“La pillola per il controllo delle nascite e la separazione del sesso dalla procreazione hanno alterato profondamente il significato della sessualità”, dice l’Arcivescovo Chaput, in un’intervista riportata sul Sito Lifesites, che diffonde informazioni pro life.
L’Arcivescovo parlava al Napa Institue (California), il 27 luglio scorso, in merito al matrimonio e a come sia auspicabile educare i figli nella cristianità.
Inoltre, Monsignor Chaput, esprime la posizione della chiesa, e il suo dissenso, sui presunti, e sempre più pressanti, diritti dei gay e la rivendicazione di quell’unione che non darà mai frutti dettati dalla Parola di Dio: “E l’attivismo per il “matrimonio” same-sex (stesso sesso) è arrivato a chiedere, non solo più la sua accettazione, ma la sua approvazione”.
Si dimentica che la sola unione che da prole è quella biblicamente riconosciuta, quella tra un uomo e una donna. Il frutto di questa unione, i figli, sono da ritenersi l’unico tesoro da propagare al resto della storia, l’unico tesoro da accumulare su questa terra, l’unico da custodire come bene inestimabile e preziosissimo.
Credere nei figli è il solo modo, soprattutto per il popolo cristiano, di creare e diffondere una speranza per il futuro e per la propagazione del nostro Credo, al di la della nostra esistenza.
L’Arcivescovo Chaput è convinto, infatti, che l’Islam, in questo momento e per questa ragione, possa radicarsi meglio di noi cristiani, in alcuni ambienti, soprattutto perché crede nella famiglia e nella discendenza e questo non ci dovrebbe sfuggire.
Ecco allora che il controllo delle nascite, il perpetuarsi delle pratiche abortive, diventano un modo, non solo per togliere vita a coloro che potrebbero essere i nostri figli, ma alla stessa stirpe che ci spetterebbe di tramandare.
In questo contesto, decidere di amarsi, di sposarsi, di rispettarsi per tutta la vira, diviene una missione, il solo atto che ci permette di concretizzare la nostra voglia di eternità e la immortalità effettiva dell’anima, che tutti noi possediamo.