Luciano Ligabue racconta il suo rapporto con la fede e con Dio, un argomento centrale nella sua produzione discografica a cui ancora pensa e deve trovare una risposta precisa.
Luciano Ligabue è conosciuto in tutta italia come uno dei cantanti rock di maggior peso specifico nel panorama nostrano. In trenta e passa anni di carriera musicale è riuscito a comunicare il suo pensiero sulla vita, sull’amore e anche sulla sua fede, anche se in modo piuttosto originale rispetto a quanto ci si attenderebbe da un uomo che si definisce cattolico.
Una canzone su tutte racconta il rapporto non sempre semplice con Dio e la fede, il momento in cui il fedele si avvicina al supremo alla ricerca di un segno, di una risposta che non lo faccia sentire solo al mondo e che gli dia la certezza che a questa vita ne segua una eterna. La canzone è ‘Hai un momento Dio‘, uno dei capolavori senza tempo del cantautore, in cui Liga chiede una risposta su qualsiasi cosa, anche una questione faceta come il calciomercato della sua amata Inter.
Sebbene possa sembrare una canzone che non mostra una fede granitica in Dio in realtà è tutto il contrario: il cantante esprime il bisogno di avere un colloquio con Dio (bisogno che tutti nella vita abbiamo provato) perché è certo che una presenza superiore esista e non si capacita di come non sia mai riuscito ad avvertire in maniera distinta un segno di vicinanza.
In un’intervista rilasciata a Galliani per il libro ‘Hai un momento Dio?’, Ligabue spiega questa sensazione, precisando che a volte si ha l’impressione di parlare con un muro, quindi aggiunge: “Il dialogo con Dio è un dialogo interiore, mi viene da dire che vada di pari passo con i cambiamenti interni prodotti inevitabilmente dall’esperienza esistenziale di ognuno di noi”. Luciano conferma di avere una forte interiorità e di parlare spesso con Dio nel corso delle giornate, ma si distacca dalla visione classica dell’essere supremo imposta da chi pratica la religione in maniera assidua.
Il Liga si definisce sia cattolico che comunista e riguardo ad una religione estremamente punitiva dichiara ad Ansa (2002): “C’è qualcosa che mi allontana dall’idea di un dio ed è la religione praticata dagli uomini. È difficile avere a che fare con una religione punitiva che ti obbliga a confessarti, a mangiare il corpo di Cristo e a berne il sangue. Non è questo il modo per me di avvicinarmi a Dio e di soddisfare la voglia che io ho di avere un contatto con un essere superiore”.
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Luca Scapatello
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