Molti frequentatori di questo sito hanno preso l’abitudine di ascoltare le bellissime preghiere di guarigione che i bravi frati francescani di Medjugorje offrono ai fedeli 5 giorni alla settimana. Sono preghiere, che se ascoltate in preghiera e con il cuore rivolto soltanto a Dio e non alle cose del mondo o ai propri problemi, fanno davvero guarire nell’anima e persino nel corpo. Sono anche preghiere da vivere con perseveranza, le cui parole possiamo riportare poi nelle nostre preghiere personali.
Guarigione o magia?
C’è però un mondo fuori da Medjugorje dove succede di tutto e di più, dove laici si attribuiscono carismi di guarigione, dove gli isterismi sono cosa normale e persino gradita da alcuni cosiddetti “animatori-guaritori” (che ti garantiscono soluzioni efficaci e risolutive guardando una foto o sentendo ciò che gli racconti ti invitano a partecipare immediatamente a pellegrinaggi da loro presidiati e organizzati ecc.) , dove si sfiora il mantra e la magia, cancellando ogni confine tra ciò che è sacro e ciò che è profano… E, ahinoi, troppo spesso questo accade anche davanti a Gesù Eucaristia esposto.
Diffidare sempre di quei laici che con troppa facilità impongono le mani e sembra che sappiano già tutto di te.
La madonna a Medjugorje disse in un messaggio di farci imporre le mani solo dai sacerdoti.
Pochi lo sanno… troppi lo ignorano
Per chiarire in termini evangelici, anzi, biblici la questione della guarigione, dei carismi e della malattia o sofferenza, la Santa Sede ha preparato e diffuso un documento che si intitola: “Istruzione circa le preghiere per ottenere da Dio la guarigione”, con anche l’intenzione di ovviare a tutti quei fenomeni estranei alla dottrina e alla tradizione della Chiesa. In questo documento firmato dal Card. Joseph Ratzinger al tempo di Papà Giovanni Paolo II, ci sono davvero considerazioni molto importanti.
Il male, la sofferenza, la malattia
La malattia, la sofferenza, che sembra togliere la felicità agli uomini, è da sempre “compresa come mezzo di unione a Cristo e di purificazione spirituale”. Il documento ci ricorda che nell’Antico Testamento il percorso di Israele esplicita come il peccato sia la causa delle sofferenze e dei mali e che ci porta incontro alle punizioni minacciate da Dio per le nostre infedeltà. Ma, aggiunge il documento, “la malattia però colpisce anche i giusti”. E lo possiamo constatare dal Libro di Giobbe. In questo caso è una prova, una prova di fedeltà. “E se il Signore acconsente a provare Giobbe con la sofferenza, lo fa per dimostrarne la giustizia.”.
Gesù e le guarigioni
“Tuttavia – dice il documento – è nel Nuovo Testamento che l’interrogativo sul perché la malattia colpisce anche i giusti trova piena risposta. Nell’attività pubblica di Gesù, i suoi rapporti coi malati non sono sporadici, bensì continui. Egli ne guarisce molti in modo mirabile, sicché le guarigioni miracolose caratterizzano la sua attività: «Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9,35; cfr. 4,23). Le guarigioni sono segni della sua missione messianica.”. Non dimentichiamo però che, seppure le guarigioni effettuate da Gesù erano portentose e sconvolgenti, Lui stesso ha sofferto volontariamente, per trasformare la sofferenza di ogni peccatore in forza redentrice. Questa è la realizzazione della sua missione messianica.
Le guarigioni degli apostoli
Quando Gesù mandò gli apostoli dicendo: “Andate e predicate in tutto il mondo…”, diede loro anche il potere di guarire. Questo potere però era legato alla testimonianza, ossia, era un segno visibile della verità del Vangelo e una conferma della loro missione. Come dice il documento in questione: “Il potere, pertanto, viene donato all’interno di un contesto missionario, non per esaltare le loro persone, ma per confermarne la missione.”.
