Come se non bastassero i tanti problemi che il nostro Paese si affanna ad affrontare, c’è chi rivendica l’uso libero delle droghe.
Ma non lo si fa per denunciare il grave problema che affligge tanti giovani e meno giovani, ma al contrarioper cercare di introdurre la legalizzazione delle droghe cosiddette leggere. L’Associazione Luca Coscioni infatti, la stessa che è molto attiva nel proporre il referendum sull’eutanasia, sta raccogliendo in questi giorni le firme online per il referendum sulla cannabis legale. Anche in questo caso si parla in termini propagandistici di numeri altisonanti, quattrocentomila firma, poi nella pratica dei fatti in realtà tutte da verificare.
Il referendum che vuole portare in Italia la droga libera
Il referendum riguarda spetti penali e amministrativi relativi alla coltivazione e alla detenzione della cannabis, e la richiesta è quella di “depenalizzare il reato di coltivazione per l’uso personale, di rimuovere le pene detentive per qualsiasi condotta illecita legata alla cannabis, fatta eccezione per l’associazione finalizzata al traffico illecito e di eliminare la sanzione amministrativa riguardante il ritiro della patente legata al consumo della cannabis”.
Subito si sono schierati, l’uno contro l’altro, i fronti del sì e del no. Tra i secondi c’èAndrea Muccioli, figlio di Vincenzo Muccioli,il cui nome ultimamente è rimbalzato sui giornali a causa della serie prodotta da Netflix “SanPa”, su San Patrignano, la celebre comunità di recupero che Muccioli ha diretto per diciotto anni.
Le dure parole di Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo Muccioli
Il figlio di Vincenzo, Andrea, ha spiegato che il fulcro del problema della cannabis non è tanto quello che viene mostrato in maniera superficiale, ma che al contrario c’è un problema mostruoso che sta a monte della faccenda, e riguarda il modo in cui la nostra società affronta i fatti della vita.
Non c’è mai stata così tanta facilità di accesso alle droghe come adesso, e per droghe intendo anche il gioco d’azzardo, le macchinette, le scommesse. Viviamo in un mondo assuefatto a ogni tipo di droga. E lo sballo tollerato mi pare sia un’ulteriore declinazione di questo atteggiamento”, ha spiegato Andrea Muccioli a Il Foglio.
Il dramma dietro l’uso delle droghe che si fa finta di non vedere
In sostanza, l’invito di chi con il tema delle droghe, e del dramma che sottende a questo mondo fatto di dolore e di privazioni, di infelicità e di rischi pesanti, ha avuto molto a che fare, è a guardare bene più in fondo rispetto agli atteggiamenti che si assume, a livello di società, nel quotidiano. Di smettere cioè di vivere come se fossimo in un grande luna park, in cui si grida allo sballo e alla perdizione come un bene per il prossimo, e al contrario di fare una riflessione che possa portarci in una strada migliore.
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Vale a dire, di “smettere di essere superficiali, chiedersi prima di tutto perché l’uomo oggi cerca così facilmente lo sballo, e perché lo faccia nonostante i danni che questo gli procura. Bisognerebbe indagare nel profondo perché si preferisce distrarsi da qualsiasi tensione così e così spesso, al punto da trasformare in patologico anche il rapporto tra uomo e gioco”.
L’ipocrisia di chi, davanti a un mondo allo sfascio, parla di droga libera
La dura presa d’atto di Muccioli è che “non c’è mai stata una proliferazione così estrema di strumenti, di mezzi per raggiungere una realtà alterata, che è poi soltanto una fuga dalla propria realtà. Ecco, io non vedo alcuna riflessione in questo senso”. E che di conseguenza oggi, ancora una volta, “parlare di legalizzazione delle droghe leggere, discorso vecchio di trent’anni, è ipocrita“. Per la semplice ragione che “non si riflette sull’impatto dell’attività bioingegneristica profusa per ottenere l’aumento della concentrazione di THC. E non vedo interessi eticamente rilevanti”.
Si vada insomma a sbandierare il referendum per la legalizzazione delle droghe leggere in faccia a quelle famiglie, madri padri e figli, che hanno vissuto in prima persona la sofferenza e la tragedia della dipendenza e dell’uso e abuso delle sostanze stupefacenti. L’opinione sul tema cambierebbe e di non poco.
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“E’ una foglia di fico mettere l’accento sulla libertà quando poi si tratta, alla base, di una sorta di promozione culturale e commerciale di un comportamento autodistruttivo”, ha concluso Muccioli. Spiegando che “l’unica cosa utile sarebbe riflettere su come promuovere comportamenti positivi verso se stessi che permettano di non ricorrere allo sballo per sentirsi momentaneamente meglio, illudendosi nella pseudo-felicità di un attimo”.
Giovanni Bernardi