Il 29 marzo di quest’anno il quotidiano “la Repubblica” ha reso noti gli esiti dell’ultimo colloquio informale tra papa Francesco e il fondatore dello stesso giornale, il noto giornalista Eugenio Scalfari, su un tema tanto importante quanto “perennemente scottante”: l’Inferno esiste o no?
L’attenzione della stampa è stata giustamente catturata da alcuni passaggi problematici della lunga conversazione, relativi all’esistenza dell’inferno e all’immortalità dell’anima.
Alcune premesse: questi colloqui sono nati su iniziativa del pontefice, che dal 2013 ha chiesto ad uno stupefatto Scalfari di incontrarlo a s. Marta. Stiamo parlando dello stesso Scalfari dichiaratamente ateo e anticlericale se non apertamente anticattolico, direttore di un giornale che è stato da sempre un fiero avversario di tutte le posizioni cattoliche in tema di bioetica e non solo. Il papa chiama lui ma, sin dall’inizio, piovono smentite: nella prima intervista, pubblicata l’1 ottobre 2013, il pontefice ebbe a dichiarare che gli atei devono “seguire la propria coscienza” perché in essa c’è naturalmente il bene (anche in quella di Hitler o Stalin?)1. Letto per ben due volte dall’assistente pontificio Xuareb, il testo è approvato e inserito nel sito ufficiale del Vaticano per poi essere prontamente rimosso. A questa prima uscita il pontefice, incurante del primo “incidente di percorso”, ne fa seguire altre, tutte condite da frasi memorabili, tipo: “Io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio”. Non capiamo il bisogno da parte del successore di Pietro di specificare questo aspetto, comunque… va bene così. Seguono poi osservazioni sulla possibilità di far partecipare i divorziati risposati all’Eucaristia (Repubblica, 1/11/2015).
Alcune precisazioni: tutti questi colloqui hanno la struttura di una conversazione informale, in cui Scalfari come sua abitudine consolidata non prende appunti né registra le parole dell’intervistato ma, avvalendosi delle sue indubbie qualità di “professionista della parola” si affida al proprio intuito per ricostruire il testo del virgolettato. E’ evidente poi che il testo finale ha poi una supervisione preventiva vaticana, come conferma quanto verificatosi nell’ottobre 2013. È comunque difficile pensare ad una ricostruzione completamente opposta a quanto ascoltato.
Chiarite le premesse, veniamo a quanto pubblicato il 29 marzo 2018, giorno di giovedì santo. Nel suo ultimo incontro con il 93enne Scalfari il pontefice avrebbe fra l’altro pronunciato le testuali parole: “[le anime] che non si pentono e non possono essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”. A considerazioni del genere, del tutto eretiche, che radono al suolo duemila anni di tradizione cattolica e vanno di fatto a colpire alcuni aspetti essenziali delle parole di Gesù, arriva pronta e immancabile la precisazione vaticana (perché di questo si tratta e non di una vera e propria smentita): in sostanza dalla Santa Sede fanno sapere che il virgolettato attribuito al pontefice non corrisponde alle parole testuali pronunciate dal pontefice. Una “smentita” da più parti riconosciuta come molto, troppo delicata, soprattutto visto il tema affrontato. Ma a questo atto non è seguita a tutt’oggi nessuna precisazione, nessun commento in merito da parte del pontefice. Nulla. Dalle parti del quotidiano non c’è stata alcuna replica alla precisazione vaticana, né – peggio – una pubblicazione della stessa: fatto quest’ultimo paradossale nel giornale che più di ogni altro ha dichiarato guerra alle “fake news”… Anzi ad essere precisi qualcosa lo hanno fatto, ed è stato licenziare il matematico Piergiorgio Odifreddi che da un suo spazio legato allo stesso quotidiano accusava Scalfari di inventare per l’appunto notizie false… In effetti, le reazioni allo scoop e alla successiva ritrattazione sono state almeno in Italia di due tipi: da un lato, soprattutto da parte di siti indifferenti alla religione (i vari siti antibufale) se non atei (come appunto Odifreddi) o atei devoti (vedi il Foglio) hanno minimizzato, tacciando curiosamente non tanto Scalfari di scarsa professionalità, quanto piuttosto “certi cattolici” di non aspettare altro che l’occasione adatta di dare addosso al papa.
In altri ambienti invece la cosa è stata presa molto più sul serio, come attestano gli interventi (fra gli altri) di Sandro Magister, il più autorevole dei vaticanisti italiani (e non solo lui, si vedano gli interventi in merito di altri suoi prestigiosi colleghi come Aldo Maria Valli e di Marco Tosatti), nonché del celebre scrittore Antonio Socci. In questo caso sotto esame non sta la ricostruzione fatta dall’intervistatore, ma ben altro e cioè se queste uscite estemporanee del pontefice obbediscono ad una strategia e se sì quale
In questa sede mi limito a considerare che è molto difficile pensare che il pontefice continui a intrattenere questo tipo di rapporti con un giornalista che travisa continuamente le sue dichiarazioni; così come mi sembra alquanto complicato credere che questi articoli non vengano letti da nessuno in Vaticano prima della loro pubblicazione; infine, è anche quantomeno ambiguo l’atteggiamento dello stesso quotidiano, che né dà spazio né controbatte alla smentita vaticana.
Più in generale penso che in un’epoca come la nostra, segnata da una secolarizzazione dirompente e da un crollo di fedeli e vocazioni, tutto serve meno che la rincorsa estenuante di tutto ciò che “moderno”, “alla moda” a dispetto di quello che è il dato rivelato. Tornando ai fondamenti, è infatti Gesù a parlare ripetutamente dell’inferno (i continui riferimenti alla Geenna, così come la parabola di Lazzaro e del ricco epulone) così come parla spesso del diavolo, ed è sempre Gesù a compiere esorcismi. Infine, dovrebbe bastare l’esperienza delle chiese protestanti, sempre più divise e senza seguito, a far capire la fine che fanno i cristiani quando cercano di piegare la Parola allo spirito dei tempi.
note
1 “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.
Alessandro Laudadio
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