Per realizzare l’unità tra i cristiani non bastano le sole forze umane. Lo ha ricordato papa Francesco durante l’udienza generale, tenuta nel terzo giorno della tradizionale settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio).
Questa settimana, ha ricordato il Santo Padre, è l’occasione per “invocare da Dio il dono dell’unità per superare lo scandalo delle divisioni tra i credenti in Gesù”.
Cristo stesso, nell’Ultima Cena, “ha pregato per i suoi, «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21)”. Questo è stato il suo “testamento spirituale” ed è significativo, ha osservato il Pontefice, che “il Signore non ha comandato ai discepoli l’unità”.
Gesù non ha nemmeno rivolto ai discepoli “un discorso per motivarne l’esigenza”. Ha piuttosto “pregato il Padre per noi, perché fossimo una cosa sola”. L’unità, infatti, è anzitutto “una grazia da chiedere con la preghiera”, perché “non bastiamo noi, con le nostre forze, a realizzare l’unità”.
La lungimiranza del Vaticano II
Il problema della mancata unità tra i cristiani era stato colto anche dal Concilio Vaticano II, che osservava come “gli squilibri di cui soffre il mondo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo” (Gaudium et spes, 10). Anche alla luce di ciò, “l’unità può giungere solo come frutto della preghiera”, mentre “gli sforzi diplomatici e i dialoghi accademici non bastano”.
La preghiera per l’unità dei cristiani è chiaramente “volontà di Gesù”, eppure “probabilmente ci accorgeremo di aver pregato poco, forse mai”, per questa intenzione. “Il mondo – ha sottolineato il Papa – non crederà perché lo convinceremo con buoni argomenti, ma se avremo testimoniato l’amore che ci unisce e ci fa vicini a tutti, sì, crederà”.
Il demonio, primo nemico dell’unità
In tempi di “gravi disagi”, come quelli attuali, è più che mai urgente “accantonare i particolarismi per favorire il bene comune”. Ciò vale, a maggior ragione per i cristiani: “È un percorso che lo Spirito Santo ha suscitato e dal quale non torneremo più indietro”, ha affermato Francesco. Mentre Gesù “chiede l’unità”, “al diavolo la divisione conviene”. Mentre il demonio “insinua la divisione, ovunque e in tutti i modi, mentre lo Spirito Santo fa sempre convergere in unità”.
“Il diavolo, in genere – ha osservato Bergoglio – non ci tenta sull’alta teologia, ma sulle debolezze dei fratelli. È astuto: ingigantisce gli sbagli e i difetti altrui, semina discordia, provoca la critica e crea fazioni”. Satana, ha aggiunto, alimenta la “conflittualità” soprattutto con il “chiacchiericcio”, con cui riesce a “dividere la comunità, la famiglia, gli amici”.
Pregare per i cristiani non cattolici
Dio, al contrario, “ci ama ma ci prende come siamo, differenti, peccatori, e ci spinge all’unità”. Il nostro esame di coscienza, dunque, consisterà nel “chiederci se, nei luoghi in cui viviamo, alimentiamo la conflittualità o lottiamo per far crescere l’unità con gli strumenti che Dio ci ha dato: la preghiera e l’amore”.
In conclusione, il Santo Padre ha lanciato il suo appello per l’unità: primo passo sarà scoprire che “i cristiani di altre confessioni, con le loro tradizioni, con la loro storia, sono doni di Dio”. A partire da ciò, “cominciamo a pregare per loro e, quando possibile, con loro. Così impareremo ad amarli e ad apprezzarli”. Tutto ciò sarà “il punto di partenza per aiutare Gesù a realizzare il suo sogno: che tutti siano una cosa sola”, ha quindi concluso il Papa.
Luca Marcolivio