Fa venire i brividi quanto affermato da Papa Francesco, oggi all’Udienza Generale. Per lui siamo arrivati a un punto terribile.
Non stiamo più “solo” vivendo una “terza guerra mondiale a pezzi. Siamo andati bel oltre.
Mattinata intensa quella del Santo Padre di oggi. Le ore che hanno preceduto l’Udienza generale lo hanno visto coinvolto in un incontro struggete. Alle 7.30 ha ricevuto a casa Santa Marta i familiari delle persone tenute in ostaggio a Gaza. Ne parla durante udienza.
Il Vangelo è per tutti
All’udienza generale di oggi 22 novembre Papa Francesco ci fa riflettere sulla destinazione universale del Vangelo. La buona novella è per tutti e chiunque ha incontrato Gesù ha la responsabilità e il dovere di annunciarlo agli altri.
È quella “conversione missionaria” a cui il Papa ci esorta fin dall’inizio del suo ministero. Cita il suo primo documento ufficiale l’Esortazione Evangelii Gaudium. In questo documento ha denunciato che ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di quaresima senza Pasqua. Ma la fede cristiana è fede nel Signore Gesù morto e risorto per noi. La fede nasce dall’incontro con una Persona, Gesù, incontro che dà alla vita un nuovo orizzonte e la direzione decisiva. Ma il bene attecchisce e si sviluppa solo comunicandolo. Nell’isolamento e nell’agio la vita stessa si indebolisce, mentre si rafforza donandola. Donarsi agli altri, comunicare la gioia dell’incontro con Gesù è il cuore della missione della Chiesa. Occorre recuperare e accrescere il fervore, la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando significa seminare con le lacrime. L’impegno missionario deve aver presente che Gesù può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e sorprendere con la sua costante creatività divina.
Chiesa in uscita sull’esempio del Signore Gesù
Ancora una volta ci esorta ad essere Chiesa in “uscita” sull’esempio del Signore Gesù che prende l’iniziativa (cf. 1Gv 4, 10); sa coinvolgersi come Gesù che si coinvolge lavando i piedi ai discepoli e li coinvolge quando li invita a imitarlo; si abbassa fino all’umiliazione; accompagna, tenendo conto dei limiti; sa fruttificare. Il Signore la vuole feconda, perciò deve essere attenta ai frutti; si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania.
Il cuore del Vangelo è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto. L’impegno missionario della Chiesa si incarna nei limiti umani. Un cuore missionario è consapevole di questi limiti e si fa “debole con i deboli, … tutto per tutti” (1Cor 9, 22); non si chiude, ne ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta per la rigidità autodifensiva. Mette in guardia anche da un grande pericolo: “la tentazione forse più grande è quella di considerare la chiamata ricevuta come un privilegio, per favore no, la chiamata non è un privilegio, mai. Noi non possiamo dire che siamo privilegiati in confronto agli altri, no. La chiamata è per un servizio. E Dio sceglie uno per amare tutti, per arrivare a tutti”.
L’incontro con israeliani e palestinesi (Titolo 3)
Parte integrante della missione è la preghiera. Il Papa ci esorta a non smettere di “perseverare nella preghiera per quanti soffrono a causa delle guerre in tante parti del mondo, specialmente per le care popolazioni dell’Ucraina, la martoriata Ucraina, e di Israele e della Palestina”.
Il suo ultimo pensiero ritorna alle delegazioni ricevute stamattina: “una di israeliani che hanno parenti come ostaggi in Gaza e un’altra di palestinesi che hanno dei parenti che soffrono a Gaza. Loro soffrono tanto e ho sentito come soffrono ambedue: le guerre fanno questo, ma qui siamo andati oltre le guerre, questo non è guerreggiare, questo è terrorismo. Per favore, andiamo avanti per la pace, pregate per la pace, pregate tanto per la pace. Che il Signore metta mano lì, che il Signore ci aiuti a risolvere i problemi e non andare avanti con le passioni che alla fine uccidono tutti. Preghiamo per il popolo palestinese, preghiamo per il popolo israeliano, perché venga la pace”.