L’amore cristiano è spiegabile con dei ragionamenti matematici? Secondo un professore di geometria è possibile ed ecco come.
Quando si parla di amore ci si trova di fronte ad un concetto astratto, poiché non ci sono parole, sillogismi o ragionamenti che possano identificarlo come una realtà tangibile. Per questo il modo più semplice di comprendere l’amore non è parlarne, bensì esperirlo. Su questa verità si basa di fatto anche tutta la religione cristiana: l’amore che Dio prova nei nostri confronti può essere compreso solo dopo aver provato a donarlo a qualcuno.
In quel momento il verbo divino diviene atto attraverso di noi facendoci comprendere come sia possibile trasmetterlo. Se le parole non bastano a far comprendere l’essenza dell’amore, ancor più quella dell’amore che Dio prova nei nostri confronti, è possibile che ci riesca la fredda matematica? Se non si ha una conoscenza matematica approfondita un tale quesito probabilmente non ve lo sarete nemmeno posto, ma una volta che vi viene posto rispondereste tendenzialmente con un secco no o con un possibilista non credo, eppure il docente di Geometria al politecnico di Torino Francesco Malaspina ci è riuscito in un articolo scritto su ‘UCCR’.
L’amore cristiano spiegato con la matematica
Nell’articolo in questione, il docente porta l’esempio della prima casa dei morti costituita da Madre Teresa in cui l’amore di Dio per noi, quello dei fedeli e delle suore per lui, e quello degli esseri umani tra loro formano un circolo ideale. Questo circolo ideale è riscontrabile anche nella mappatura della terra: sebbene una singola regione può essere rappresentata su un piano per approssimazione (motivo per cui si riteneva che la terra fosse piatta), lo stesso non potrebbe essere fatto se volessimo unire più parti della terra in una mappa del globo: “Se mi muovo su cartine che si spostano sull’equatore, infatti, continuerò ad incollare fino a quando l’ultima cartina si dovrà incollare alla prima a formare un anello”.
Chiarito questo il docente spiega che per avere una rappresentazione del globo deve accettare omoemorfismi e approssimazioni sul piano, una cosa che accade anche quando si vuole rappresentare l’amore di Dio in una singola occasione: “Questi incollamenti tra cartine sono infatti composizioni di due omeomorfismi locali che identificano porzioni di globo con porzioni di piano. Abbiamo un amore ascendente dell’uomo verso Dio e uno discendente di Dio verso l’uomo. Le funzioni di transizione, intese come carità tra uomini, sono una sorta di risultante tra queste due forze”.
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Luca Scapatello