L’anno appena trascorso è stato particolarmente importante sul fronte della libertà educativa. In più momenti del 2020, sono scesi in piazza gruppi e associazioni a difesa della parità scolastica e qualche risultato importante è stato ottenuto.
Si pensi al raddoppio fino a 300 milioni dei fondi destinati alle scuole paritarie. O ai 70 milioni di euro stanziati nell’ultima manovra per gli insegnanti di sostegno delle paritarie.
La causa della libertà educativa non va assolutamente equivocata. Non si tratta di perseguire una “privatizzazione dell’educazione”, né di mettere in un moto una competizione – quantunque costruttiva – tra scuole statali e paritarie. Tantomeno si tratta di una questione confessionale o del diritto dei cattolici di poter impartire (o ricevere) un’educazione secondo i propri principi. Ciononostante, la Chiesa promuove con convinzione la libertà educativa e lo fa per ragioni laiche, ovvero umane.
Vi sono indubbiamente anche motivi di carattere pragmatico, che spingono a incoraggiare il perseguimento della parità scolastica. Fermo restando che l’istruzione, in quanto diritto fondamentale, assume sempre una funzione pubblica (quindi lo Stato dovrà, per forza di cose, avere un ruolo di coordinamento), la convivenza tra scuole pubbliche e scuole private assume più i connotati di una collaborazione che non di una competizione.
Esempio: se lo Stato finanziasse le scuole paritarie con una quota capitaria di 5 milioni di euro per alunno, qualunque soggetto coinvolto ci guadagnerebbe. Le paritarie diventerebbero più accessibili anche ai meno abbienti, mentre lo Stato risparmierebbe una gran quantità di denaro, potendo permettere alle sue scuole standard qualitativi più alti (*). Al contempo, i soldi risparmiati dallo Stato nel campo dell’istruzione si tradurrebbero in una minore imposizione fiscale per i contribuenti.
Catechismo: alleanza educativa tra Chiesa e famiglia
Le ragioni per le quali la Chiesa incoraggia la parità scolastica, tuttavia, non sono tanto di carattere economico quanto di carattere etico e culturale. Va premesso che il principio della libertà educativa non nasce da sé ma è indissolubilmente legato alla famiglia in quanto cellula fondamentale della società.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma infatti che “i genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei loro figli” (CCC 2223). Il primato educativo della famiglia si sostanzia nel “diritto di scegliere per loro una scuola rispondente alle proprie convinzioni” (CCC 2223). Su questo primato è radicato il patto educativo tra scuola e famiglia, attraverso strumenti come il consenso informato. “La funzione educativa dei genitori è tanto importante che, se manca, può a stento essere supplita – si legge ancora nel Catechismo –. Il diritto e il dovere dell’educazione sono, per i genitori, primari e inalienabili”.
La preoccupazione della Chiesa italiana
A livello legislativo nazionale, la parità scolastica è riconosciuta dalla legge 62/2000, una normativa che avrebbe dovuto riallinearci agli standard europei. Invece, anche in questo ambito, l’Italia è fanalino di coda. Lo sottolineò nel 2017 il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, nel documento Autonomia, parità e libertà di scelta educativa. “Numerose indagini internazionali – si legge nel testo – documentano come i sistemi con un più alto tasso di autonomia delle singole scuole, di pluralismo delle istituzioni formative e di libertà di scelta educativa permettano ai giovani di raggiungere migliori risultati individuali e collettivi e di realizzare una maggiore eguaglianza delle opportunità”.
Nello stesso documento, viene sottolineata una carenza tuttora presente. “In Italia – si legge – il costo della scuola paritaria è a carico delle famiglie che la scelgono, sostenendone integralmente i costi nella scuola secondaria e al 70-80% nelle scuole dell’infanzia e primaria”. Altre misure avanzate dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, e più di recente anche dalle associazioni per la libertà di educazione, sono: la detraibilità delle spese scolastiche; il buono scuola; l’assistenza disabili; le sovvenzioni per refezione, i libri di testo, ecc.
Anche il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha lamentato la mancata realizzazione della parità scolastica nel nostro Paese. In un seminario nel novembre 2019, il porporato sottolineava che, in particolare la scuola cattolica offre ai suoi allievi un “valore aggiunto” rappresentato dalla “ispirazione evangelica”; quest’ultima “non contraddice la laicità” ma ha comunque il pregio di aprire alla “dimensione religiosa, riconoscendo come il cristianesimo abbia contribuito a dare forma ai valori e alla cultura del nostro Paese e dell’Europa”.
I Papi e la libertà educativa
Nel 2014, incontrando i vescovi europei, papa Francesco ha ribadito il sostegno della Chiesa ai “genitori nella responsabilità di educare i figli”. Essi, spiegò Bergoglio in quell’occasione, “rimangono i primi e principali educatori dei loro figli, pertanto hanno il diritto di educarli in conformità alle loro convinzioni morali e religiose”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, Benedetto XVI, che, nel 2010, durante il suo viaggio a Londra, incontrando i rappresentanti delle scuole cattoliche, ricordò che “il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società. L’educazione – aggiunse – non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica”, perché essa “riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza”. Tutti principi pienamente realizzabili soltanto in un contesto di libertà educativa.
Da parte sua, nel 1999, San Giovanni Paolo II esortò “con forza” i “responsabili politici e istituzionali” a rispettare “diritto delle famiglie e dei giovani ad una piena libertà di scelta educativa”. Contestualmente auspicò “ogni opportuno sforzo e collaborazione” in grado di “migliorare la qualità della scuola cattolica ed evitare di restringere ulteriormente i suoi spazi di presenza nel Paese”.
Luca Marcolivio
*Per approfondimenti: Carlo Amenta, Anna Monia Alfieri, Proposta: una scuola per tutti