Il noto artista emiliano si confessa in un’intervista a tutto campo dove parla anche della sua fede e della preghiera.
L’autore di successi come “Certe notti” e “Ballando sul mondo” rivela un lato poco conosciuto di sé che però è presente, come un fiume carsico, in tante sue canzoni.
Siamo abituati a vederlo esibirsi sul palco davanti a una folla in delirio, mentre accompagna con l’immancabile chitarra a tracolla la sua voce roca e graffiante mescolata a una punta di malinconia. Un timbro che è come un marchio di fabbrica, immediatamente riconoscibile.
Stavolta però è un Luciano Ligabue in vesti almeno apparentemente inedite quello che si è messo a nudo in un’intervista con Antonio Sanfrancesco apparsa sull’ultimo numero di Famiglia cristiana. Il popolare “Liga” col settimanale dei paolini ha affrontato temi impegnativi come Dio, la preghiera, la pietà per gli ultimi, l’infanzia.
Quel dialogo ininterrotto col cielo
Diciamo che si è presentato in un abito “almeno apparentemente” diverso dal solito perché in realtà il rapporto tra il rocker emiliano e la religione – malgrado le parole anche dure che negli anni ha riservato alla Chiesa – non si è mai veramente interrotto. È sempre stato improntato a un dialogo tra cielo e terra, per quanto mescolato a tanti dubbi e domande.
Lo ha mostrato tra gli altri Lorenzo Galliani, che a questo tema ha dedicato la sua tesi di laurea in Scienze Religiose. Da questo lavoro è nato il libro Hai un momento Dio? Ligabue tra rock e cielo (Edizioni Ancora) che raccoglie diversi testi di Ligabue nei quali appaiono continui riferimenti al cielo. Spesso già nel titolo delle canzoni, fa vedere Galliani, a cominciare dalla famosa “Piccola stella senza cielo”.
La pietà di Ligabue
L’occasione per raccontare la sua «sua fede onesta e tormentata» la offre l’uscita del suo nuovo album, intitolato “Dedicato a noi”, e il prossimo tour autunnale.
L’album è uscito proprio ieri, venerdì 22 settembre, mentre il tour partirà il prossimo 9 ottobre dalla suggestiva cornice dell’Arena di Verona, per poi fare il giro dei Palasport di tutta Italia.
Il rocker di Correggio racconta della sua educazione a mezza via tra don Camillo e Peppone e verso la quale si dice debitore per la sua passione per gli ultimi e i dimenticati. Tutti valori che oggi si sono smarriti in un mondo di competizione sfrenata che penalizza per primi i poveri. «Non è solo questione di equità. Oggi manca anche la pietas», spiega il cantante.
La preghiera e l’incontro con papa Francesco
Ligabue confessa all’intervistatore di essere stato praticante un tempo («ora non più»). «Ma non per questo – tiene a puntualizzare – ho smesso di essere cattolico». Afferma infatti di aver «sempre avuto un forte bisogno spirituale» che lo ha portato a mettersi in dialogo con Dio. «Ho anche un mio modo di pregare», rivela poi l’artista.
Come prega Luciano Ligabue? Lo spiega lui stesso: «Dicendo grazie, che è una forma di preghiera. La gratitudine a me fa bene e la consiglio a tutti. Spesso ce ne dimentichiamo e diamo per scontate molte cose: la salute, il lavoro, le persone che ci vogliono bene. L’anno scorso ci ho scritto pure una canzone: Non cambierei questa vita per nessun’altra. A suo modo, una preghiera».
Verso la fine dell’intervista non manca un ricordo dell’incontro del 23 giugno con papa Francesco, insieme a altri 200 artisti italiani che il pontefice ha voluto incontrare nella Cappella Sistina. «Quando ho ricevuto l’invito ho fatto di tutto per non mancare. Il Papa incarna molti di quei valori in cui credo. Ho conservato la copia del suo discorso».