Può essere considerata l’eutanasia alla stregua dell’azione T4? Questo è il parallelo che Mario Adinolfi, direttore de ‘La Croce’, ha proposto negli scorsi giorni facendo infuriare i sostenitori della legalizzazione del suicidio assistito. Quella che abbiamo chiamato azione T4, altro non era che una delle pratiche “Mediche” al tempo del nazismo con la quale i medici delle SS provvedevano all’uccisione di disabili e mutilati allo scopo di eliminare le radici delle imperfezioni genetiche e quindi creare la razza superiore.
La retorica alla base di questo processo è a dir poco malata, i tentativi di influenzare il corso dell’evoluzione darwiniana con quella che veniva chiamata eugenetica, non solo erano concettualmente errati ma anche e sopratutto disumani. Definire la legalizzazione dell’eutanasia come un tentativo di riportare in auge una pratica folle come l’azione t4 è un tentativo di manipolazione informatica oltre ad essere una vera e propria provocazione.
I sostenitori di questa tesi basano la loro convinzione sul fatto che, in epoca nazista, la propaganda riguardante questa soluzione era martellante (come può essere anche oggi) e subdola: i genetisti del terzo reich, infatti, hanno cominciato a fare circolare l’idea della soluzione benevola per i disabili attraverso dei film di propaganda cercando così di muovere a compassione l’opinione pubblica spinta a riflettere sul quesito: “Vorrei io, al posto suo, rimanere un vegetale per sempre?”.
Queste apparenti somiglianze con il periodo attuale si fermano a questo, per il resto il governo nazista avviò un piano segreto per cominciare a selezionare i soggetti “Indegni” ed ha cominciato ad eliminarli. Chiaramente la volontà del soggetto non era tenuta in considerazione e tra le 70.000 vittime della “Selezione” ci furono anche parecchi bambini scelti anche solo per una deformità ad un braccio.
Al giorno d’oggi nessun governo permetterebbe ai medici di selezionare i soggetti con difetti fisici per sopprimerli e migliorare il futuro della nostra razza, in caso di legalizzazione il soggetto prenderebbe da se la decisione di porre fine alla propria vita e solo nel caso sia maggiorenne, in caso contrario (per il momento nel mondo ce n’è stato solo uno) il minorenne dovrebbe essere avallato da una dichiarazione scritta dei genitori, il tutto inoltre sarebbe possibile soltanto se il paziente si trova in una condizione di malattia terminale e/o in uno stato vegetativo (con paralisi superiori al 90%).
Con questo non si vuole avallare una decisione in tal senso, ma far riflettere sullo stato reale delle cose, dato che c’è una discussione a riguardo, spinta da eventi di cronaca recenti, e che ognuno prova a farsi un opinione. Quella nostra, come quella di tutti i fedeli, è che la vita ha una sua dignità in qualsiasi condizione e che pertanto andrebbe preservata in ogni caso, inoltre, sappiamo che solo Dio può decidere se togliere o meno una vita (Sappiamo che la Chiesa è contro l’accanimento terapeutico). Questo basta a dare forza alla nostra opinione senza necessità di andare a scomodare l’eugenetica e le orrende pratiche naziste.