LA GUARIGIONE DEL CUORE io la ottengo durante l’offertorio. L’offertorio è una parte della Messa che a noi sfugge moltissimo. Ecco perché non guariamo! Ecco perché a volte usciamo dalla Chiesa così come siamo entrati, senza avere la percezione di un risanamento della nostra intimità!
Bene, che cosa succede durante l’offertorio? L’offertorio è quella parte della Messa nella quale il Sacerdote eleva il pane e il vino che ha ricevuto dall’assemblea, di chi ha portato il pane e il vino in processione, e lo offre al Padre. Un atto che dura pochi istanti. Sapete che Padre Pio, la cui Messa, specialmente i primi anni, dopo meno, ma i primi anni era lunghissima, durava un’ora e mezza-due, senza prediche, eh!? Padre Pio non predicava mai!!
Il tempo che Padre Pio dava ALL’OFFERTORIO era lunghissimo. A volte anche 20 minuti!
Voi dite: “Ma cosa faceva?”. Appunto. Faceva quello che dovremmo fare tutti: ottenere questa guarigione del cuore per il quale io mi unisco al Figlio che si dona al Padre e allo Spirito Santo! Mi strappa da me stesso, dalle mie cose; in quel momento io entro in una dimensione divina, non è più la mia dimensione profana; qui non c’è soltanto il Figlio che si offre al Padre, parlo del Figlio VIVO: Gesù Cristo. Non c’è solo Lui.
Certo, soprattutto, principalmente, assolutamente Lui, ma IO adesso sono in quel Cristo! Ecco perché Gesù E’ il Sommo Sacerdote! Perché offre se stesso al Padre, come dice la lettera agli Ebrei, ma per la remissione dei miei peccati, non dei Suoi! Quindi Lui prende i peccati del mondo, in quel momento anche i miei …..li ha già presi nell’atto penitenziale ma adesso io mi unisco a Lui: offro tutto me stesso, quindi quando vedo il sacerdote che eleva prima il pane e poi il vino, io non devo stare lì a pensare a chissà che cosa o essere distratto forse anche dal canto.
Per esempio, nella nostra comunità a “S. Gregorio”, non facciamo MAI il canto durante l’offertorio! Addirittura il canto dell’assemblea, durante l’offertorio, può essere una distrazione. Non voglio dire che non si debba fare, intendiamoci! Ma ho detto che noi non lo facciamo. Cioè cerchiamo di educare l’assemblea a partecipare a quell’atto.
Io sono il sacerdote e dico: “Un momento! Tu che forse hai avuto il tuo egoismo durante il giorno o durante la settimana, sei stato duro con te stesso, con la moglie, con i tuoi figli. Bene, adesso esci da questo tuo Egitto, compi l’esodo pasquale, guarda Gesù, guarda questo pane, o meglio, CHI si sta offrendo al Padre: è il frutto del nostro lavoro!”
Quindi quando Gesù si presenta al Padre, presenta anche me, Padre Serafino! Questo cretino che sta parlando! Ma se non mi presentasse, io starei fresco! CHI mi può portare al Padre se non Gesù ? Ma non scherziamo neanche! Tra noi e Dio! E’ un abisso infinito! E chi lo colma, questo abisso? L’incarnazione del Verbo !
E nella Messa ecco che Lui prende tutto me stesso. Ma io devo offrire tutto me stesso!
Se io penso ai cavoli e alla merenda, succede no? Durante la Messa uno pensa ai cavoli e alla merenda. E allora arriva a casa e quello che Gesù ha fatto è stato come i cavoli a merenda… Cioè nulla!
Invece io offro me stesso! Io prego sempre i partecipanti della S. Messa dicendo loro:
“Questo è il momento in cui dovete dare a Gesù voi stessi: date le vostre cose, toglietevi l’istinto di proprietà così – come dire – imperioso su di voi: date la vostra vita, la vostra salute! Offrite al Signore la vostra moglie, i vostri figli, i vostri genitori, i vostri cari, la vostra casa, il vostro lavoro! Offrite al Signore tutto quello che è dentro di voi!”.
