Che sono e a cosa servono le apparizioni mariane
Visto che mi è stato chiesto (del tutto immeritatamente) di redigere una serie di articoli su alcune apparizioni mariane, ritengo prima doveroso precisarne alcune caratteristiche generali: di che si tratta? E soprattutto, a cosa servono? Come fa la Chiesa ad assicurarsi che siano “vere”? Visto il carattere di questo trafiletto, che non è uno studio né una pubblicazione scientifica, cercherò di rispondere a queste domande in maniera sintetica, rimandando ad una successiva essenziale bibliografia per tutti coloro che fossero interessati ad un approfondimento. Volendo tentare una definizione, possiamo dire che le apparizioni mariane sono delle manifestazioni della Madre di Gesù ad una o più persone, e solo a loro: si tratta di quello che viene vissuto da chi ne è protagonista come un incontro vero e proprio, una inattesa, improvvisa irruzione del sacro nel profano, dagli effetti potenzialmente devastanti nel vissuto quotidiano di chi la riceve, e non solo. Si tratta di eventi (di solito) circoscritti in un breve lasso di tempo, in cui i veggenti sono investiti di un ruolo simile a quello dei profeti dell’Antico Testamento: se quelli erano un “ponte”, un tramite fra Dio ed Israele, nelle apparizioni agli interlocutori di Maria spetta l’arduo ruolo di fungere da mediatore fra Maria e la comunità ecclesiale. Gli studiosi hanno coniato persino un termine apposito per definire questi avvenimenti: mariofanie (da phàinein (“manifestarsi”). Il Catechismo della Chiesa cattolica risponde in maniera meravigliosamente chiara alla seconda domanda di partenza, inserendo questi eventi all’interno della categoria delle “rivelazioni private”, da distinguersi dunque dalla Rivelazione definitiva in Cristo. Le apparizioni di Maria non vengono a migliorare o completare la Rivelazione del suo Figlio, bensì «aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica»[1]. È da questo punto fondamentale che bisogna partire per comprendere qual è lo scopo di questi eventi: non è un caso che, anche da un punto di vista meramente statistico, il numero di apparizioni mariane è andato aumentando in maniera esponenziale proprio fra XIX e XX secolo, cioè nei periodi della storia dell’umanità in cui massimo è stato, rispetto alle epoche precedenti, il distacco e quasi il disprezzo della politica verso ogni forma di tradizione religiosa, su tutte il Cristianesimo. Tanto per fare un esempio tra i tanti possibili, sulle oltre 1000 apparizioni mariane accertate nei primi due millenni di Cristianesimo, quasi la metà si sono verificate fra XIX e XX secolo[2]. Non è un caso se proprio questo è infatti il periodo in cui non solo nell’Occidente cristiano il processo di secolarizzazione, cioè di allontanamento, distacco progressivo ed irreversibile tra i valori della società civile e quelli della religione, tocca il suo apice[3]. Non è forse un caso che si parla della fase storica in cui massime sono state le atrocità compiute dal genere umano: due conflitti mondiali, lager, gulag e bombe atomiche (fra l’altro) sono lì a ricordarci dove conduce una storia senza Dio. Nel momento in cui si passerà a considerare alcune mariofanie sarà fondamentale perciò comprendere il contesto storico in cui si sono verificate, per meglio comprenderne lo scopo e il messaggio.
Arriviamo ora al terzo punto: come fa la Chiesa a regolarsi in mezzo ad una selva di continue dichiarazioni di visioni della Vergine? Quali requisiti utilizza per stabilire che un’apparizione è credibile (oppure no)? Tanto per cominciare, colui che in via ordinaria è incaricato di esprimere un verdetto in tal senso è il vescovo del luogo dove le apparizioni si sono verificate[4]; a tale scopo, si farà aiutare nel suo compito da teologi, medici «e altre pie persone». Quali sono i criteri a cui la Chiesa (e in questo caso il vescovo) si rifà per giudicare della veridicità di questi eventi[5]? In primis, sotto la lente d’ingrandimento vanno il/la o i veggenti: il loro equilibrio psichico, la loro sobrietà negli atteggiamenti, il disinteresse verso notorietà, fama e denaro sono aspetti importanti tanto quanto il contenuto stesso delle rivelazioni private che non debbono avere nulla contro il Magistero della Chiesa. A questo punto diventano poi essenziali altri due aspetti: visto che l’albero si giudica dai frutti (Lc 6, 44) servono degli effetti a livello pastorale (ad esempio, una maggiore partecipazione del popolo ai sacramenti) e dei segni, come guarigioni miracolose (vedi Lourdes, e non solo) o eventi cosmici/atmosferici eccezionali (vedi il cosiddetto “miracolo del sole” a Fatima).
