Tra i fatti più interessanti relativi alla porta del Santo Sepolcro di Gerusalemme c’è sicuramente quello relativo alla sua custodia: chi detiene le chiavi della Santa Porta e si occupa, giornalmente di aprirla e chiuderla? La risposta ce la da direttamente la storia.
La Basilica del Santo Sepolcro, situata nella città di Gerusalemme, viene annoverata come uno dei luoghi di culto e di preghiera più sacri dell’intera cristianità. Stiamo parlando della città in cui operò, con la sua missione divina, Gesù e, al tempo stesso, è la città in cui visse uno dei momenti più dolorosi e intensi della sua vita, la Passione. A promuovere l’edificazione di questo fondamentale luogo di culto fu l’Imperatore cristiano Costantino, quello stesso Imperatore che rese possibile professare e diffondere il cristianesimo nell’Impero. Tra il 325 e il 326, l’Imperatore, a seguito dell’importantissimo ritrovamento per opera della madre, decise di edificare una basilica sul luogo della crocifissione di Gesù. Il riferimento è l’importante ritrovamento della Vera Croce, da parte della madre dell’Imperatore, Elena. L’imperatore, dunque, ordinò al Vescovo di Gerusalemme, Macario, di far costruire una Chiesa su quel luogo. Ma chi detiene oggi le chiavi di quel Santo luogo?
La storia della custodia di questo fondamentale posto di fede è molto interessante. Secondo la tradizione, infatti, dobbiamo risalire al pieno Medioevo e, più precisamente nel periodo che attraversa il XII secolo. Com’è noto, l’ingresso della Chiesa avviene attraverso una singola porta. Questa porta, fin dal Medioevo, si è resa protagonista di un importante fatto storico-politico-religioso. Da quanto si apprende, infatti, per evitare scontri tra le varie fazioni cristiane che erano chiamate a custodire la porta della Chiesa, la chiave della Santa Porta fu affidata amiglia musulmana Joudeh Al Ghudaya. Fu lo stesso Saladino, al tempo, ad affidare la porta a questa famiglia, col fine di mantenere una certa parzialità tra le parti.
Affidare le chiavi di una delle Porte più importanti della cristianità a una famiglia musulmana fu un atto di grande collaborazione. Ancora oggi, a partire da quell’epoca, i discendenti della famiglia detengono le chiavi di apertura e, giornalmente, aprono e chiudono il Santo Sepolcro. Si tratta di un forte simbolo di cooperazione tra religioni, in un luogo importantissimo tanto per la cristianità, quanto per la storia dell’umanità.
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