Si tratterà magari di semplici coincidenze ma è quanto meno strano che nel giro di pochi giorni, per altro in occasione del anniversario (201 anni dalla fondazione) delle guardie svizzere arrivino delle notizie che sembrano tese a screditare l’operato del Papa e dei suoi gendarmi. Tutto è cominciato qualche giorno fa quando su alcune testate si denunciavano le modalità brusche con le quali le guardie svizzere avevano obbligato i senza tetto ad andarsene da Piazza San Pietro.
L’”Incidente” è stato spiegato con la necessità di pulire il colonnato del Bernini da rifiuti organici di vario genere e sporcizia proprio in occasione della celebrazione dell’anniversario della fondazione della gendarmeria vaticana. Gli attacchi, però, non si sono limitati a questo, domenica 24 settembre è giunto un duplice affondo: quello diretto al Santo Padre, con la pubblicazione della lettera in cui viene accusato di aver compiuto 7 eresie, e il secondo contro le guardie svizzere, portato attraverso le dichiarazioni dell’ex revisore generale dei conti vaticani Libero Milone.
Milone spiega ai giornalisti invitati per l’occasione di non essersi dimesso, ma di essere stato obbligato ad andarsene: “Non mi sono dimesso volontariamente, sono stato costretto e sono stato minacciato di arresto”, aggiungendo le motivazioni addotte dalla Gendarmeria Vaticana per un simile trattamento: “Accusato di avere compiuto una distrazione di fondi: dunque un peculato, come pubblico ufficiale”. Le lamentele di Milone, innocente fino a prova contraria come qualsiasi indagato, non hanno ragion d’essere semplicemente perché le brusche modalità a cui fa riferimento sono procedure tipo utilizzate dalla polizia di tutto il mondo quando eseguono un’indagine e vogliono evitare che le prove vengano inquinate.
Ieri sera la Santa Sede ha risposto alle accuse di Milone con un comunicato stampa in cui si legge: “In base agli statuti, il compito del Revisore Generale è quello di analizzare i bilanci e i conti della Santa Sede e delle amministrazioni collegate. Risulta purtroppo che l’Ufficio diretto dal Dott. Milone, esulando dalle sue competenze, ha incaricato illegalmente una Società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede”. Il reato contestato è molto grave, d’altronde il revisore dei conti non ha l’autorità di investigare sulla vita privata degli esponenti del Vaticano, e se venisse comprovato ci troveremmo di fronte ad un abuso di potere.
L’ex revisore dei conti afferma di aver eliminato quasi tutte le consulenze e di averne tenute solamente alcune, e nega di aver indagato su aspetti privati della vita degli esponenti del Vaticano. Dalle sue dichiarazioni emergono comunque delle incongruenze sul rapporto con il Santo Padre, da un lato Milone sostiene di aver avuto un rapporto di comunicazione intenso, poi afferma di non avere avuto risposta quando gli ha chiesto spiegazioni per quanto contestatogli. Che si tratti di una montatura ad hoc? Che si voglia screditare il lavoro, eccellente, di indagine e smantellamento della corruzione effettuato dalla Gendarmeria Vaticana? Che dia fastidio proprio questo?
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