Una volta ho detto: ‘Offrite anche le chiavi della macchina!’. E uno che era presente si alzò in piedi con le chiavi della macchina nelle mani alzate! Se pensate che quel gesto vi aiuti: fatelo col cuore, prendete le chiavi della macchina e via: alzate le mani ! E offrite le chiavi al Signore! Cosa sono queste chiavi? Sono le chiavi della vostra macchina, un mezzo di locomozione, ma è vostra. Invece cosa dovete fare in quel momento? Dite: “Signore, questa è Tua, me l’hai data Tu! Io la uso, ma è Tua. Così come anche uso le cose del mondo”.
Guardate, tutta la creazione, in quel momento, questo lo diceva S. Francesco, tutta la creazione entra in quell’atto di offerta! Pensate a questa immagine: tutta la creazione corre in quell’atto di offerta, si precipita in quell’atto di offerta, si riassume in quell’atto di offerta: è il Figlio che si offre al Padre! Di fronte a questo, tutto si ferma, tutto si blocca! E’ il grande “fermo-immagine” di fronte al quale rimaniamo a bocca aperta.
Ecco allora che io do tutto me stesso. E dopo so, dopo pochi minuti, quando farò la Comunione, che il Padre che ha ricevuto il Figlio, mi restituisce tutto. Quindi non mi chiederà la macchina, non mi chiederà – che ne so – la salute, non mi chiederà nulla o, se me lo chiederà, io glielo avrò offerta.
L’uomo, quando decide di offrire tutto ciò è suo a Dio, si libera. Lo dice anche Gesù al giovane ricco: “Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” -“Vuoi essere perfetto? Vendi tutto!”. Gli propone un’operazione di mercato: “Se vuoi essere perfetto vendi tutto”. E questo lui non lo fa. Perché? Perché ha questo istinto, forte, di mantenere le cose per sè.
E’ chiaro che il Signore al giovane ricco dice: ‘Vendi perché poi, da libero, ci guadagni! Guadagni Me, guadagni ME, Gesù. Guadagni la vita eterna! Anche se poi, dopo, materialmente, sarai povero come Pietro, Giacomo, Filippo”. I poveri non hanno grandi beni ma questi beni che hanno possono essere sacri!
Allora anche voi: andate a Messa e all’offertorio, quando il sacerdote vi dice: “Volete essere perfetti?”, voi tutti a rispondere: “Siìì! Vogliamo essere perfetti!” – “Vendete tutto!” Al che tutti dicono: “Aspetta che ci ripensiamo un attimo!!”. Vogliamo essere semi-perfetti. Perfettini. No-no!! Io vi chiedo: “Volete essere PERFETTI?”
C’è un bel detto di un padre del deserto. Conoscete i detti dei padri del deserto?
C’era S. Antonio del deserto, non S. Antonio da Padova che, a proposito di questo, a un fratello, che aveva rinunciato al mondo e dato ai poveri i suoi beni, gli era caduto qualcosa per terra. Il Padre, sapendo il fatto, gli disse: “Fatti monaco, va’ al tuo paese. Compera della carne, legala al tuo corpo nudo e poi vieni qui”.
Il fratello fece così. I cani e gli uccelli, durante il viaggio, gli dilaniarono tutto il corpo. Quando questi fu giunto dal Padre, il Padre gli chiese se avesse fatto secondo il suo pensiero ed egli gli mostrò il suo corpo pieno di ferite. Antonio allora gli dice: “Quelli che rinunciano al mondo ma vogliono tenersi dei beni, vengono in tal modo fatti a pezzi perché avranno lottato contro il demonio…”. Era un’esortazione, quella, del grande Padre Antonio: “Se vuoi rinunciare al mondo e tieni qualcosa, questo qualcosa ti creerà solo dei problemi”.
Avete inteso, io non vi sto dicendo di andare in giro con la tunichella! No, tenete pure le vostre cose, ma capite il movimento dell’offertorio: è l’esodo in cui esco dall’Egitto: lascio tutto e lo do al Signore! Poi il Signore mi restituisce perché è un Padre buono: “Guardate gli uccelli del cielo, guardate i gigli del campo: state tranquilli, il Padre vi aiuterà ad avere un pane, un tetto, una veste, un lavoro, eccetera, eccetera, eccetera”. Quello che ci è necessario.
Tornando a Padre Pio, siccome l’offertorio era un momento così lungo della sua Messa, un giorno gli chiesero: “Padre, che cos’è l’offertorio?” E Padre Pio rispose queste testuali parole: “E’ il momento in cui l’anima viene preparata per entrare nella dimensione di Dio!”.
E questa era la terza guarigione, che abbiamo detto, del cuore.
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