La Tradizione della Chiesa
Da sempre la Chiesa ha avuto liturgie, sacramenti e preghiere per la guarigione dei malati, dei sofferenti nell’anima e nel corpo. Messe per la guarigione, la Comunione sacramentale con Gesù vivo nell’Ostia consacrata, alle condizioni dettate dalla Chiesa, ossia non in peccato mortale e decisamente credenti di ricevere Gesù vivo e fiduciosi che tutto ciò che fa e permette il nostro Dio è per il bene e nel Suo potente amore. Inoltre, c’è l’unzione per gli infermi, un sacramento che ridà vita, che fa risorgere anima e corpo e suppliche liturgiche, come quelle forti del venerdì santo o altre specifiche.
Il carisma di guarigione
Attenzione: è molto importante che si capisca quanto segue, spiegato peraltro molto chiaramente da San Paolo nella prima e nella seconda lettera ai Corinzi. Così dice il documento: “Nelle riunioni di preghiera organizzate con lo scopo di impetrare delle guarigioni, sarebbe del tutto arbitrario attribuire un «carisma di guarigione» ad una categoria di partecipanti, per esempio, ai dirigenti del gruppo; non resta che affidarsi alla liberissima volontà dello Spirito Santo, il quale dona ad alcuni un carisma speciale di guarigione per manifestare la forza della grazia del Risorto. D’altra parte, neppure le preghiere più intense ottengono la guarigione di tutte le malattie. Così san Paolo deve imparare dal Signore che «ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9), e che le sofferenze da sopportare possono avere come senso quello per cui «io completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24).”.
Per la tua fede…
Ricordiamo qui sopratutto che molte guarigioni anche molte conversioni nascono e si ancora o nella fede di chi prega. Una fede che sposta le montagne. Una fede che è saldata sulla roccia, che è Cristo. Una fede che è colma di amore e si esprime solo nell’umiltà. Quante volte lo dice Gesù stesso! “La tua fede ti ha guarita” (Mt 9,22). “La tua fede ti ha salvato!” (Lc17,19). “Va’, la tua fede ti ha salvato.” (Mc 10,52). “Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».” (Mc 2,5).
Gesù guarisce ancora…
Crediamo allora che Gesù guarisce ancora ciò che nella Sua giustizia è da guarire. Crediamo fermamente che la nostra fede, nell’amore e nell’umiltà è davvero lo strumento maggiore per le guarigioni dell’anima e del corpo. E che, come dice bene la lettera di San Giacomo, non dobbiamo solo. Pregare ‘per’ ma soprattutto ‘sui’ malati, per ottenere per loro la salvezza dell’anima in primo e del corpo in secondo luogo. Non pretendiamo da Dio nulla. Chiediamo offrendoci nell’umiltà e nell’amore e guardando soltanto a Lui e a Maria, nostra più grande intercessora, apportatrice dello Spirito Santo che in lei dimora.
Qui di seguito vi copiamo le 10 regole ufficiali, che disciplinano le preghiere di guarigione, perché sappiate ciò che è in linea con la Chiesa e ciò che non lo è. Ciò che la Chiesa auspica per la salvezza dei suoi fedeli e ciò che li potrebbe mettere in pericolo. Buona guarigione a tutti!
Sandra Fei
E DISPOSIZIONI DISCIPLINARI
Art. 1 – Ad ogni fedele è lecito elevare a Dio preghiere per ottenere la guarigione. Quando tuttavia queste si svolgono in chiesa o in altro luogo sacro, è conveniente che esse siano guidate da un ministro ordinato.
Art. 2 – Le preghiere di guarigione si qualificano come liturgiche, se sono inserite nei libri liturgici approvati dalla competente autorità della Chiesa; altrimenti sono non liturgiche.
