Fertilisation and Embryology Authority, questo è stato “forse il più grande successo del comitato Warnock, che è riuscito a ottenere un consenso etico condiviso”. Il limite di 14 giorni del piccolo embrione-essere umano sembrava allora una conquista etica, ma in realtà fu l’inizio di una deriva etica impressionante. Da allora sul piccolo embrione è stato fatto di tutto. Infatti se prima dei 14 giorni l’embrione “non è un individuo biologico” (della specie umana) sarà possibile ….costruirlo in provetta, congelarlo, selezionarlo, estrarre da lui le cellule staminali embrionali, impiantarlo in utero, togliere dall’utero quelli in sovrannumero, impedirne l’impianto con la spirale, con la pillola del giorno dopo o dei cinque giorni dopo. L’ultima frontiera, per ora, è l’utero in affitto (chiamata gentilmente e laicamente “gestazione per altri”). Ricordiamo che Mary Warnock, ora 92enne, è stata fatta baronessa del Regno Unito e si sta occupando dal 2008 di eutanasia per le persone con demenza alle quali, secondo lei, dovrebbe essere consentito di scegliere di morire se si sentono “un peso per la loro famiglia o allo Stato”.

Ora però uno studio realizzato alla Rockefeller University di New York e all’Università di Cambridge, pubblicato contemporaneamente su due pubblicazioni di “Nature” e “Nature Cell Biology”, ha cercato di indagare cosa succede nei primi 13 giorni di vita dell’embrione umano, nella fase detta blastocisti, cioè dal concepimento alla fine dell’annidamento nella mucosa uterina della madre (cominciato al 6° / 7° giorno di vita).

Lo studio afferma che l’embrione umano è in grado di auto-organizzarsi autonomamente secondo un piano di sviluppo ordinato anche in assenza di segnali esterni. Cioè che l’embrione “vive”.  Inoltre si è visto che ci sono differenze inaspettate tra i modelli animali e gli embrioni umani per quanto riguarda la diversificazione delle linee cellulari, dalle quali dipendono l’organizzazione dei tessuti dipendenti dai geni. E ancora che la ricerca sui… topi non basta assolutamente per avere un’idea della vita umana. Dunque l’embrione umano non è un grumo di cellule (come dicevano i Radicali di Pannella e Bonino al tempo della legalizzazione dell’aborto), né un essere indistinto e informe né un “prodotto del concepimento” come veniva sprezzantemente definito. Sappiamo che queste ingiuste e antiscientifiche definizioni di embrione furono usate per giustificare, secondo l’etica laicista, la fabbricazione in provetta, la pillola del giorno dopo, la spirale, la sperimentazione ecc. In Italia è vietata la ricerca sugli embrioni umani, ma all’estero si fa con un limite alla sperimentazione posto dal 1984 al 14° giorno di vita.  Ora con questo nuovo studio bisogna tornare indietro dai 14 giorni, e, come dice “Nature”, è ora di mettersi a ridiscutere quel limite di 14 giorni e spostarlo. La vera scienza l’ha sempre detto, il Magistero della Chiesa Cattolica l’ha sempre sostenuto. Dal concepimento non c’è salto, né trasformazione perché l’embrione umano, come scrisse magistralmente il genetista gesuitaAngelo Serra, ha uno sviluppo “continuo, graduale e coordinato”. E pensare che questo ultimo studio pubblicato da “Nature” è il risultato di embrioni coltivati in provetta alla Rockefeller University e a Cambridge, non nel ventre della loro legittima madre, ma su un substrato artificiale. Speriamo che, dopo aver aperto gli occhi, cominci un nuovo rispetto per la vita umana dal suo “vero” inizio.

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