Il primo impegno da presidente della Liberia di George Weah sarà quello di abolire la clausola razzista presente nella costituzione dello stato africano. L’ex calciatore di Milan e Chelsea (pallone d’oro nel 1995 quando indossava la maglia del Paris Saint Germain) dopo essere diventato il primo sportivo illustre a rivestire la carica di presidente di una nazione, dimostra di voler fare sul serio in modo da fare uscire il suo paese dall’arretratezza economica e culturale che lo contraddistingue da decenni.
Sul piano economico Weah ha promesso di decurtarsi lo stipendio in favore di un fondo di ricostruzione per la Liberia e di ristrutturare il mondo lavorativo per contrastare una dilagante disoccupazione: “La nostra valuta è in caduta libera, l’inflazione sta aumentando, la disoccupazione è ad un livello senza precedenti e le nostre riserve estere sono ai minimi storici”, ha spiegato l’ex stella del Milan durante il discorso di insediamento, aggiungendo in seguito che spera che tutti i deputati seguano il suo esempio, tagliandosi lo stipendio come segno di impegno alla ripresa economica del paese.
La Liberia viene fondata nel 1847, in un periodo storico difficile per l’Africa (periodo che si prolunga fino ad oggi) in cui le potenze occidentali dominavano l’intero continente derubandolo delle materie prime e delle risorse umane, utilizzate nei campi come schiavi. Proprio degli schiavi, liberatisi dalla prigionia negli Stati Uniti d’America sono i padri fondatori della nazione ed è per questo che nella costituzione è stata inserita una clausola che esclude il diritto di cittadinanza ai residenti che non appartengono alla razza nera.
La restrizione, dunque, nasceva da un desiderio di rivalsa nei confronti degli occidentali che li avevano invasi e messi in catene, ma era anche un’esigenza poiché l’assenza di uomini bianchi era una rassicurazione per la popolazione e uno strumento per evitare sanguinosi scontri civili. Oggi, però, questa misura non è più necessaria spiega Weah che aggiunge come non sia nemmeno più necessario il divieto di doppia cittadinanza. Queste decisioni porteranno all’integrazione delle comunità libanesi che da tempo vivono in Liberia ed apriranno le porte al diritto di possedimenti terrieri. D’altronde, come ricorda il presidente, Liberia deriva dal termine latino “Liber” ovvero libertà, un nome che non può tradursi in una pratica laddove sussistono razzismo e restrizioni.
Luca Scapatello
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