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Leader pro-aborto muore dopo avere abortito: il dramma svela la verità

Una tragica vicenda testimonia come purtroppo l’ideologia dell’aborto sia una pratica nient’affatto medica, ma che distrugge l’essere umano.

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La vicenda drammatica è accaduta in Argentina, dove solamente lo scorso gennaio c’è stata una triste liberalizzazione dell’aborto in tutte le sue forme e in tutte le sue modalità, al termine di uno scontro infuocato nelle piazze di tutto il Paese tra favorevoli e contrari alla legge. Si tratta del primo caso di morte dovuta proprio a una interruzione di gravidanza.

La tragedia dell’aborto e il fatto che mostra la realtà

La vicenda, però, non si ferma qui, perché segna profondamente il movimento pro aborto. A morire, infatti, è stata radicale pro-aborto Maria de Valle Gonzalez Lopez, durante una interruzione di gravidanza che, in sprezzo a ogni rispetto della vita, definiva “da sogno”. La ragazza aveva solamente 23 anni, e guidava il movimento della Gioventù Radicale nel comune di La Paz, nella provincia di Mendoza.

Il dramma, di conseguenza, ha colpito l’intera schiera dell’opinione pubblica che si è espressa a favore dell’aborto, mostrando che la procedura, a differenza di quanto è stato fatto credere, può certamente portare seri rischi. María è morta domenica dopo aver ingerito una dose di misoprostol, vale a dire il principio attivo che, in accoppiata al mifepristone è alla base del cocktail che forma la pillola Ru 486.

Nessuno si interroga sulle cause di questo dramma?

I medici dell’ospedale Perrupato di Mendoza hanno tentato in tutti i modi di salvarla, ma senza successo. La pastiglia era stata ingerita il 7 aprile precedente, e pochi giorni dopo, poco dopo essersi sentita male, è deceduta. La procura locale ha aperto un’inchiesta, visto che i giornali locali hanno tentato di parlare di errori nella somministrazione del “farmaco”. Ma così, molto probabilmente, non è stato.

Mentre i compagni di militanza la piangono con dolore, però, si è fatto notare come nessuno di loro ora interrogarsi sul perché di questa morte drammatica. Ci ha pensato il dottore Luis Durand, chirurgo argentino. Il medico ha infatti spiegato che “mentre alcuni credono che la morte della giovane donna possa essere avvenuta a causa di qualche cattiva condotta, in realtà l’aborto non è una pratica medica. Solo pochi mesi fa, era un crimine secondo la legge argentina”.

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La realtà mostrata dalla vicenda è che l’aborto non è mai sicuro

Purtroppo, quindi, la realtà è ben diversa da come la si vorrebbe fare credere. Molto più brutale. “Nel caso dell’aborto, la morte del bambino è sempre brutale. Viene bruciato attraverso sostanze iniettanti nell’utero, o viene rimosso attraverso lo smembramento, o è sottoposto a spasmi estremi dell’utero che lo asfissiano”.

Il medico ha inoltre aggiunto che nelle donne che prendono il farmaco Misoprostolo può presentarsi un’infezione o una sepsi nel momento in cui i medici non riescono a completare l’estratto del bambino e i suoi resti restano nell’utero. “Ecco perché è falsa premessa credere che una tale procedura sia veramente sicura”, è la chiosa, realistica, del medico.

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Maria de Valle Gonzalez Lopez – photo web source

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A fare sentire la loro voce, quindi, se non ci hanno pensato i compagni del partito della giovane sono stati i gruppi pro-vita. La sua morte, infatti, non può di certo venire derubricata a fatto personale. Al contrario, è la testimonianza che con la pillola abortiva si può morire, e come. Smentendo categoricamente la narrazione dei gruppi a favore della legalizzazione dell’aborto, che spiegavano avrebbe salvato le vite delle tante donne che lo praticano in maniera clandestina.

Insomma, questa tesi, utilizzata comunemente dai gruppi pro-aborto, risulta essere una vera menzogna. Tutto questo deve perciò profondamente interrogare tutti. “Se Maria fosse morta a causa di un aborto praticato illegalmente, le femministe avrebbero raso al suolo la città”, ha scritto su Twitter la leader pro-life Guadalupe Batallan. “Ma da quando Maria è morta a causa di un aborto legale, la sua morte è stata cancellata”. Insomma, l’unica realtà che emerge da questa triste vicenda è che non esiste un aborto sicuro per le donne.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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