Art. 3 – § 1. Le preghiere di guarigione liturgiche si celebrano secondo il rito prescritto e con le vesti sacre indicate nell’Ordo benedictionis infirmorum del Rituale Romanum.(27)
§ 2. Le Conferenze Episcopali, in conformità a quanto stabilito nei Praenotanda, V., De aptationibus quae Conferentiae Episcoporum competunt,(28) del medesimo Rituale Romanum, possono compiere gli adattamenti al rito delle benedizioni degli infermi, ritenuti pastoralmente opportuni o eventualmente necessari, previa revisione della Sede Apostolica.
Art. 4 – § 1. Il Vescovo diocesano(29) ha il diritto di emanare norme per la propria Chiesa particolare sulle celebrazioni liturgiche di guarigione, a norma del can. 838 § 4.
§ 2. Coloro che curano la preparazione di siffatte celebrazioni liturgiche, devono attenersi nella loro realizzazione a tali norme.
§ 3. Il permesso per tenere tali celebrazioni deve essere esplicito, anche se le organizzano o vi partecipano Vescovi o Cardinali. Stante una giusta e proporzionata causa, il Vescovo diocesano ha il diritto di porre il divieto ad un altro Vescovo.
Art. 5 – § 1. Le preghiere di guarigione non liturgiche si realizzano con modalità distinte dalle celebrazioni liturgiche, come incontri di preghiera o lettura della Parola di Dio, ferma restando la vigilanza dell’Ordinario del luogo a norma del can. 839 § 2.
§ 2. Si eviti accuratamente di confondere queste libere preghiere non liturgiche con le celebrazioni liturgiche propriamente dette.
§ 3. E’ necessario inoltre che nel loro svolgimento non si pervenga, soprattutto da parte di coloro che le guidano, a forme simili all’isterismo, all’artificiosità, alla teatralità o al sensazionalismo.
Art. 6 – L’uso degli strumenti di comunicazione sociale, in particolare della televisione, mentre si svolgono le preghiere di guarigione, liturgiche e non liturgiche, è sottoposto alla vigilanza del Vescovo diocesano in conformità al disposto del can. 823, e delle norme stabilite dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell’Istruzione del 30 marzo 1992.(30)
Art. 7 – § 1. Fermo restando quanto sopra disposto nell’art. 3 e fatte salve le funzioni per gli infermi previste nei libri liturgici, nella celebrazione della Santissima Eucaristia, dei Sacramenti e della Liturgia delle Ore non si devono introdurre preghiere di guarigione, liturgiche e non liturgiche.
§ 2. Durante le celebrazioni, di cui nel § 1, è data la possibilità di inserire speciali intenzioni di preghiera per la guarigione degli infermi nella preghiera universale o “dei fedeli”, quando questa è in esse prevista.
Art. 8 – § 1. Il ministero dell’esorcismo deve essere esercitato in stretta dipendenza con il Vescovo diocesano, a norma del can. 1172, della Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede del 29 settembre 1985(31) e del Rituale Romanum.(32)
§ 2. Le preghiere di esorcismo, contenute nel Rituale Romanum, devono restare distinte dalle celebrazioni di guarigione, liturgiche e non liturgiche.
§ 3. E’ assolutamente vietato inserire tali preghiere di esorcismo nella celebrazione della Santa Messa, dei Sacramenti e della Liturgia delle Ore.
Art. 9 – Coloro che guidano le celebrazioni di guarigione, liturgiche e non liturgiche, si sforzino di mantenere un clima di serena devozione nell’assemblea e usino la necessaria prudenza se avvengono guarigioni tra gli astanti; terminata la celebrazione, potranno raccogliere con semplicità e accuratezza eventuali testimonianze e sottoporre il fatto alla competente autorità ecclesiastica.
Art. 10 – L’intervento d’autorità del Vescovo diocesano si rende doveroso e necessario quando si verifichino abusi nelle celebrazioni di guarigione, liturgiche e non liturgiche, nel caso di evidente scandalo per la comunità dei fedeli, oppure quando vi siano gravi inosservanze delle norme liturgiche e disciplinari.