Ma come parlava Gesù ai suoi discepoli?
Il valore particolare della lingua della Chiesa.
Anche se apparentemente sembra una lingua morta, perché non più parlata e poco studiata nelle scuole, il latino ha ancora un suo particolare valore, specialmente per la chiesa, tanto da essere la sua lingua ufficiale. Ma perché la scelta proprio del latino?
Quando si pensa all’universalità della chiesa dei suoi primi secoli di vita, non si può far altro che accostarla, storicamente, alla grandezza e alla vastità dell’Impero Romano: la parola di Dio è arrivata ovunque, fino ai confini del mondo e la chiamata di Dio non ha mai escluso nessuno, sin dalle origini. Perché il messaggio della chiesa fosse universale, Dio si è avvalso della lingua e di tutti gli elementi storici che contestualizzavano i primi anni della chiesa, a partire proprio dalla lingua.
Il Cristianesimo, infatti, è partito dalla Giudea, territorio soggetto al controllo e alla dominazione dell’Impero Romano e da lì, poi, si è diffuso in ogni dove. Ne consegue che la lingua più parlata era il latino…anche se la lingua parlata da Gesù durante la sua predicazione è stato l’aramaico. Come si può spiegare, allora, questo binomio?
Gesù è vero parlava l’aramaico, ma è probabile che conoscesse anche altre lingue come il greco e il latino: un esempio può esserci dato dalla conversazione che Gesù ha avuto con il centurione romano dove, probabilmente, uno dei due parlava il latino e, di certo (a quanto scritto nei Vangeli) di interpreti per la traduzione non ce ne erano. Anche quando Gesù ha parlato con Ponzio Pilato deve aver usato, con probabilità la lingua latina. Non ne abbiamo la certezza assoluta, questo è vero: ma era usanza, per l’Impero romano, che ai territori assoggettati, venisse imposta la lingua dell’Impero…nulla vieta, però, che forse, lo stesso Ponzio Pilato parlasse e conoscesse l’aramaico.
Non sembra neanche assurdo che la Provvidenza, dopo secoli e secoli di persecuzioni contro i cristiani, abbia voluto proprio che il Cristianesimo diventasse la religione ufficiale dell’Impero; ma non dimentichiamo, anche che, dopo la discesa dello Spirito Santo, gli apostoli erano capaci di parlare, conoscere e capire tutte le lingue.
Teniamo presente, in ultimo, anche un’altra cosa: la Bibbia, i documenti ecclesiastici, i Vangeli…sono stati tutti tradotti dalle lingue locali al latino, perché potessero essere compresi in ogni parte del mondo. Questo cosa ne fa scaturire?
Che il latino resta ancora, oggi, la lingua che ha accomunato ed accomuna tutti i cristiani di tutte le epoche storiche. E il suo uso ancora oggi per i documenti della chiesa e per le celebrazioni eucaristiche più importanti è segno e significato della stabilità e dell’unità della chiesa per i fedeli di tutte le epoche.
ROSALIA GIGLIANO
Fonte: aleteia.org
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