Riassumendo dunque: conformità delle rivelazioni alla dottrina e ai costumi insegnati dalla Chiesa, integrità morale e psichica dei veggenti, presenza di segni come guarigioni inspiegabili. È dunque evidente che nell’accertamento della veridicità di un’apparizione avranno un ruolo importante dei rappresentanti di scienze “profane” come i medici: anzi in questo senso il loro ruolo si è ampliato rispetto a quello che nei secoli passati era stato il “sensus fidelium”, la “vox populi”, che oggi secondo molti sarebbero invece ingiustamente marginalizzati[6].
E una volta che l’apparizione (e i suoi contenuti) sono approvati? Secondo il magistero, «A queste rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, non si deve accordare un assenso di fede cattolica. Occorre, […] dare loro l’assenso della fede umana, in quanto siffatte rivelazioni sono probabili e pienamente credibili»[7]. Siamo quindi nell’ambito di ciò che può (ma non deve) essere creduto: sulla base di quanto si è detto sin qui, è evidente che non si può porre il contenuto di nessuna apparizione al rango di una qualsivoglia verità del Credo. È così possibile non prestare fede a queste rivelazioni, perché non impegnano la fede cattolica. Tuttavia, questo è un ragionamento che varia molto da un evento all’altro: ad esempio nel caso di Lourdes oltre che il pronunciamento del vescovo locale sulle apparizioni, c’è stato anche quello dell’allora Congregazione dei Riti che beatificò prima e canonizzò poi Bernadette, nonché decine e decine di guarigioni inspiegabili analizzate approfonditamente da numerosi medici e dichiarate infine di natura miracolosa a seguito del pronunciamento ufficiale realizzato da altri vescovi… Quindi, in questi avvenimenti il coinvolgimento è maggiore, e diventa piuttosto difficile per un credente restare sordo ad apparizioni come quelle di Lourdes o Fatima, nei quali lo sbilanciamento della Chiesa nei confronti di questi eventi va oltre il solo riconoscimento canonico del vescovo locale.
Infine, questo procedimento non si chiude sempre con un giudizio positivo (constat de supernaturalitate), ma può essere anche attendista (non constat de supernaturalitate: è il caso di Civitavecchia, o di Medjugorie) o negativo (constat de non supernaturalitate)[8]. Concludo con le osservazioni in merito del più importante mariologo del XX secolo, René Laurentin, morto a 100 anni lo scorso 17 settembre:
«discernimento è sempre fondato su congetture, perché valuta delle convergenze: ogni caso è serio, fruttuoso, probabile a diversi gradi. L’autorità della Chiesa non pretende mai di avere una dimostrazione matematica e infallibile del suo giudizio»[9].
Alessandro Di Marco
[1] CCC, n. 67.
[2] S.M. Perrella, Le apparizioni mariane. “Dono” per la fede e “sfida” per la ragione, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2007, pp. 117-118.
[3] Si veda in tal senso R. Rémond, Religion et société en Europe. Essai sur la sécularisation des sociétés européennes aux XIX et XX siècle, trad. it. La secolarizzazione. Religione e società nell’Europa contemporanea, Laterza, Bari, 1998.
[4] CONCILIUM TRIDENTINUM, Sess. XXV, I religiosi e le monache. Solo in casi straordinari è possibile coinvolgere nel giudizio il collegio episcopale o addirittura il pontefice.
[5] La Congregazione per la dottrina della fede nel 1978 con il documento ad interim , fissava i criteri base per il discernimento delle apparizioni. Si tratta di punti comunque già applicati di fatto da almeno un secolo, come attesta il modus operandi delle varie diocesi francesi che si trovarono a gestire casi consimili nel XIX secolo, a partire dalle apparizioni di La Salette (1846).
[6] S. M. Perrella, Le apparizioni mariane, cit., pp. 90-93.
[7] Così scrive il cardinale Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, nel suo fondamentale testo sui processi di beatificazione e canonizzazione Opus de beatificatione servorum Dei et beatorum canonizatione, liber II, caput 32, n. 11. Si tratta di criteri unanimemente accettati ancora oggi nella Chiesa cattolica.
[8] L. M. De Candido, Manifestazioni straordinarie per il bene del popolo di Dio, in «Credere oggi», 24 (2004), p. 83.
[9] R. Laurentin, Quando Dio si manifesta, Dehoniane, Roma, 1993, p. 16.