A Reggio Emilia, un parroco non si è piegato alla propaganda Lgbt e ha rifiutato una madrina lesbica per una cresima. Indicando quanto scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Nella cittadina emiliana, infatti, da tempo si verificano attacchi della propaganda lgbt, e le cronache riportano fatti sempre più sconcertanti contro la fede cristiana.
Nella parrocchia di Pieve Modolena sulla via Emilia, è accaduto che una ragazzina di 13 anni, che era pronta per la Cresima, ha comunicato il nome della madrina che avrebbe dovuto accompagnarla all’altare per ricevere il sacro crisma.
Di fatto, però, il parroco don Daniele Casini viene a sapere che si tratta di una donna che convive con un’altra donna. Così il parroco si è opposto. Allora la donna e la madre si recano a chiedere spiegazioni, visto che il parroco precedente non aveva fatto problemi.
Don Daniele però ha stabilito che venissero fatti colloqui personali per la selezione dei padrini e delle madrine. Partono le proteste di Arcigay che attacca il sacerdote sul personale. “Nella sua certezza di uomo che ha rinunciato alla propria sessualità e che impone la sua visione calpestando le vite altrui, lanciando di fatto un segnale chiaro alla ragazzina”, dice l’associazione pro-lgbt.
“Se si scoprisse lesbica, non ci sarebbe un posto alla luce del sole per lei, ma solo nell’ombra del rinnegare sé stessa”. Tuttavia l’intimidazione nei confronti del religioso non funziona. L’associazione puntava a fare credere che si tratti di una sorta di violazione dei diritti umani.
Il sacerdote ha risposto con schiena dritta facendo valere le leggi della Chiesa, piuttosto che cedere al politicamente corretto. “I criteri di idoneità per accompagnare i ragazzi alla cresima non sono di don Casini, ma della Chiesa”, ha spiegato il sacerdote al Resto del Carlino.
“Li ho spiegati alla riunione del 25 agosto, e quasi tutti erano rimasti stupiti, perché molte delle persone che avevano già pensato non erano idonee”, ha continuato il sacerdote. “Dopo aver spiegato i criteri per l’idoneità di padrini e madrine mi hanno ringraziato per avere indicato anche delle soluzioni alternative. E così molti hanno indicato un nuovo padrino o una nuova madrina, senza problemi”.
Don Daniele ha infatti spiegato che anche per la madre della ragazza dodicenne è avvenuto, come per tutti gli altri, un colloquio. Che tuttavia avrebbe dovuto rimanere riservato.
“Pur alla presenza della catechista, la quale mi aveva pregato di fare in modo che la ragazza potesse fare la cresima, tra l’altro una di quelle che si è maggiormente impegnata e interessata nella preparazione“, ha raccontato il sacerdote.
“Nessun giudizio sull’amica di famiglia, inizialmente indicata come madrina e da me accolta perché non mi era stato detto che era convivente”, ha spiegato.
“Solo in un secondo momento, venuto a conoscenza della sua convivenza, ho fatto presente l’impossibilità a rivestire questo ruolo secondo le indicazioni della Chiesa, che non sono cambiate, mentre non è stata presentata nessuna difficoltà alla sua presenza in chiesa il giorno della cresima insieme alla compagna”.
In sostanza, il punto che crea ostacolo è la convivenza more uxorio. Non si capisce quindi cosa abbiano da eccepire le associazioni pro-lgbt. Anche se sullo sfondo resta la domanda: quale esempio può fornire alla giovane cresimanda una donna adulta che ostenta in questo modo la sua omosessualità?
Resta però, oltre al dubbio, anche una certezza: la riservatezza chiesta dal parroco è stata violata. Siamo sicuri che ci sia tutto il rispetto necessario verso la Chiesa cattolica? A molti non pare proprio.
Giovanni Bernardi
Fonte: Il Timone
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