Malgrado innumerevoli testimonianze e studi, si continua a denigrare la figura di Pio XII. Cosa c’è dietro questa insistenza?
Che forse questo grande Papa stia ancora pagando il suo forte anticomunismo?
Da tempo si getta fango sulla figura di Pio XII. E lo si fa in grande stile. Pensiamo al film di Costa Graves, Amen o all’ennesismo libro sul rapporto Chiesa cattolica-ebrei, con un titolo che è tutto un programma, I papi contro gli ebrei, di David Kertzer.
Per non parlare del contorno, che molte volte assume toni ridicoli. Ricordate quel cartellone cinematografico, proprio del film Amen, firmato dal grande (si fa per dire) Oliviero Toscani? Un cartellone dove dalla Croce cristiana veniva fuori la croce uncinata; messaggio fin troppo chiaro anche per uno scolaretto di scuola elementare: il nazismo sarebbe nato dal cristianesimo. Che non si possa pretendere molto da chi per mestiere fa il fotografo è cosa evidente, ma ciò non ci sottrae dal dovere di dare qualche consiglio: Toscani vada a leggersi anche solo qualcosa di quella che è ormai un‘immensa bibliografia sul rapporto paganesimo-hitlerismo; e non trascuri una puntatina sulle religioni orientali, scoprirebbe tante croci uncinate nell’iconografia indù.
Ma ritorniamo al nocciolo della questione. Si è detto e si è scritto tanto per smentire la falsa accusa di un Pio XII quasi connivente con l’Olocausto. Così come si è scritto e si è detto tanto per confutare la convinzione secondo cui le radici del Nazismo sarebbero nella cultura cristiana. Eppure si insiste. Quasi che un’accusa (anche se falsa), solo perché conveniente a qualcosa e a qualcuno, debba necessariamente essere ripetuta e amplificata.
Iniziamo a dire che molti ebrei famosi (per fare qualche nome: Albert Einstein, Golda Meir, Moshe Sharett, il rabbino Isaac Herzog, ecc.) tanto durante quanto dopo la Guerra ringraziarono pubblicamente Pio XII. Pinchas Lapide, che era stato console israeliano a Milano, in un suo libro edito nel 1967 (Roma e gli Ebrei).
L’azione del vaticano a favore delle vittime del Nazismo) disse: “Pio XII fu lo strumento di salvezza di almeno 700.00, ma forse anche 860.000, ebrei che dovevano morire per mano nazista.” Jeno Levai, grande storico ungherese, scrisse nel 1968 Gli ebrei ungheresi e il papato proprio per rispondere a quella che per lui era una falsa accusa, e cioè che Pio XII sarebbe stato in silenzio dinanzi all’olocausto. Particolare non secondario: questo libro ha un’introduzione a firma Robert Kempner, cioè il sostituto procuratore capo degli USA a Norimberga. Richard Breitman, l’unico storico autorizzato a studiare i documenti dello spionaggio americano operante nella Seconda Guerra Mondiale, più volte ha affermato che i documenti segreti provano in maniera inequivocabile che Hitler diffidava della Santa Sede, proprio perchè nella Santa Sede si nascondevano e si proteggevano gli ebrei. Nel 1999 molti scienziati ebrei presero posizione in favore della memoria di Pio XII, tra questi Martin Gilbert e Michael Tagliacozzo.
Ma vediamo direttamente ciò che fece Pio XII. Nel marzo del 1935 scrisse al vescovo di Colonia, appellando i nazisti: “falsi profeti con l’orgoglio di Lucifero.” A Lourdes, sempre nello stesso anno, condannò tutte le ideologie che facevano riferimento al culto della razza e parlò esplicitamente di “ideologie possedute dalla superstizione della razza e del sangue”.
Come testimoniò suor Pasqualina, la sua segretaria, Pio XII ebbe spesso parole di condanna del Nazismo e di Hitler. All’antinazista Dietrich von Hildebrand disse che tra nazismo razzista e cristianesimo non vi poteva essere conciliazione, e utilizzò l’immagine dell’acqua e del fuoco.
D’altronde è ampiamente documentato che monsignor Pacelli, da nunzio in Germania, pronunciò quarantaquattro discorsi, di questi ben quaranta (quaranta!) contenevano denunce di qualche aspetto dell’ideologia nazista. E fu il Manchester Guardian, nel 1940, a definire Radio Vaticana come la “l’avvocata più potente della Polonia torturata”; questo perchè proprio Pio XII volle che la Radio rivelasse al mondo le tirannie naziste. E, infine (ma ce ne è ancora di materiale), fu proprio monsignor Pacelli a stendere la bozza della famosa Mit brennender Sorge, l’enciclica di Pio XI in cui si denunciavano i tratti del Nazismo, essenziali ed inconciliabili con il Cristianesimo.
Si sa che chi vuole denigrare, difficilmente si lascia convincere dai fatti. Quando sono in gioco intenzioni più “alte”, non c’è rigore storico che tenga. Già nel 1958, ancora prima che Pio XII morisse, era stata diffusa l’accusa sul suo pontificato. La provenienza era chiara: la propaganda comunista contro l’Occidente. Le reazioni in favore del Pontefice furono tante che le accuse svanirono, ma solo per un po’: nel 1963 nella prima de Il Vicario, un dramma del tedesco Rolf Hochhuth (che dalla “gioventù hitleriana” era approdato alla sinistra), queste accuse riemersero.
Così anche negli ultimi tempi. Di libri in favore di Pio XII ne escono, eccome; ma sono quelli denigratori che conquistano la ribalta, e non a caso. Perchè? Guarda caso è proprio un ebreo, il rabbino di New York David Dalin, a centrare la risposta: “(…) fare di Pio XII un bersaglio del nostro sdegno morale contro i nazisti e annoverare il cattolicesimo fra le istituzioni delegittimate dall’orrore dell’Olocausto significa mancare di comprensione storica. Quasi nessuno dei recenti libri su Pio XII e l’Olocausto è in realtà su Pio XII e l’Olocausto. Il loro vero tema si rivela essere una disputa fra cattolici e cattolici riguardo a come è diretta la Chiesa oggi, con l’Olocausto che gioca il ruolo del randello più grosso a disposizione dei cattolici progressisti contro i tradizionalisti.”
Fantasie? Direi di no. John Cornwell, nel suo Il Papa di Hitler, arriva non si sa come ad unificare il “tradizionalismo” di Giovanni Paolo II e l’ “antisemitismo” di Pio XII. Secondo lui, le posizioni sull’autorità del papa sono collegate e collegabili con la complicità nello sterminio nazista. Fino a che punto si arriva!
Ma non è solo una questione tra cattolici e cattolici o tra cristiani e cattolici. Il pontificato di Pio XII continua a disturbare, perché, prima di tutto, si tratta di un pontificato (ogni occasione è buona per rinverdire lo sport dell’anticlericalismo) e perché fu un pontificato sì molto esplicito nel denunciare gli errori nazisti, ma altrettanto deciso nel denunciare quelli comunisti. Non a caso Guenter Lewy (in I nazisti e la Chiesa) e Saul Friedlander (in Pio XII e il Terzo Reich) affermano che fu proprio il forte anticomunismo che avrebbe portato papa Pacelli ad appoggiare Hitler. E ancora James Caroll (in La spada di Costantino), pensando al concordato che Hitler sottoscrisse per la Germania quando era nunzio monsignor Pacelli, si pone la domanda se poi Pacelli, divenuto Pio XII, avrebbe mai pensato di fare un concordato con i bolscevichi.
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