La terribile vicenda della cosiddetta “ambulanza della morte” ha purtroppo portato alla luce una vergogna su cui non si può stare in silenzio.
Un sistema mafioso organizzato per provocare la morte dei pazienti ogni volta che salivano sull’ambulanza, il tutto al fine di guadagnare qualche centinaia di euro a persona. Una vicenda da brividi che è andata avanti per anni e che, se non fosse stata denunciata, avrebbe continuato a mietere vittime.
Il tutto con l’omertà complice di tutta la cittadinanza, a partire da chi gravita attorno alle istituzioni pubbliche e sanitarie. Per arrivare addirittura fino alle famiglie stesse. La vicenda è stata resa nota a tutti grazia alla denuncia di due fratelli, titolari di un’agenzia di pompe funebri, che sono stati sottoposti per anni a estorsione. Ma che ora sono diventati testimoni di giustizia.
“Se c’era uno in agonia, a volte non moriva per mano di Dio. Siccome era in agonia, moriva così chi lo trasportava guadagnava 300 euro anziché 50, 30 o 20”, è quanto hanno messo in luce i due fratelli. In sostanza, nel momento in cui un malato veniva trasportato nell’ambulanza, all’interno c’erano delle persone che facevano loro delle iniezioni d’aria nelle vene.
“Avevano il totale controllo dei funerali e del trasporto dei morti dall’ospedale a casa. Velocizzavano la morte dei pazienti per guadagnare di più”, è quanto spiegano i due fratelli, che sono stati obbligati a versare addirittura 146mila euro in 6 anni. Le cosche si erano addirittura impossessate anche della loro ambulanza.
Attualmente i due “ambulanzieri della morte” che guidavano l’ambulanza, Agatino Scalisi e Davide Garofalo, sono finiti a processo, accusati di omicidio ed estorsione di tipo mafioso. Uno dei due si trova in carcere. La verità, però, è che “dietro di loro ci sono due gruppi criminali che hanno fatto la storia criminale di quel comprensorio”, ha spiegato uno dei due fratelli.
Gli ambulanzieri della morte trovavano una scusa per non fare salire i familiari sull’ambulanza, così potevano essere liberi di iniettare loro il colpo mortale. Uno dei due testimoni di giustizia racconta che addirittura quando ha invitato una sua cugina a salire insieme al familiare sull’ambulanza, un boss mafioso lo ha convocato in privato per farsi restituire i soldi non incassati per il mancato decesso.
“C’è stata una guerra di mafia, morti ammazzati nelle strade, bambini uccisi”, ha spiegato il testimone, che si è convinto a parlare dopo la prima intervista realizzata dalle Iene al fratello. “Mi mancava l’aria in quel sistema, quando ho denunciato sono tornato a respirare”.
Ai due uomini i giudici contestano la morte di quattro persone. Uno dei due fratelli titolare dell’agenzia di pompe funebri commenta: “Ho fatto 50 morti l’anno dal 2013”. Per stare a significare che le uccisioni sono ben più di quelle contestate dal tribunale.
Una situazione del tutto inquietante che grida vendetta al cospetto del Signore. Non ci sono infatti parole per descrivere un contesto di questo tipo, se non un plauso a queste due persone che hanno deciso di denunciare un sistema assolutamente ignobile e vergognoso. Che il Signore protegga sempre i due ragazzi che hanno deciso di denunciare tale scempio, e che possa essere fatta presto giustizia sulla terra, soprattutto per le famiglie delle tante persone che hanno perso la vita a causa di questi spietati criminali.
Giovanni Bernardi
Fonte: Le Iene
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