Il padre francescano Dhiya Azziz, parroco di Yacoubieh in Siria, scomparso lo scorso 23 dicembre, è stato liberato e sta bene. Intervistato dalla Radio Vaticana, padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha espresso la gioia dei Francescani. Ecco le sue parole al microfono diGiancarlo La Vella:
R. – La situazione in Siria è sempre grave, drammatica, ma noi siamo molto contenti e soddisfatti che padre Dhiya sia stato finalmente liberato.
D. – E’ una speranza che apre anche ad altre liberazioni di religiosi?
R. – Ci auguriamo che sia così. I canali di comunicazione sono ancora aperti. Questo è un dato importante.
Padre Dhya Azziz è nato a Mosul, l’antica Ninive, in Iraq, il 10 gennaio 1974. Dopo alcuni studi presso l’Istituto medico della sua città, ha abbracciato la vita religiosa e dopo il noviziato ad Ain Karem, ha emesso la prima professione dei voti religiosi il 1° Aprile 2002. Nel 2003 si è trasferito in Egitto, dove è rimasto per diversi anni. Nel 2010 rientra in Custodia e viene inviato ad Amman. E subito dopo in Siria, a Lattakia. Si è reso poi disponibile su base volontaria ad assistere la comunità di Yacoubieh, nella regione dell’Oronte (provincia di Idlib, distretto di Jisr al-Chougour), in un contesto di grave pericolo e sotto il controllo delle milizie di Jabhat al-Nusra. Già nel luglio scorso era stato oggetto di un sequestro lampo, che si era concluso in modo positivo nel giro di pochi giorni con la sua liberazione. In un primo momento i sospetti si erano concentrati sui miliziani di al-Nusra, emanazione di al Qaeda in Siria; tuttavia, i leader del movimento hanno negato ogni coinvolgimento.
Dall’inizio del conflitto siriano, le milizie jihadiste e i gruppi combattenti hanno sequestrato diverse personalità di primo piano della comunità cristiana locale. Fra queste ricordiamo i due vescovi ortodossi Boulos Yazigi e Mar Gregorios Youhanna Ibrahim, prelevati il 22 aprile 2013; il padre Paolo Dall’Oglio e il sacerdote padre Jacques Mourad, della Chiesa siro-cattolica, per cinque mesi nelle mani del sedicente Stato islamico prima di essere liberato.
fonte: radiovaticana